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 2015  maggio 01 Venerdì calendario

Pier Silvio, il capoazienda. Ieri il figlio di Berlusconi è stato nominato amministratore delegato unico di Mediaset al posto di Giuliano Adreani (che resta consigliere e presidente di Pubblitalia). Ora si pensa alle alleanze con Sky e Vivendi

Investitura avvenuta. Da ieri Mediaset ha un timoniere unico di famiglia. Nella prima riunione del nuovo cda eletto a seguito dell’assemblea dei soci di mercoledì, come anticipato dal Sole 24 Ore Pier Silvio Berlusconi è stato nominato amministratore delegato, al posto di Giuliano Adreani che, oltre al suo ruolo di consigliere, rimarrà presidente della concessionaria Publitalia. Adreani è anche nel comitato esecutivo di cui, oltre al riconfermato presidente Mediaset Fedele Confalonieri e a Pier Silvio Berlusconi, fanno parte i consiglieri Gina Nieri e Marco Giordani. Sempre ad Adreani (che deteneva la delega sulla pubblicità, “pesante” visto che il capitolo che vale l’80% dei ricavi italiani del gruppo) è stato conferito l’incarico di «supportare – si legge in una nota – l’amministratore delegato di Mediaset nel posizionamento strategico del Gruppo nel mercato pubblicitario e nelle relazioni commerciali con i maggiori investitori».
Il dato chiave di questa due giorni in casa Mediaset sta però inevitabilmente nel consolidamento del ruolo di Pier Silvio Berlusconi come “capoazienda”. Non che ne fosse lontano e non da ora. Da aprile 2000 il 46enne secondogenito dell’ex premier ha ricoperto la carica di vicepresidente, rafforzata poi con un’estensione delle deleghe nel 2007. E guardando all’excursus è dalle mani dello stesso Pier Silvio che sono transitati capitoli chiave della vita di Mediaset negli ultimi anni. Si va dalla costituzione della pay tv Mediaset Premium, all’acquisizione di Endemol, all’acquisizione da Prisa della rete tv spagnola Cuatro, al processo di ristrutturazione aziendale (per fronteggiare la crisi) iniziato nel 2011: in tre anni sono stati tagliati costi strutturali per 700 milioni di euro.
Certo, non c’è stato nessun terremoto, ma scelte che più che altro testimonierebbero una continuità di gestione. Detto questo, il rafforzamento di Pier Silvio Berlusconi come ceo del gruppo è da leggere come una questione di rilievo, anche simbolico, al cospetto soprattutto dei mercati internazionali. Tanto più opportuna in un momento in cui il gruppo tv di Cologno è alle prese con un complicatissimo match giocato sul filo delle alleanze strategiche che coinvolgono vari attori (leggi Telecom, Sky, Vivendi). L’altroieri, al termine dell’assemblea dei soci, Pier Silvio Berlusconi aveva voluto esser chiaro nel dire che «il controllo di Mediaset non è in discussione». Parole che hanno certamente contribuito alla chiusura in negativo a Piazza Affari (-3,14%). Meglio invece è andata ieri, con un titolo non particolarmente reattivo (+1%), ma che resta ai massimi degli ultimi quattro anni (4,614 euro).
La partita sulle alleanze è comunque arrivata a uno snodo cruciale. Per quanto riguarda il gigante transalpino Vivendi di Vincent Bolloré, la società è reduce da una drastica ristrutturazione che ha visto significative cessioni, da Activision Blizzard nei videogiochi ad asset in Francia e Marocco. In portafoglio sono rimasti anzitutto due rami – la divisione musicale americana Vivendi Universal e la pay tv francese Canal Plus – e oltre 10 miliardi di capitali extra da poter investire. Non va dimenticato a questo punto l’intreccio che porta Vivendi nel capitale di Telecom Italia ricevendo da Telefonica azioni pari al 5,7% del capitale e all’8,3% dei diritti di voto dopo la vendita agli spagnoli, in Brasile, di Gvt. Dall’altra parte, sul versante Sky la creazione di un’unica entità (Sky Plc) per le attività di pay tv di Murdoch ha anche spinto qualcuno a pensare all’eventualità di futura vendita, con la quale finanziare magari l’assalto a Time Warner.
Per ora scenari. Certo è che, come dimostrano gli incontri fra le parti “in causa” (come nei giorni scorsi ad Arcore fra Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch, assieme ai rispettivi figli Pier Silvio e Lachlan), le possibilità che si giunga a qualcosa di concreto ci sarebbero. I rumors a questo punto vanno nelle più diverse direzioni. C’è chi scommetterebbe su un acquisto – o al limite ingresso – di Sky in Mediaset Premium. C’è chi invece punterebbe le sue fiches su Vivendi e su un suo possibile interesse sull’intera Mediaset o su Premium. La quale ha su di sè il peso di un investimento da 700 milioni in tre anni per i diritti della Champions. Ma per l’appunto ha la Champions da valorizzare insieme con altri contenuti pregiati. Contenuti e piattaforme. Le due parole chiave.