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 2015  aprile 27 Lunedì calendario

Il filo diretto tra Tsipras e la Merkel. La Cancelliera dice sì al dialogo per dare un’accelerata ai negoziati. Il calendario, del resto, è tiranno: in questi giorni la Grecia deve trovare 1,5 miliardi per pagare stipendi pubblici e pensioni

Alexis Tsipras chiama al telefono Angela Merkel e il numero uno dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem per dare un colpo di acceleratore ai negoziati tra la Grecia e i creditori. Il premier ellenico ha provato ieri a ricucire i rapporti con i creditori dopo il burrascoso vertice di Riga, garantendo l’impegno di Atene a mettere sul piatto immediatamente il piano di riforme. In cambio ha ottenuto l’ok a un vertice tecnico in vista di un summit vero e proprio del Brussels group programmato per mercoledì. Obiettivo: stringere i tempi per un’intesa che sblocchi gli aiuti consentendo al governo ellenico di evitare il default. Tsipras e Merkel hanno concordato di tenere un canale di dialogo diretto nei prossimi giorni per aiutare i negoziati.
Il calendario, del resto, è tiranno: in questi giorni la Grecia deve trovare 1,5 miliardi per pagare stipendi pubblici e pensioni.
Poi ci sono due prestiti da rimborsare al Fondo Monetario per un miliardo entro il 12 maggio. In mezzo l’incognita della Bce che potrebbe mettere nuovi paletti alle banche. I greci vogliono a grande maggioranza (il 72% secondo l’ultimo sondaggio Alco) restare nell’euro. Ma rimanerci davvero è sempre più difficile visto che Atene non ha ricevuto dai creditori un euro dallo scorso ottobre e – malgrado le casse vuote – continua a onorare il pagamento dei debiti.
La mediazione di Tsipras ha consentito forse di archiviare lo showdown uno (Yanis Varoufakis) contro tutti (gli altri 18 ministri delle Finanze Ue) dell’ultimo Eurogruppo.
L’economista di Syriza ha – almeno fino ad ora – la totale fiducia del partito. E anche ieri ha risposto ai suoi detrattori con il suo tradizionale understatement, una frase del presidente Usa Frank Delano Roosevelt: «Mi odiano tutti e io do il benvenuto al loro odio». «I creditori devono lasciarsi dietro la loro fissazione per il vecchio memorandum», ha detto in un’intervista. Colpevole, sostiene con più di una ragione, di aver rifilato alla Grecia una cura lacrime e sangue che alla fine ha messo ko il paziente. In cinque anni Atene ha bruciato il 25% del Pil e il 40% dei consumi, la disoccupazione è schizzata al 25% malgrado manovre correttive pari a circa un quarto del valore dell’economia nazionale (come se l’Italia facesse una finanziaria da 400 miliardi). La terapia, dice Varoufakis, va cambiata e «noi vogliamo collaborare a riscriverla, non tradurre le ricette imposte da Bruxelles». Peccato che il Brussels Group gli chieda di trangugiare l’ultima dose di quella medicina per sbloccare i 7,2 miliardi di aiuti concordati, dando un altro colpo di forbice alle pensioni e al costo del lavoro. I prossimi giorni saranno quelli in cui le due parti proveranno a capire fino a che punto possono spingersi con le concessioni. E a tirare le fila alla fine, come hanno già fatto ieri, saranno il premier ellenico e la cancelliera tedesca.