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 2015  aprile 17 Venerdì calendario

In fuga con il figlio, caccia all’uomo in mezza Europa. Riconosciuto in Francia, individuato in Spagna, Enzo Costanza si dirige verso il Portogallo sulla Fiat Freeemont grigio metallizzato con a bordo un neonato di 16 giorni

«È un padre malato, ha paura del mondo. Teme di essere avvelenato e viaggia, viaggia, viaggia, continua a macinare chilometri: Torino, Lione, Barcellona, Valencia, direzione Portogallo. Sta attraversando l’Europa, in fuga da tre giorni. Sul sedile posteriore del suo Fiat Freeemont grigio metallizzato, dentro un guscio protettivo legato alla cintura di sicurezza, c’è un neonato di 16 giorni: il figlio che aveva tanto sognato. Enzo Costanza, 39 anni, impiegato di Orbassano, è un persona stimata e perbene. Ma è un uomo sofferente. Soffre di «turbe psichiche», c’è scritto sull’ultimo referto medico. Ha manie di persecuzione. È un padre malato, è un padre premuroso.
«L’ho visto»
«L’ho visto mentre spingeva il passeggino», dice l’unico testimone diretto di tutta la fuga. Si chiama Manuele Vecchi, era anche lui all’Hotel Ibis Caluire di Lione, alle 10 di mercoledì mattina. Era lì per un convegno. «Una scena normale – spiega – persino dolce. È uscito dall’ascensore con me. Il neonato aveva un tutina azzurra e un berrettino. Il padre aveva con sé una specie di borsa porta documenti e una sacchetto di nylon, di quelli della spesa, che ciondolava. Sembravano in salute. Stavano bene». Il signor Vecchi non ha notato nulla che fosse ragione di allarme. Ma il giorno dopo, cioè ieri mattina, ha visto la fotografia di Enzo Costanza sui siti dei giornali: l’ha riconosciuto senza esitazioni. La foto era stata diramata dai carabinieri del comando provinciale di Torino, che stanno coordinando le ricerche. E così, intorno a mezzogiorno, è arrivata la notizia che tutti volevano sentire: erano veramente loro. Il padre e il figlio. Stavano bene. L’hanno verificato gli agenti della gendarmerie francese, presentandosi in albergo, sentendo il personale, confrontando la fotografia, controllando il documento di identità. Peccato che a quell’ora il Fiat Freemomt grigio metallizzato fosse già lontanissimo, altrove.
Alle 10 di ieri mattina, Enzo Costanza era in Spagna. Ha usato la carta di credito per fare il pieno in una stazione di servizio sull’autostrada E-15, lungo la costa, all’altezza di Valencia. È toccato questa volta agli agenti della Guardia Civil andare a verificare. Le telecamere dell’autogrill restituiscono un’immagine sgranata ma attendibile: la targa è quella giusta, l’ovetto è al suo posto, sul sedile posteriore.
Nessuno può sapere cosa stia passando nella testa di questo padre sofferente. Quello che si sa è che aveva smesso di curarsi. La moglie era preoccupata per le sue condizioni.

La decisione

Per questo motivo, martedì mattina, l’aveva accompagnato a un appuntamento dallo psichiatra che lo seguiva dal 2006. Quello che Enzo Costanza si è sentito dire, non deve essergli piaciuto. Il medico voleva che raddoppiasse la dose di farmaci. Le «turbe psichiche» erano fuori controllo. Ma questo genere di sofferenza è sempre difficile da capire e da decifrare. Potevi vederlo sorridere amorevolmente ai giardinetti sotto casa – così domenica pomeriggio – parlare felice di quando suo figlio avrebbe imparato a giocare a pallone. Potevi sentirlo terrorizzato per il cibo italiano, solo la sera dopo: «Vogliono avvelenarci, non dobbiamo fidarci di nessuno. Meglio andare a comprare in Francia».
Era già scappato alcune ore domenica. Ma era solo, era tornato presto a casa. Questa volta è diverso. Questa volta ha la responsabilità di un neonato che veniva allattato al seno dalla mamma.
Si sono separati alle 13 di martedì. Quando Enzo Costanza ha lasciato la moglie davanti al supermercato Euronics di Rivalta, perché doveva fare una commissione. Ma lui non l’ha aspettata. Ha messo in moto e non si è più fermato.
È un padre malato, è un uomo molto religioso. Sul suo profilo Facebook aperto a ottobre del 2013, c’è una sola fotografia: sono due bambini africani piegati dalla povertà. Enzo Costanza non è mai stato violento, neanche contro se stesso. Sognava viaggi a Lourdes e al santuario di Fatima. I carabinieri hanno allertato tutti gli hotel: francesi, spagnoli e portoghesi. Dove sta andando?
Ieri sera alle 22, aveva già percorso oltre 1900 chilometri. Non ha mai riacceso il cellulare, non si fida più di nessuno. Sta scappando dai fantasmi che gli affollano la testa. Sua moglie preferisce aspettare in silenzio, ma i parenti, gli amici e persino gli sconosciuti vorrebbero dirgli tutti la stessa cosa: «Fermati, Enzo. Fatti trovare, dai... Tutto andrà bene».