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 2015  maggio 05 Martedì calendario

Il triste tramonto di Le Pen, imbavagliato dalla figlia, raccontato con le parole della ex moglie, colei che per sberleffo a Jean Marie, dopo il divorzio posò seminuda per Playboy: «Era un razzista e un attaccabrighe ogni volta che uscivamo insieme finiva per prendere a pugni qualcuno. Il suo sogno? Era l’Eliseo. Se lo realizzasse? Io lascerei la Francia»

È il 25 luglio di Jean-Marie Le Pen. Il Gran Consiglio del Font National, presieduto dalla figlia Marine, ha sospeso dal partito il vecchio patriarca e duce della Francia fascista. Entro tre mesi l’assemblea dei militanti voterà per togliergli la carica di presidente d’onore. Lui se n’è uscito con un sorriso amaro: «La politica è come la boxe». Si danno e si prendono. Ma in questo match a lui non resta che un sussulto di ironia: «Non è Freud che consigliava di uccidere il padre?».
Siamo all’epilogo di una storia politica che è stata e tuttora è una storia famigliare.
E in questi ultimi giorni il crescendo è stato spettacolare. Canal Plus ha rilanciato un’intervista di Karl Zero – una specie di «iena» della tv francese – a Pierrette Lalanne, la mamma di Marine, la donna che per sberleffo al marito e all’intera famiglia l’anno dopo il divorzio (1986) posò seminuda per Playboy. L’intervista, realizzata nel ’98, era passata praticamente inosservata perché allora Le Pen non era che un pezzo folkloristico della Francia politica. Ora invece sentire la mamma di Marine, e cioè della donna che guida il primo partito di Francia, raccontare che il marito aveva proibito alla figlia di assistere alle trasmissioni tv che parlavano di Olocausto ha tutto un altro senso. Era antisemita? «Ma certo, sempre, razzista e “bagarreur”, attaccabrighe, quasi ogni volta che uscivamo insieme finiva a pugni con qualcuno». Il suo sogno? «Essere riconosciuto, avrebbe fatto qualunque cosa per essere ricevuto da Chirac, voleva arrivare all’Eliseo». E se venisse eletto davvero Presidente, lei cosa farebbe? «Lascerei la Francia».
Il «bagarreur» non si è smentito. Nell’ultimo mese ha rivalutato il maresciallo Pétain e la Francia collaborazionista. Venerdì scorso altro show al tradizionale défilé del Primo maggio frontista (non ha niente a che vedere con la festa dei lavoratori) che si snoda su rue de Rivoli in uno sventolare di gagliardetti e bandiere tricolori fino alla statua d’oro di Giovanna d’Arco e si chiude all’Opéra con il comizio. Marine stava per cominciare a parlare, quando imprevisto e inatteso è comparso lui, davanti alla figlia, e senza guardarla, avvolto in un improbabile cappottino rosso, rivolto alla folla ha fatto il suo saluto: braccia larghe, pugni chiusi, faccia digrignante. Strappato l’applauso, è sceso, sempre senza degnare di un solo sguardo la figlia che ieri ha definito tutto questo «un deliberato gesto di disprezzo nei miei confronti». Non abbiamo reazioni del padre, ma possiamo tenere per buono un suo recente giudizio: «È una piccola borghese». 
Gli insulti alle femen
A tutti il gesto di Jean-Marie è parso piuttosto patetico, reso ancora poi più grottesco dal fatto che subito dopo, quando Marine cercava finalmente di parlare, dal balcone di un hotel che dava proprio sul palco, sono comparse tre femen (una di colore) a seno nudo con il braccio levato nel saluto nazista: «Heil, Le Pen!». Tre marcantoni del servizio d’ordine sono piombati sulle sventurate, sradicandole letteralmente in un tripudio di urla dei militanti frontisti delle quali una delle più gentili, e riferibili, era: «Puttana negra, vieni qui che ti sfondiamo...».
Tutto questo dovrebbe logicamente ricondurre la dimensione del Front National al folklore, se non fosse che da un anno è di fatto il primo partito di Francia e solo l’alleanza con i centristi ha consentito a Sarkozy di truccare il consenso alla sua Ump nelle ultime elezioni dipartimentali elevandolo oltre la soglia del Front. Ma le cose sono più complicate, sia per Sarkò sia per Marine che in questo tragicomico epilogo famigliare sta tentando di ripulire definitivamente l’immagine del partito paterno. Il paradosso è che mentre lei sta «de-lepenizzando» il Front, Sarkozy ha già ampiamente «lepenizzato» il suo, arrivando persino a legittimare Putin (finanziatore e supporter di Marine) nell’annessione della Crimea. La battaglia è serrata e appena cominciata. Intanto Marine, il primo maggio, ha rimesso la maschera feroce sugli immigrati prendendosela con i disgraziati boatpeople che naufragano nel canale di Sicilia: «Quanti terroristi si nascondono su quei barconi?» Chi l’aveva frettolosamente accreditata di moderazione, è servito.