Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 28 Martedì calendario

Quel dossier Mediaset sul tavolo di Bolloré che fa girare la testa ai mercati la giornata in aumento. La società di Silvio Berlusconi ha chiuso la giornata in aumento dell’8,2 per cento

Una testata francese (la newsletter “Lettre de l’Expansion”) ha rilanciato ieri mattina l’ipotesi di un’imminente operazione del gruppo Vivendi su Mediaset e il mercato ha mostrato di crederci, spingendo al rialzo il titolo della società di Silvio Berlusconi, che ha chiuso la giornata in aumento dell’8,2 per cento.
Fonti vicine a Vincent Bolloré, che di Vivendi è largamente il primo azionista con il 14,5%, hanno però gettato acqua sul fuoco, spiegando che non c’è nulla di nuovo e che la situazione non è sostanzialmente cambiata rispetto alle settimane scorse.
Il dossier Mediaset è quindi sul tavolo dell’imprenditore bretone (come peraltro era già stato confermato un mese fa dal Sole 24 Ore), sono in corso riflessioni e contatti, ma non dovrebbero esserci novità a breve. Cioè non prima di alcune settimane. Forse entro l’estate, forse subito dopo. Si aspetterà insomma l’arrivo dei circa 5 miliardi provenienti dalla cessione della brasiliana Gvt a Telefonica, che andranno a ingrossare le casse del gruppo. Il quale disporrà, una volta chiuse definitivamente tutte le operazioni di vendita delle attività nelle telecomunicazioni, di circa 10 miliardi per realizzare le acquisizioni che nei piani di Bolloré dovranno fare di Vivendi «il leader europeo dei media e dei contenuti».
Allo stesso comitato strategico del 12 maggio – che sostanzialmente servirà a dare il via libera alla campagna acquisti – non dovrebbero essere sottoposti dossier precisi bensì le linee guida dello sviluppo strategico, incentrato su Francia, Italia e Nord Africa.
Certo il nostro Paese sarà in prima fila nelle mosse di Bolloré. Perché rappresenta un mercato che l’imprenditore bretone (secondo azionista di Mediobanca) conosce bene e delle cui potenzialità è convinto da tempo. Perché tra giugno e luglio Vivendi diventerà l’azionista di riferimento di Telecom Italia, con una partecipazione (8,3% in diritti di voto) che probabilmente è destinata a crescere, visto l’interesse che rappresenta quale distributore dei contenuti prodotti da Canal+ e Universal Music.
E perché, appunto, c’è lo scenario Mediaset. Non necessariamente per comprarla, ma per trovare comunque una forma di alleanza (sicuramente anche capitalistica, magari con uno scambio di partecipazioni) che consenta a Vivendi di costruirsi un secondo mercato interno forte dopo quello francese. Sul quale l’acquisizione dell’80% di Dailymotion (per 217 milioni) dovrebbe ben presto essere seguita – sempre secondo La lettre de l’Expansion – da quella della società di produzione e distribuzione cinematografica Europacorp (fondata e controllata dal regista Luc Besson), il cui titolo è salito ieri del 19,5 per cento.
Ma si tratta di operazioni di piccolo cabotaggio (Europacorp capitalizza 155 milioni), in attesa del colpo grosso. Che potrebbe appunto essere Mediaset.
Per avere una conferma, per sapere se davvero in cima alla lista che Bolloré ha sicuramente già in testa c’è la società di Berlusconi bisogna però aspettare ancora un po’. D’altronde lo stesso Bolloré, in occasione dell’assemblea dello scorso 17 aprile, ha chiesto tempo ai suoi azionisti, ricordando che «la ricerca di acquisizioni giuste al giusto prezzo non è facile in un settore al quale stanno guardando in molti». E il suo amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine ha insistito dicendo che per Vivendi «è l’inizio di un lungo viaggio» e che «Roma non si è fatta in un giorno».
Non c’è dubbio però che la scelta di Tarak Ben Ammar – consigliere di Mediobanca e di Telecom Italia e con ottimi rapporto con Berlusconi – per il consiglio di Vivendi è emblematica dell’interesse di Bolloré per l’Italia (sui due fronti Telecom e Mediaset).