Corriere della Sera, 4 maggio 2015
Tutti parlano di Kate, della bambina di 3 chili e 700, ancora senza nome, ma nessuno pensa a Williams, che resta un’ombra sullo sfondo dei racconti di corte. Eppure, come un padre comune in jeans e golfino blu, è lui a non sbagliare nulla, usando anche il codice della normalità
Santa e benedetta sia la nuova principessa. Per i Windsor. Per il popolo adorante. E per l’economia. Perché è bello parlare di storia e di tradizioni, perché è bello dilettarsi con qualche pettegolezzo sulla corona ma poi è anche necessario fare qualche conto.
La monarchia per i britannici non soltanto è l’istituzione da rispettare. E non è soltanto il pozzo inesauribile di notizie per le cronache rosa. È pure una fonte importante di reddito per l’industria e per il turismo. Ogni evento che sfiora e coinvolge «the Firm», la Ditta (i Windsor) è una cuccagna. E a maggior ragione ora che c’è la bambina. La volevano e l’aspettavano tutti.
Il professor Joshua Banfield, direttore del «Centre for Retail Research», una società che monitora il mercato al dettaglio, ha calcolato quale nuovo «tesoro» si ritrovino in mano Elisabetta e discendenti, come pure milioni di sudditi: solo la nascita di «Baby Cambridge numero due» vale nell’immediato 80 milioni di sterline (108 milioni di euro), in gadget, souvenir, cartoline, cibo, torte, pasticcini, vino. È una discreta somma. Ma il bello deve venire: nei prossimi dieci anni la principessa genererà un giro d’affari pari a un miliardo di sterline (1 miliardo e 300 milioni di euro). Tazze, piatti, vestiti, cibi e mille altre cose da piazzare nei negozi e nei grandi magazzini su autorizzazione di sua maestà. L’ultima arrivata è un brand che regala contante fresco alle casse del Regno. Una volta che sarà sciolto il segreto del nome l’onda partirà.
Nell’attesa (Diana che sia o non sia), a godersi la piccola di 3 chili e 7 nella sua seconda giornata di vita sono stati il nonno Carlo con Camilla e i nonni Middleton, con Pippa e fratello al seguito, in processione a Kensington Palace. La regina è rimasta invece nella tenuta di Sandringham dove avverrà presto, in settimana, l’incontro ravvicinato con la pronipote. Gloria e inni per Kate, «eroina» che in 12 ore ha partorito ed è tornata a casa fresca e sorridente. E poche parole per William. Kate è una calamita. William resta un’ombra sullo sfondo dei racconti di corte.
Eppure, i Windsor trionfanti e popolarissimi molto lo devono a questo futuro re che ha scelto uno stile discreto e lontano dalla pomposità di Buckingham Palace. Nel modo di comunicare ricorda a volte la mamma, Lady D: sarà perché lo consigliano a dovere, sarà per quel suo sguardo che conserva traccia del dramma di famiglia, sarà perché ha capito che qualche iniezione di umiltà non inquina la storia della monarchia e anzi la rinvigorisce, William ha imparato a usare il codice della semplicità.
Certo può permettersi il lusso, però lontano da Londra si sta addestrando come elicotterista di soccorso che sarà la sua occupazione ufficiale. E si dice che sia un padre attento e presente. Cosa che non fu di Filippo con Carlo e di Carlo con William e Harry. Forse gli ha giovato la cura Kate. O forse è viceversa. Chissà. Nel giorno in cui è nata la principessa di Cambridge ha portato il piccolo George in ospedale. In braccio. E gli ha sussurrato di salutare la folla. Come un padre comune in jeans e golfino blu. Il galateo non prevedeva uno «strappo» del genere. Piccoli gesti del più «normale» fra i Windsor.