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 2015  maggio 01 Venerdì calendario

Per ogni assegno da 1.500 euro i pensionati ne hanno persi 60

Quanto vale per un pensionato italiano la sentenza della Corte costituzionale? Il governo non ha ancora deciso in che forma saranno rimborsati i mancati aumenti arretrati, che potrebbero arrivare anche non tutti insieme (in passato in situazioni simili si era addirittura fatto ricorso al pagamento in titoli di Stato). Ma il punto è che in ogni caso la rivalutazione a suo tempo negata dovrà essere ripristinata sull’importo attuale dell’assegno pensionistico, che quindi si porterà dietro l’incremento anche per gli anni successivi.
INFLAZIONE ALTA
Sono cifre tutt’altro che trascurabili. Oggi l’inflazione è vicina allo zero ed infatti la perequazione per il 2015 è risultata minima o addirittura nulla: ma per i due anni in questione, 2012 e 2013, si applicano invece tassi di tutto rispetto, rispettivamente il 2,7 e il 3 per cento. Quindi una pensione di 1.500 euro lordi al mese dell’epoca, non altissima ma abbastanza elevata da incappare nella tagliola, avrebbe dovuto crescere a 1.541 nel 2012 e a 1.587 nel 2013 con un miglioramento – a suo tempo non riconosciuto – di 87 euro al mese. Questi importi sono però sottoposti ad Irpef progressiva, per cui il beneficio netto si riduce, sempre sui due anni, a circa 60 euro al mese, un po’ meno di 800 euro l’anno considerando 13 mensilità. Questo è l’aumento strutturale che dovrebbe essere ripristinato in seguito al pronunciamento dei giudici costituzionali. Se invece si vuole ragionare sul mancato rimborso complessivo per il 2012 e il 2013, la somma si avvicinerebbe ai 1.500 euro, visto che nel primo anno il miglioramento è meno consistente e pari a poco meno della metà di quello complessivo.
LE NORME PRECEDENTI
Per importi pensionistici maggiori il mancato aumento è stato naturalmente più consistente e dunque più significative dovrebbero essere le cifre riconosciute ora: tenendo presente però che già le norme precedenti all’intervento del governo Monti prevedevano una progressiva decurtazione degli aumenti al crescere della pensione e dunque il recupero non sarebbe stato in ogni caso totale.
Ora dunque la palla è al governo che dovrà decidere le proprie mosse in una situazione dei conti pubblici già problematica, per le necessità di scongiurare gli aumenti dell’Iva fissati al 2016.