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 2015  aprile 24 Venerdì calendario

Scarcerato l’ex sindaco di Ischia. E l’inchiesta di Woodcock sulle coop vacilla. Ferrandino ai domiciliari. Ma c’è grande confusione su competenza territoriale e reati ipotizzati

I giudici del Riesame di Napoli hanno deciso che la posizione di Giosi Ferrandino, il sindaco Pd di Ischia arrestato nell’inchiesta sulla Cpl, è meno grave di quanto ipotizzato da pm e gip e ne hanno ordinato la scarcerazione. La decisione ha però lasciato perplessi molti. Soprattutto chi pensava che tutto il processo fosse ormai salpato per altri lidi, ovvero per Modena.
«Sulla competenza territoriale di questo processo» ragiona l’avvocato Gennaro Tortora, difensore, insieme con il professor Alfonso Furgiuele del primo cittadino ischitano, «posso dire che sino a quando non avremo letto le motivazioni non saremo in grado di decifrare il ragionamento fatto dal tribunale. Allo stato sappiamo solo che i giudici hanno notevolmente ridimensionato il reato ipotizzato per il nostro cliente». Vero. Quello che per il gip e un collegio del Riesame era corruzione “propria” (la promssa di un atto d’ufficio in cambio di mazzetta), per un altro collegio è diventata “impropria”. Non basta. I coindagati dello stesso reato in questo momento rischiano di essere giudicati in due tribunali diversi. «A questo punto la competenza è una questione giuridica al di fuori di ogni previsione» ammette Tortora.
L’unica cosa chiara è che l’inchiesta di Henry John Woodcock & c. è solida come una casa di bastoncini dello Shangai e, in questo modo, rischia di favorire anche chi ha commesso eventuali reati. Raramente giudici e avvocati avevano visto cambiare tanto rapidamente le carte in tavola. Per esempio l’ipotesi accusatoria iniziale (cristallizzata nell’ordinanza di custodia cautelare) contestava la corruzione per la gara relativa alla metanizzazione dell’isola di Ischia. «L’ordinanza si fondava su questo punto, ma noi abbiamo dimostrato che quella gara è stata assegnata nel 2005, quando sindaco era un altro» spiega Tortora. Per questo i pm hanno dovuto fare una rapidissima retromarcia e concentrarsi su altre e persino nuove accuse. A tempo di record gli inquirenti hanno scodellato altri interrogatori e informative. Per rendere più spaventosa l’associazione. Ma i giudici del Riesame non devono essersi particolarmente impressionati se hanno deciso di far uscire dal carcere il principale “corrotto”, il sindaco Ferrandino, oltre al fratello Massimo.
Ancora peggio è andata a Woodcock & c. per quanto riguarda la definizione della competenza territoriale. Per evitare che l’inchiesta traslocasse a Modena, gli inquirenti hanno scritto che in Emilia «la Cpl svolge semplicemente le sue ortodosse attività istituzionali legate alla sede legale e dove nessuna porzione anche minima di condotta criminosa rilevante per l’associazione (…) risulta parimenti consumata». In quest’ottica restano un mistero gaudioso le perquisizioni che lo stesso Woodocock ha ordinato proprio a Concordia, anche nell’ufficio dell’attuale presidente, Mauro Guarnieri. Il difensore di Roberto Casari, l’ex presidente della Cpl, è l’avvocato torinese Luigi Chiappero. Lo storico legale di Fiat e Juventus sembra stordito dallo spettacolo a cui ha assistito in questi giorni: «Sono fatti che si commentano da soli: come si può pensare che le persone possano rispettare le regole quando chi le deve applicare lo fa in questo modo?». Chiappero ha dubbi su tutto: «La competenza di chi sarà? Per alcuni giudici deve andare a Modena, mentre nel caso di Ferrandino sembra che sia rimasta a Napoli. Senza contare che per uno stesso fatto due collegi contestano reati diversi». Per il legale di Casali questa indagine si poteva tranquillamente portare a termine con gli indagati fuori dal carcere: «Ma purtroppo nel nostro sistema giudiziario, garantista solo nei principi, l’unico modo di ottenere la certezza della prova è la confessione». Anche l’avvocato di Francesco Simone, Michele Andreano, è costernato di fronte allo spettacolo offerto dal tribunale napoletano: «Il mio assistito ha ammesso tutti gli addebiti eppure resta in carcere, pur avendo interrotto i rapporti di consulenza con la Cpl nel dicembre scorso. Interruzione lavorativa che è valsa, invece, la scarcerazione per un altro indagato. La cosa che fa tremare i polsi è che si finisce in carcere come regola e che se confessi ci rimani di più perché pensano che tu possa raccontare altre cose. Ora con il problema della competenza e il rischio di corsi e ricorsi, chi è ancora in cella rischia di starci per mesi». Tuttavia, per gli indagati, una buona notizia c’è: con tutta questa confusione, anche chi fosse colpevole, rischia di farla franca, con l’aiuto della prescrizione. Dopo, però, dovrà accendere un cero a San John-naro (Woodcock).