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 2015  maggio 05 Martedì calendario

Expo, «sui numeri abbiamo vinto noi. Adesso però pensiamo ai contenuti». A 4 giorni dall’inaugurazione, parla Giuseppe Sala: «Abbiamo venduto 11 milioni di biglietti, il 40 per cento dei 24 milioni che ci servono per il pareggio di bilancio». Poi ammette che il padiglione Italia è ancora in ritardo, che i cluster sono ancora in fase di rodaggio, ma rassicura sul fatto che il programma di dibattiti e convegni sarà presto pubblicato perché ricorda che «questa non è una sagra del cibo»

La stanza sa di appena imbiancato, ci sono scatoloni ovunque e l’arredo è, diciamo così, molto essenziale. Nella corsa per finire Expo non si poteva perdere tempo per allestire gli uffici. Questo, ampio e all’interno dell’Expo Center all’ingresso est del sito, è quello del commissario generale Giuseppe Sala che, tra una inaugurazione, una telefonata, una riunione di lavoro e un incontro, si lascia andare: «Sui numeri abbiamo vinto noi. Adesso però pensiamo ai contenuti».
Si sta sfogando?
«Beh, diciamo che prima dell’inizio di Expo il partito degli scettici si era rafforzato. Io avevo garantito due cose: che avremmo finito e che sarebbe stata un’Expo per le famiglie. E poi abbiamo venduto 11 milioni di biglietti, il 40 per cento dei 24 milioni che ci servono per il pareggio di bilancio».
Quanti ingressi in questi primi giorni?
«Non diamo numeri perché nelle manifestazioni di questo tipo ci sono molte variabili e poi si aprono polemiche sul nulla. Si correrebbe il rischio di esaltarsi o deprimersi mentre io voglio che il mio team rimanga concentrato sulle cose da fare. In ogni caso il segretario del Bureau international des espositions, Vicente Loscertales, mi ripete che solitamente prima dell’apertura si vende non più del 10 per cento del totale previsto. Noi siamo al 40 e quindi sono tranquillo».
Lei aveva detto che tutto sarebbe stato pronto. Però qualche problema esiste: i cluster, ad esempio?
«Di sicuro adesso dobbiamo mettere a punto la macchina e credo serviranno ancora dieci giorni di rodaggio. Abbiamo aperto il tema dei cluster, ci sono altre finiture e pulizie di cantiere da completare».
C’è anche lo spazio di Confindustria che ammette di essere al 3 per cento dei lavori.
«Non era un segreto che sul Padiglione Italia ci fossero enormi ritardi. Abbiamo però risolto moltissimo, forse più di quanto non ci aspettassimo».
Altra criticità sono i prezzi troppo cari per mangiare. Non è una contraddizione rispetto al tema di Expo?
«Stiamo verificando padiglione per padiglione e spazio per spazio. Non possiamo imporre nulla, di certo alla fine della ricognizione consiglieremo di tenere i prezzi a un livello accettabile anche perché non conviene agli operatori e rischia di confondere i visitatori rispetto al tema».
Questa Expo non pare un po’ un grande luna park?
«Ho detto all’inizio che dobbiamo lavorare sui contenuti. Dalla prossima settimana dobbiamo avere un programma chiaro di tutti gli incontri, i dibattiti e i convegni, a cui daremo la massima visibilità».
Bastano i convegni per dare senso all’Expo?
«Non solo quelli, ovvio. Ad esempio sentiamo la mancanza di guide che accompagnino i visitatori, perché il racconto di quello che vedi, dentro e fuori dai padiglioni, cambia totalmente se hai qualcuno che ti spiega. E ne stiamo parlando anche con i Paesi espositori».
L’ex sindaco Moratti sostiene si sia perso lo spirito iniziale di Expo e si parli di alimentazione che è cosa diversa da nutrizione. Risposta?
«Questa non è una sagra del cibo e ho detto che insisteremo sui contenuti. I contributi di tutti sono ben accetti e di sicuro verranno recuperati alcuni progetti di cooperazione internazionale di cui stiamo parlando con la Farnesina».
Una critica che l’ha infastidita?
«Quella dell’Expo insicuro. Questo è un posto per le famiglie. Ci sono i militari, come presenza discreta e ci sono i controlli».
Le violenze del Primo maggio?
«È stato un fatto drammatico che però non può oscurare non solo il successo dell’apertura di Expo, ma anche il momento magico che sta vivendo Milano, con anche l’apertura di due musei, quelli di Armani e della Fondazione Prada».
Un ospite che spera di avere qui?
«Michelle Obama».
Ma verrà?
«Stiamo lavorando perché sia presente durante le due settimane di luglio dedicate alle donne di Women for expo».
Altre sorprese?
«Domani (oggi, ndr ) Giovanni Allevi, poi Sophia Loren. Presto avremo anche lo sceicco del Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktum».
Chi ringrazia per questa Expo?
«Ho già citato il presidente Napolitano, ripeto il mio grazie agli operai: ho 57 anni e faccio il manager da tanto tempo ma non ero mai stato a capo di un cantiere, non sapevo cosa significasse lavorare di notte, col freddo, con la pioggia, mentre intorno tutti dicono non ce la farai. Questi uomini sono stati straordinari. E aggiungerei un grazie al ministro Maurizio Martina».
Sente il premier Renzi?
«In realtà comunichiamo soprattutto via sms. Non abbiamo bisogno di grandi parole, credo si fidi di me».