Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 17 Venerdì calendario

E Putin si scopre buonista: «In Ucraina non sarà guerra». La diretta tv di quattro ore del presidente russo per rassicurare i cittadini: «Il peggio è passato». E sugli armeni difende il Papa: «Autorevole, nessuno può criticarlo»

Le sanzioni occidentali «difficilmente verranno cancellate presto, per alcuni nostri partner è strategico contenere il nostro sviluppo», ma la Russia si riprenderà «in due anni». Anche perché «noi non abbiamo nemici», ad eccezione del terrorismo internazionale, e con l’Ucraina «non ci sarà nessuna guerra».
Le domande e la crisi
Il Vladimir Putin che è apparso sui teleschermi russi per la tradizionale diretta che in quattro ore l’ha portato a rispondere a quasi 80 domande dei 3 milioni di quesiti che gli sono stati indirizzati dai russi, era molto meno battagliero di quello che un anno fa celebrava l’annessione della Crimea e si sentiva talmente forte da ammettere di averci inviato le truppe. Le domande degli spettatori da quelle trionfalistiche dell’anno scorso (come la richiesta di riconquistare anche l’Alaska) si sono spostate più sui disagi della crisi economica, e anche il presidente ha smussato gli angoli della sua retorica.
I francesi che per colpa delle sanzioni non forniscono le due navi portaelicotteri promesse? «In fondo non ci servivano, speriamo che almeno restituiscano i soldi». I leader mondiali che non vengono a Mosca per festeggiare l’anniversario della vittoria sul nazismo? «Non importa, in fondo è la nostra festa». L’equiparazione tra nazismo e comunismo fatta dal parlamento ucraino? «Lo stalinismo con tutta la sua mostruosità non si è mai posto l’obiettivo di sterminare interi popoli, ma i nostri predecessori hanno dato motivo di crederlo imponendo dopo la guerra all’Europa dell’Est il loro modello, come fanno oggi gli americani».
Israele viene rassicurata sulle forniture di armi russe all’Iran, e sul contenzioso tra il Vaticano e la Turchia solo grandi apprezzamenti per il Papa, «così autorevole da poter parlare a chiunque sul pianeta». Perfino l’omicidio di un giornalista filorusso a Kiev non suscita particolare rabbia, e nemmeno la denuncia di uno spettatore che la frutta europea proibita continua ad arrivare in Russia, «senza etichette e a prezzo raddoppiato».
Sull’Ucraina Putin si limita a notare «i numerosi errori» del suo collega Poroshenko, che però si rifiuta di chiamare «criminale» come suggerisce un spettatore, e aggiunge che continuerà a fornire a Kiev gas a prezzo scontato, senza «interferire nelle sua scelte politiche».
Niente allusioni ai «nazisti golpisti» al governo a Kiev, e la «Novorossia» – che Putin aveva teorizzato esattamente un anno fa come territorio storicamente russo – torna a venire chiamata Donbass, i cui separatisti filorussi vengono appena menzionati. Il presidente si mostra molto più pacato della sua propaganda, e non sembra nemmeno lo stesso uomo che due mesi fa aveva rivelato di essere stato pronto a usare le atomiche per rivendicare la Crimea.
Nuova corsa allo Spazio
Dopo la misteriosa «sparizione» di dieci giorni e le voci di tentazioni golpiste nell’entourage putiniano, il presidente sembra voler calmare gli animi anche con la promessa di una rilancio della corsa allo spazio con una stazione spaziale russa entro il 2023. Cambia anche la scenografia del suo show. Restano i russi che fanno domande a milioni, chiedendo di tutto, dall’aiuto nel convincere il marito a prendere un cane (Putin però si rifiuta di imporsi per non rovinare il matrimonio) al bambino di 4 anni che teme di non poter diventare presidente perché troppo dormiglione. Ma prevalgono richieste di aiuto, dai malati senza medicine, dai contadini senza finanziamenti, dagli imprenditori senza crediti, dai pensionati senza soldi, dagli operai senza salari, dai pendolari senza treni locali. La crisi economica appanna il trionfo della Crimea, e i pochi numeri positivi che Putin prova a ricordare vengono sommersi da una valanga di lamenti e critiche, perfino dagli stessi conduttori del programma. E forse è questo il vero motivo del nuovo Putin «soft».