La Stampa, 1 maggio 2015
Italicum, Renzi incassa altre due fiducie e ora si aspetta il voto finale di lunedì. La prima passa in mattinata con 350 voti a favore e 193 contro, nella seconda i sì scendono a 342, mentre i no sono solo 15 perché le opposizioni disertano l’urna. Ettore Rosato facente funzioni di capogruppo del Pd: «Un Aventino fatto per mascherare che molti di loro se ne erano già andati a casa per il ponte del primo maggio»
Il governo incassa altre due fiducie sulla legge elettorale, che arriva così a un passo dall’approvazione: il voto finale sarà lunedì sera. «Fino a oggi sono soddisfatta della risposta compatta della maggioranza», saluta il risultato la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi.
Aventino delle opposizioni
La prima fiducia passa in mattinata con 350 voti a favore e 193 contro; nessun brivido nemmeno nel pomeriggio dove pure i sì scendono a 342, mentre i no sono solo 15 perché le opposizioni disertano l’urna. «Un Aventino fatto per mascherare che molti di loro se ne erano già andati a casa per il ponte del primo maggio», insinua velenoso il facente funzioni di capogruppo del Pd, Ettore Rosato; «sono partiti con 352 voti e finiti con 342: chi è che ha fatto il ponte?», ribatte Scotto. Si confermano i 38 dissidenti del giorno prima, tra cui Bersani, Letta, Bindi, Cuperlo, Speranza. Vota invece la fiducia la ex grillina Gessica Rostellato, entrata ieri nel Pd: saputo della sua scelta, l’ha chiamata Renzi in persona, «Benvenuta nella squadra».
Voto segreto o palese?
Ora la partita si sposta a lunedì. Le opposizioni di Sel, Lega, Fi e M5S stanno ragionando su come comportarsi per marcare il proprio dissenso. Magari andrà in scena un altro Aventino: una delle ipotesi circolate in Fi è quella di richiedere il voto segreto, e poi uscire tutti, lasciando il Pd a votarsi da solo la legge. Ma non è ancora deciso niente: la speranza sarebbe quella di far mancare il numero legale, «ma ci sono possibilità di farcela praticamente nulle», ammette un dirigente di opposizione. Dovranno decidere il da farsi anche gli esponenti della minoranza Pd, ancora indecisi se votare contro o astenersi, probabilmente un po’ più numerosi dei 38 ribelli di ieri.
«Battaglia a viso aperto»
Ribelli che vengono bacchettati dalla Boschi a «Porta a porta»: «Un pezzetto della nostra minoranza, al posto di valorizzare le cose ottenute, ha insistito su singoli dettagli che potevano farci tornare al punto di partenza», qualcosa di inaccettabile perché «se il 90% del Pd vota la legge, il 10% non può mettere il veto». E a Bersani ricorda che Renzi «è leader non per grazia ricevuta» e che «in passato il nostro partito per avere i voti della Cgil non ha fatto le riforme necessarie». Anche se lancia un amo sulla riforma del Senato: «Vedremo quello che si può fare, quello che è impossibile fare è mettere in discussione i punti fermi». Ma ne ha anche per Fi, quando sottolinea che «non dipendiamo dai cambi di umore di Brunetta» (frase a cui lui risponde definendola «volubile» perché «le donne sono fatte così»: seguono attacchi dai renziani e pure la critica della forzista Ravetto) e ricorda che «qualcuno ha chiesto il voto segreto ma noi le battaglie le facciamo a viso aperto». La fiducia, dice, l’hanno messa «per una battaglia di libertà», per «ricucire un rapporto di credibilità e fiducia con i cittadini»: perché «se dopo 14 mesi di discussione non si arriva a niente, siamo uguali a quelli di prima».