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 2015  aprile 28 Martedì calendario

«Quest’anno crescita al 2,9%». La Spagna è ottimista, rialza le stime e riprende a marciare.. Nonostante il crollo dal 2011 i Popolari sono ancora primo partito fra il 21 e il 23 per cento, il Psoe si attesta fra il 19 e il 20, mentre Podemos, dopo aver sfiorato il 27, ora cala a vantaggio di Ciudadanos

La notizia è sorprendente: il governo Rajoy rivede al rialzo le sue previsioni di quattro decimali e stima che la Spagna quest’anno crescerà del 2,9 per cento. Si tratterebbe dell’aumento del Pil più alto della zona euro dopo l’Irlanda, quattro volte quello che spera di centrare l’Italia. Il condizionale è d’obbligo, perché il 24 maggio il leader del Partido Popular è atteso al test delle amministrative. «Il dubbio che sia mosso da eccesso di ottimismo c’è», spiega Francesco Manetto del Pais. Benché quattro spagnoli su dieci si dicano ancora indecisi, i sondaggi raccontano di una gara in cui quattro partiti si giocano la leadership e si dividono più o meno equamente l’80 per cento dei consensi: nonostante il crollo dal 2011 i Popolari sono ancora primo partito fra il 21 e il 23 per cento, il Psoe si attesta fra il 19 e il 20, mentre Podemos, dopo aver sfiorato il 27, ora cala a vantaggio di Ciudadanos, l’alternativa liberista a Pablo Igelsias. 
È però un fatto che l’economia iberica, dopo anni di crisi, ha ripreso a marciare. Sono ripartite la domanda interna e l’edilizia, il commercio estero è esploso: a febbraio ha esportato per 19,8 miliardi di euro, il dato più alto dal 1971, l’anno in cui l’Istituto di statistica data la sua prima serie storica. Il sistema bancario si è risanato, ed è notizia di questi giorni il negoziato con l’Unione europea per restituire in anticipo parte dei 41 miliardi di euro prestati per evitare nel 2012 il default degli istituti più grandi. Il rimborso avrebbe dovuto iniziare nel 2022, invece tre miliardi sono già tornati nelle casse dei creditori. Alla fine di quest’anno il tasso di disoccupazione sarà ancora altissimo – al 22,6 per cento – ma di due punti inferiore a quello del 2014 e scenderà di un altro punto e mezzo nel 2016. Se le stime non cambieranno, nel frattempo l’Italia avrà recuperato mezzo punto: dal 12,8 per cento dell’anno scorso al 12,3 del 2016. Per recuperare posizioni il governo Rajoy ha reso molto più flessibile il mercato del lavoro e ha accettato una forte svalutazione interna. Eppure il Fondo monetario calcola che nel 2017 e fino al 2020 il reddito pro capite degli spagnoli aumenterà superando del 3 per cento quello degli italiani. 
«Nel 2012 gli spagnoli non si vergognarono di chiedere aiuto all’Europa, hanno ristrutturato il sistema bancario e ora sono ripartiti», dice il neopresidente di Société Génerale Lorenzo Bini Smaghi. L’ex membro del board Bce torna con la memoria a quando il governo Monti evitò quella strada, obiettando che il Paese non ne avrebbe tratto vantaggio. Nonostante i tassi ai minimi storici, in Italia i prestiti delle banche alle imprese sono ancora in calo, e le sofferenze sono aumentate. «La finestra di opportunità si è chiusa. Ora che sono entrate in vigore le nuove regole dell’unione bancaria, per noi è complicato ottenere il sì ad una bad bank pubblica. E questo era noto». 
Oggi Rajoy se la prende con chi i soldi li ha avuto e li ha spesi male. «I nemici della ripresa spagnola sono due: l’instabilità politica e la Grecia. Laggiù le cose non stavano andando male, poi è cambiato il governo e ha deciso di dire no alle richieste dei creditori». L’ultimo outlook del Fondo monetario sta lì a certificare che il premier spagnolo dice la verità: per Atene si stima una crescita del 2,5 per cento quest’anno, del 3,7 il prossimo. Era la più alta di tutta la zona euro.