la Repubblica, 28 aprile 2015
Con l’internet delle cose Samsung cambierà la nostra quotidianità: «Il mondo degli elettrodomestici per la casa, a parte le televisioni, è rimasto fermo senza troppa innovazione per un secolo»
«Il primo oggetto a cambiare la nostra vita è stato il pc. Poi è arrivata lo smartphone. La prossima rivoluzione tecnologica è quella pronta a scoppiare tra le mura di casa». Bk Yoon, presidente e Ceo di Samsung Electronics, è sicuro: «Questione di tempo, poco, e “internet delle cose” cambierà la nostra quotidianità». Trasformando il modo in cui laviamo i piatti, lavoriamo in cucina, dormiamo e guardiamo la televisione e modificando il modo in cui i colossi dell’elettronica al consumo, come il gigante coreano, fanno affari, ricerca e profitti. «Il mondo degli elettrodomestici per la casa, a parte le televisioni, è rimasto fermo senza troppa innovazione per un secolo. E ora è pronto al salto culturale».
Come ha cambiato “internet delle cose” il vostro modo di fare impresa?
«Per noi la rivoluzione è già iniziata da tempo. Samsung investe il 7% del fatturato globale in ricerca e una parte importante va proprio in questa direzione. Entro il 2017 il 90% dei nostri prodotti sarà in grado di lavorare in maniera sinergica all’interno di un ambiente gestito da queste macchine “intelligenti”. Nel 2020 il 100%. Il lavoro è molto più sofisticato che produrre una tv o una lavatrice tradizionale. Faremo prodotti che dialogano tra loro grazie a sensori in grado di raccogliere i dati necessari e di elaborare la massa di informazioni che mettono assieme».
Ci faccia un esempio concreto di come questi nuovi prodotti cambieranno la nostra vita di tutti i giorni...
«Potremo avere sensori sotto il materasso che sapranno dirci quanto e come abbiamo dormito, terranno sotto controllo respirazione, battiti cardiaci e altri parametri sanitari. Non solo: saranno in grado di ordinare alla macchina del caffè di prepararci l’espresso appena ci svegliamo. Di accendere la tv sul nostro canale preferito quando apriamo gli occhi, di attivarci sul tablet o sullo smartphone in tempo reale situazione del tempo o del traffico. Vivremo in un ambiente fatto di macchine in grado di dialogare tra di loro conoscendo e anticipando le nostre necessità».
Le macchine alla fine sapranno tutto di noi, dalla dieta ai parametri fisici, dalle abitudini allo stato di salute. Non c’è un alto rischio per la privacy?
«No. I dati saranno raccolti solo per far funzionare il sistema integrato. Registrano i comportamenti, certo, ma servono solo a produrre e vendere i nostri prodotti. E per farlo serve in ogni caso l’autorizzazione del diretto interessato. Rimangono privati al 100%, non vengono sfruttati per nient’altro che per il circuito chiuso per cui lavorano».
Si tratterà di prodotti accessibili dal punto di vista del prezzo?
«Per forza. I prodotti di internet delle cose dovranno essere davvero alla portata di tutti anche dal punto di vista del costo. In caso contrario per un’azienda come la nostra sarebbero un flop».
Negli ultimi anni molte innovazioni hi-tech sono arrivate da piccole aziende e start-up. Come si muove in un ambiente in movimento così rapido la Samsung?
«Il vantaggio di essere un grande conglomerato è doppio. Abbiamo una capacità manifatturiera elevatissima. E possiamo mobilitare cifre importanti per la ricerca e lo sviluppo. Detto questo in momenti come questi bisogna avere la mentalità aperta, saper lavorare con tutti ed essere pronti a cogliere le opportunità quando si presentano. Anche con fusioni e acquisizioni. Nella realtà gestita con Internet delle cose i nostri prodotti dovranno essere in grado di parlare anche con cose fatte da altri».
Quando inizieranno davvero a entrare nella nostra quotidianità questi prodotti?
«Meno di quanto si pensi. A mio parere tra due o tre anni».