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 2015  aprile 24 Venerdì calendario

Padre Graziano, il prete che ha ucciso l’amante. Secondo i pm, la vittima dell’uomo di Chiesa sarebbe Guerrina Piscaglia, 51 anni, scomparsa ad Arezzo: «Una delle tante di quell’harem che spaziava, senza troppo pudore, tra single e sposate e anche qualche prostituta. Prede che aveva immortalato in una stanza dei trofei virtuale sul computer con immagini osé tra le quali quella di una suora scatenata, come un’improbabile Salomè, in una danza dei sette veli»

«Lei è in arresto per omicidio volontario e soppressione di cadavere, ci segua per favore». Padre Graziano legge l’ordinanza. Poi alza gli occhi al cielo. «Prendo le mie cose» dice ai carabinieri che lo seguono lungo i corridoi del convento dell’antico e venerabile ordine dei Premostratensi in viale Giotto a Roma, quartiere Aventino.
È l’ultimo capitolo, forse, di un giallo: quello della scomparsa di Guerrina Piscaglia, 51 anni, casalinga, un marito cassintegrato (indagato per falsa testimonianza) e assente che bazzica bar e parrocchia con la stessa passione, un figlio disabile di 22 anni, un amore perduto (e forse un figlio in arrivo) per quel il prete che, come in un romanzo rosa e un po’ boccaccesco, aveva portato scompiglio nella piccola parrocchia di Ca’ Raffaello a Badia Tedalda, minuscola enclave aretina in provincia di Rimini, sugli appennini che separano Toscana e Romagna.
Padre Graziano per l’anagrafe civile è Gatrien Alabi, 45 anni, nazionalità congolese. Nella canonica di Ca’ Raffaello era arrivato un paio d’anni fa insieme ad altri tre sacerdoti suoi connazionali, Faustino, Gianbattista e Silvano, oggi tutti trasferiti all’estero. Qui, grazie a un fascino straordinario, aveva incantato tutti con parole e soprattutto opere. E ammaliato Guerrina, scomparsa il primo maggio del 2014 dopo una relazione con il prete. I due si erano scambiati più di 4 mila sms d’amore e spesso si ritrovavano in canonica e non solo per cucinare un prelibatissimo «coniglio alla cacciatora» (come lei amorosamente prometteva al prete ricevendo in cambio un beffardo «il coniglio me l’ha già preparato un’altra donna») o per recitare qualche salmo.
Lei, si dice in paese, era realmente innamorata di Graziano. Il prete invece considerava Guerrina una delle tante di quell’harem che spaziava, senza troppo pudore, tra single e sposate e anche qualche prostituta alla quale aveva elargito centinaia di euro. Prede che aveva immortalato in una stanza dei trofei virtuale sul computer con immagini osé tra le quali quella di una suora scatenata, come un’improbabile Salomè, in una danza dei sette veli.
Il prete era stato indagato il 5 settembre dello scorso anno per omicidio volontario o favoreggiamento e il 25 ottobre era cambiata l’accusa in favoreggiamento. Infine il pm di Arezzo Marco Dioni e il procuratore Roberto Rossi sono tornati all’accusa di omicidio volontario, aggiungendo la soppressione di cadavere. Tra le novità la scoperta che, dopo la scomparsa della donna, padre Graziano aveva usato il telefono di Guerrina (mai più trovato) per inviare sms e depistare le indagini. «Sono fuggita con il mio amoroso marocchino» aveva scritto Guerrina, in realtà per l’accusa padre Graziano. Che poi, sempre con il telefonino dell’amante, aveva spedito un sms minaccioso a Giuseppina («Tu hai parlato male dell’uomo di Dio»), anziana catechista della parrocchia, che aveva espresso dubbi sulla moralità di quel prete venuto dall’Africa. Poi si era inventato lo zio Francesco, un fantomatico personaggio parente della donna, che aveva raccontato di aver visto in compagnia di lei nei giorni successivi alla scomparsa e che forse aveva preso il suo cellulare. Menzogne che gli investigatori sono riusciti a smascherare proprio in questi ultimi giorni e che sono state fondamentali per far scattare l’ordinanza d’arresto convalidata dal gip Piergiorgio Ponticelli alla vigilia della scadenza del divieto d’espatrio per il sacerdote.
Luca Fanfani, il legale di padre Graziano, ha annunciato che farà ricorso: «Prima però voglio leggere l’ordinanza di custodia cautelare che avrà solo domani».