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 2015  aprile 27 Lunedì calendario

I recordman dell’emendamento approvato. Uno studio della start-up milanese Policy Brain delinea una classifica del potere nazionale: politici, spesso sconosciuti al grande pubblico, che a ogni correzione cambiano i destini di migliaia di italiani. Tra i maghi della modifica ci sono il forzista bellunese Piero Longo (nonché legale di Berlusconi), l’ex consigliere del Msi Marcello Taglialatela e poi l’ex ufficiale dei carabinieri grillino Danilo Toninelli

Se state cercando le persone che più contano in Italia, forse converrà dare un occhio all’elenco che segue. Mostra i deputati e senatori primatisti nella corsa a ostacoli più faticosa che c’è. Sono i parlamentari che portano a casa il maggior numero di correzioni alle leggi in esame. Sono i recordman dell’emendamento, i maghi della modifica, i profeti della mediazione vincente, in aula e soprattutto nell’oscuro lavoro delle commissioni.
Uno studio della start-up milanese “Policy Brain” delinea così un’inedita mappa del potere nazionale perché questi politici, spesso sconosciuti al grande pubblico, a ogni correzione spostano risorse importanti e cambiano i destini di migliaia di italiani. Lo studio si attarda sui parlamentari “vitali”, che hanno all’attivo almeno 50 emendamenti. E premia soprattutto chi, tra loro, non è mai stato relatore dei provvedimenti in esame. I relatori, è scontato, presentano gli emendamenti vincenti. Ben più dura è la vita di chi non ha ruoli formali.
In Forza Italia, il primato va al bellunese Piero Longo. Non proprio una “scartina”, dentro il partito, lui che è socio di punta dello studio Ghedini. Longo ha al suo attivo il 18,44% di emendamenti approvati. Molto disciplinato – in fondo è un ex ufficiale dei carabinieri – è anche il grillino Danilo Toninelli che vince tra i 5Stelle (con il 4% di sì). Anche lui giurista, Toninelli è nella Giunta per il regolamento e ha capito meglio di altri come zigzagare tra norme e consuetudini di Montecitorio.
Poi ci sono i politici di lungo corso, che si sono fatti le ossa in mille battaglie nei Comuni e nelle Regioni. Come Marcello Taglialatela, già consigliere con il Msi (a Napoli), poi assessore all’Urbanistica in Campania, più volte deputato. Porta a casa il maggior numero di emendamenti (più del 7%) per Fratelli d’Italia. Nella Lega svetta il monzese Paolo Grimoldi, fondatore del Movimento Giovani Padani, tre legislature sulle spalle. Per lui, il 2,87% di approvazioni. E corre molto veloce, nel Nuovo Centrodestra di Alfano, il siciliano Nino Minardo (assessore provinciale a Ragusa nel 2004, presidente del Consorzio Autostrade Siciliane nel 2007, deputato dal 2008). Guida la classifica del suo partito con il 21,33% di approvazioni.
Impressiona, nella galassia del Pd, la forza di Giacomo Portas – “Portas a Portas”, per gli amici – che vanta oltre il 54% di via libera. Portas non è organico al partito e guida una formazione cattolica (I Moderati) in Piemonte. Ma lui ha sempre fatto pesare i suoi voti (ad esempio nell’elezione del governatore Chiamparino) ed ora presiede una commissione poco visibile ma assai stuzzicante. Quella per la Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria.
L’indagine di “Policy Brain” – la start-up guidata da Luca Giacomel, 23 anni, una laurea in Bocconi, sei mesi a Google Irlanda – certifica che l’opposizione la fanno grillini e Lega. Sono loro a presentare il maggior numero di emendamenti tra aula e commissioni: il 37,6% e il 25,8%. Indietro è Sel (che ne deposita solo il 6,16%), ma anche Forza Italia che si ferma al 5,64%. Un indizio della crisi interna al movimento, un effetto forse dell’appoggio esterno assicurato per mesi al governo Renzi. E il Pd, invece? Il partito alla fine è stato fedele ai premier Letta e Renzi. Ma le tante correnti, spesso fredde con l’esecutivo, e le molte personalità forti si sono fatte sentire sui provvedimenti chiave della legislatura. Sulla riforma della Pubblica amministrazione, va al Pd il primato di emendamenti presentati e approvati (173). Record di approvazioni pd anche sul Jobs Act (36 tra Camera e Senato) e sulla delega fiscale al governo (49).