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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

Iva, l’Ue dà per scontato l’aumento nel 2016. Parlando dell’inflazione italiana, Bruxelles la stima allo 0,2% contro la precedente previsione di febbraio che la fissava allo 0,6%. Nel 2016 invece i prezzi medi balzeranno dell’1,8%, questo tenendo conto di un aumento nei prezzi delle importazioni e della stretta sull’Iva prevista dalla clausola di salvaguardia per i conti 2016

A leggere le motivazioni con cui Bruxelles conferma le previsioni di crescita del nostro Paese al +0,6% nel 2015 e aumenta dello 0,1% quelle del 2016 al +1,4%, si rimane sconcertati in due passaggi. Il primo riguarda ciò che sta alla base del mini-rimbalzo del Pil, tra i più bassi dell’area euro, tanto che la media europea doppia il nostro: non le riforme, ma sono «fattori esterni positivi» all’Italia che permetteranno quest’anno di chiudere i conti con il segno più. Tra questi, oltre a una più generale ripresa dell’area europea, c’è la potente spinta delle nostre esportazioni in area extra-Ue, dovuta all’indebolimento dell’euro. È dunque grazie al piano di quantitative easing della Bce che, diluendo il valore della moneta unica rispetto alle principali valute mondiali, dollaro in testa, possiamo sperare di stuccare in qualche modo il bilancio 2015. Il secondo passaggio riguarda il temutissimo aumento dell’Iva. L’Ue, in pratica, lo dà per scontato. Parlando dell’inflazione italiana, Bruxelles la stima allo 0,2% contro la precedente previsione di febbraio che la fissava allo 0,6%. Nel 2016 invece i prezzi medi balzeranno dell’1,8%, tre decimi in più di quanto indicato tre mesi fa. Questo, come scrive l’agenzia Reuters, tenendo conto di un aumento nei prezzi delle importazioni e della stretta sull’Iva prevista dalla clausola di salvaguardia per i conti 2016. I tagli previsti dalla spending review non stanno dando i risultati sperati e la recente sentenza della Consulta che cancella il tetto sulle rivalutazioni delle pensioni rischia di appesantire di circa tredici miliardi il conto economico dell’Italia. Così, a meno di altri stratagemmi (come si legge nel box sulle pensioni nella pagina qui a fianco), l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto sembra cosa fatta. Con una pesante conseguenza sui consumi, ancora ben lontani da un accettabile rimbalzo. Come dimostra il fatto che il gettito Iva nei primi tre mesi dell’anno risulta in calo del 2,4% (-501 milioni di euro) per effetto della flessione di entrambe le componenti relative agli scambi interni (-2,8% pari a -497 milioni di euro) e alle importazioni (-0,8% pari a -24 milioni di euro). All’Europa l’ottimismo non basta, contano i fatti. E questi parlano di un debito pubblico ancora in aumento al 133,1% nel 2015 «nonostante le privatizzazioni in atto che valgono circa lo 0,5% del Pil», per poi ridimensionarsi al 130,6% nel 2015. «Sappiamo che le autorità italiane stanno valutando la sentenza della Corte Costituzionale e questo può certo avere un impatto in termini di finanze pubbliche» si limita a commentare il responsabile agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici.