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 2015  aprile 21 Martedì calendario

Berlusconi vende il Milan a rate. È pronto a cedere il 20% subito, per riempire le casse con soldi freschi, per vendere in un secondo momento un ulteriore 45%. Ma le due cordate, quella di Bee e quella di Lee, sono ancora in gioco

La settimana iniziata con la delusione per il derby (non soltanto per il risultato, quanto per l’atteggiamento e il coraggio mancato) non si concluderà con la vendita del Milan, nonostante i numerosi messaggi arrivati dal broker thailandese Bee Taechaubol (non tutti apprezzati ad Arcore) siano stati sintetizzati all’incirca così: «Arrivo domenica e chiudo». Ieri sera l’entourage di Bee li ha in parte corretti all’insegna di una maggiore prudenza. Sarà, però, una settimana decisiva, perché tanti tasselli stanno andando al loro posto e il quadro generale ora è più chiaro.
Fin qui, in questa partita a scacchi, a ogni mossa è seguita una contromossa: ora la palla è passata di nuovo alla cordata «rivale» rappresentata dall’imprenditore di Hong Kong Richard Lee (finora rimasto più nell’ombra), i cui consulenti proprio in queste ore stanno svolgendo la due diligence, ovvero l’analisi dei conti. Operazione invece già completata dalla cordata di Mr Bee (alla quale dovrebbero partecipare investitori di Singapore e il fondo Doyen Sports): ecco perché è il momento che Taechaubol venga a Milano. Dopo aver visto da vicino le cifre del Milan, formalizzerà una proposta leggermente al ribasso rispetto a quella contenuta nel preaccordo, sulla quale sarà avviata una trattativa. Se Silvio Berlusconi – e gli uomini di Fininvest coinvolti che, fino a ieri sera, non avevano ancora fissato alcun appuntamento – dovesse dire sì, l’accordo sarebbe sostanzialmente fatto. Il fatto è che il sì (ammesso che arrivi) non può arrivare immediatamente: al di là dei tempi della trattativa e della valutazione delle garanzie che Bee è in grado di portare, sarà comunque ascoltata la controproposta del gruppo dei cinesi. Poi si valuterà. Per non parlare del fatto che altri gruppi potrebbero ancora farsi avanti, come per esempio quello guidato dall’altro cinese Fu Yixiang.
Fino a un paio di settimane fa, in realtà, sembrava favorita la cordata di Lee (Berlusconi sarebbe rassicurato dall’appoggio del governo cinese), ora le cose non starebbero più così: Bee, accolto inizialmente con grande scetticismo in ambienti Fininvest (il thailandese ha contattato direttamente Berlusconi, senza passare attraverso la banca d’affari Lazard) è diventato in questi mesi un interlocutore credibile. Anche perché ha sostanzialmente accettato la valutazione del Milan di un miliardo e cento, cosa che naturalmente fa gongolare l’ex Cavaliere.
I tempi, comunque, stanno diventando stretti: dopo due stagioni molto negative, c’è il bisogno impellente di potenziare rosa e guida tecnica (secondo questa ricostruzione, il futuro, comunque vada, non sarà con Pippo Inzaghi). Ecco perché ha preso consistenza l’ipotesi che Berlusconi ceda immediatamente il 20% (l’accordo sarebbe più facile da chiudere) che porterebbe subito soldi freschi, per poi arrivare in un secondo momento a vendere un ulteriore 45%. Quel che ormai appare chiaro, infatti, è che Silvio Berlusconi si sia rassegnato all’idea di cedere la maggioranza, mettendo quindi fine a uno dei cicli più vincenti dello sport: Fininvest è naturalmente in grado di ripianare i debiti (quest’anno attorno ai 90 milioni), ma non può garantire investimenti per rendere la squadra competitiva. Insomma, per Berlusconi il bene del Milan adesso coinciderebbe con un passo indietro. Non sarà domenica, ma i tempi sono maturi.