la Repubblica, 1 maggio 2015
Berlusconi sta liquidando il patrimonio e Forza Italia trema: «E se smantella anche noi?». Il primo campanello d’allarme serio lo hanno sentito suonare mercoledì sera, quando a Palazzo Grazioli è stato riunito sotto la guida di Mariarosaria Rossi
La paura striscia tra i capannelli forzisti in Transatlantico, si impossessa dei loro banchi, altro che Italicum, tra i deputati non si parla d’altro, in queste ore. Stesso clima al Senato. E se Silvio Berlusconi con la “liquidazione” del patrimonio smantellasse anche Forza Italia? E se si fosse stancato della politica (ormai non più necessaria a tutelare gli interessi), oltre che del vecchio e litigioso partito? Il primo campanello d’allarme serio lo hanno sentito suonare mercoledì sera, quando a Palazzo Grazioli è stato riunito sotto la guida di Mariarosaria Rossi l’Ufficio di presidenza per il via libera definitivo alle candidature nelle sette regioni, per la prima volta in assenza del padrone di casa (chiuso ad Arcore con Mr Bee per il Milan). Ieri a Montecitorio poi il caos nel gruppo: in mattinata deputati di Forza Italia chiamati da Brunetta a votare no alla seconda fiducia, nel pomeriggio a disertare invece la terza, causa la fuga anzitempo di buona parte dei parlamentari. Sul voto del 31 maggio Berlusconi poi scommette poco o nulla, i sondaggi di questi giorni gli hanno confermato i peggiori auspici e ancora fino a ieri non aveva programmato una sola uscita elettorale. Cosa accadrà allora dal primo giugno? «Silvio vuole lavorare per unire il centrodestra, federarlo, al più fare il padre nobile, una sorta di leader esterno», arringa Ignazio La Russa (FdI) rivolto ai preoccupati colleghi forzisti. Daniela Santanché, pronta a restare sempre e comunque accanto al leader, è tranchant:«L’unica cosa certa è che dal primo giugno non esisterà più Forza Italia». Il resto si capirà dopo. L’ex Cavaliere anche ieri è rimasto blindato ad Arcore, fin dal mattino con la figlia Barbara che spera di piazzare ai vertici anche del nuovo Milan, poi li hanno raggiunti anche Marina e Pier Silvio. Il momento è delicato. Nei pochi sprazzi di riflessione politica, Berlusconi accenna al progetto dei “Repubblicani” che prenderà corpo appunto da giugno, partito leggero all’americana, da contrapporre ai Democratici di Renzi. Addio a Forza Italia, ai suoi debiti ma soprattutto alle sue faide e alle imminenti scissioni. Ieri è fallita l’ultima trattativa a Bari per far rientrare la fronda di Raffaele Fitto, che correrà col suo Schittulli contro Fi e la Poli Bortone. «Lasciare il partito? Vedremo gli sviluppi della situazione – attacca l’eurodeputato – Berlusconi sarà responsabile della sconfitta». I pretoriani del capo sperano ancora. «Lo smantellamento è quel che molti miei colleghi temono, io penso che invece il capo si stia preparando al meglio alla battaglia finale fra tre anni», racconta la sempre fiduciosa Michaela Biancofiore. Certo, lo strumento Fi è superato: «Io gli ho suggerito la formula delle fondazioni, anche una decina per far rinascere il centrodestra sotto la sua guida». E il personaggio, per dirla col senatore Augusto Minzolini, «è imprevedibile: ma penso che se avesse voluto mollare, non avrebbe rotto sull’Italicum con Renzi, ora attendiamo per la verifica il ritorno della riforma del Senato in aula, lì si capiranno le reali intenzioni».