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 2015  maggio 01 Venerdì calendario

La Spagna cresce al ritmo più veloce dal 2007. Nei primi te mesi il Pil segna un +0,9 percento, superando le attese degli analisti con un +2,6% rispetto al primo trimestre del 2014

L’economia spagnola nei primi tre mesi dell’anno è cresciuta dello 0,9% rispetto alla fine del 2014, il ritmo più veloce degli ultimi sette anni, confermando di poter raggiungere nell’intero 2014 un aumento del Pil del 2,9%, l’obiettivo fissato dal governo di Madrid questa settimana.
Dopo la lunga recessione iniziata nel 2008, la Spagna sta consolidando la ripresa ormai da sette trimestri consecutivi: tra gennaio e marzo la progressione del Pil ha superato le attese degli analisti facendo segnare anche un +2,6% rispetto al primo trimestre del 2014.
«L’espansione dell’attività economica è stata favorita da significative riforme strutturali e si è rafforzata sfruttando fattori congiunturali, tra i quali il più significativo è il calo del prezzo del petrolio», dice Geoffrey Minne, economista di Ing.
I dati preliminari diffusi dall’Ine, l’Istituto di statistica spagnolo, non spiegano nel dettaglio il contributo dato dalle diverse componenti del Pil alla crescita; secondo le analisi di Bbva tuttavia «altri dati indicano che l’espansione di questo inizio anno è stata sostenuta dalla domanda interna e segnatamente dai consumi privati. Mentre l’apporto della domanda esterna è stato quasi nullo». E anche secondo Antonio Garcia Pascual, di Barclays, «i consumi privati, più in generale, la domanda interna continuano ad essere il motore principale di questa crescita» a loro volta favoriti, come dimostrano i dati sulla fiducia delle famiglie, dalle «prospettive di occupazione in miglioramento» e dalla diminuzione della pressione fiscale rispetto al 2014. Non trascurabile, soprattutto in prospettiva, la spinta data al Pil dalla spesa pubblica, tornata ad aumentare dopo anni di austerity, e dagli investimenti nel settore immobiliare che pian piano si stanno risvegliando.
«La ripresa si sta ora muovendo su un piano più alto, sostenuto anche da fattori esterni. La Spagna sta sfruttando in pieno le opportunità di questa fase economica, caratterizzata da bollette energetiche più basse e da un cambio dell’euro sul dollaro più favorevole», afferma Raj Badiani, economista di Ihs Global Insight.
E anche Rajoy, nell’anno elettorale che porterà al voto di autunno, cerca di trarre vantaggio e consensi dalla ripresa in atto: rivendicando i risultati delle riforme del suo governo, il premier conservatore ha appena rivisto le previsioni di crescita del Pil nel 2015, dal 2% al 2,9 per cento. E su questa base aggiornata si appresta a discutere giovedì il nuovo programma di stabilità con la Commissione europea.
Nonostante la crescita (più marcata rispetto a tutte le altre grandi economia dell’Eurozona), la Spagna continua tuttavia a convivere con un tasso di disoccupazione vicino al 24% e deve ancora risolvere l’emergenza sociale data da 5,4 milioni di cittadini senza un posto di lavoro. «Con l’economia che ha ormai svoltato, la prossima sfida – sottolinea Badiani – è assicurare che la ripresa si allarghi alla più ampia parte possibile di popolazione».