Corriere della Sera, 17 aprile 2015
Paul Marciano, l’uomo che vuole combattere la violenza contro le donne con un paio di jeans. Figlio di una madre analfabeta («la donna più saggia che abbia mai conosciuto»), arrivato in America senza soldi, è diventato l’inventore e il confezionatore dei miti femminili dell’ultimo trentennio, lanciando alcune delle modelle più famose del mondo
Le chiama tutte per nome. «Claudia» (Schiffer, ndr). «Eva» (Herzigova, ndr). «Laetitia» (Casta, ndr). «La povera Anna Nicole» (Smith, scomparsa nel 2007 a 39 anni, ndr). «Valeria» (Mazza, ndr). «Irina» (Shayk, ndr). «Kate» (Upton, ndr). «Charlotte» (McKinney, ndr). «Julia» (Lescova, ndr). Parla inglese con la cadenza del marsigliese che dopo 35 anni a Los Angeles sposta ancora qualche accento sull’ultima sillaba perché gli viene spontaneo (e perché ha chiaramente visto da subito quanto gli americani trovino raffinata quella pronuncia esotica). È il creatore di un marchio globale di moda ma soprattutto l’architetto della sua immagine potentissima: è molto probabilmente il più talentuoso – e efficiente – inventore e confezionatore di miti femminili dell’ultimo trentennio. Paul Marciano, 62 anni, fondatore della casa di moda Guess con i suoi fratelli, pronuncia la parola «vulgar», volgare, come se sapesse di fiele: ha passato più d’un trentennio a creare bellezza a prova di vulgarité. «La vera bellezza non è mai, dico ma i, volgare: quanta volgarità si vede nella moda, al cinema, che degrada le donne e offende tutte le persone civili. La bellezza è una meravigliosa celebrazione della natura femminile, della sua forza, del suo magnetismo. Come ho fatto a scegliere per le mie campagne pubblicitarie (quando erano sconosciute o semisconosciute, e spesso erano giovanissime, a volte addirittura minorenni, ndr) tutte queste modelle poi diventate star? Mi hanno fatto pensare a uno dei tre capisaldi della bellezza femminile che hanno dominato la mia vita».
Le tre donne-simbolo
Le tre donne-simbolo di Marciano sono Sophia Loren, Brigitte Bardot, Marilyn Monroe. «Due sono europee, una sola americana: è il mio imprinting. Ma ognuna delle modelle che ho scelto mi ha riportato a uno di quei tre miti della mia adolescenza. Marilyn era modella prima di diventare un’attrice e ha portato al cinema le pose da scultura, lo sguardo: uno dei motivi per i quali il suo fascino è ancora così moderno. Bardot vuol dire freschezza, leggerezza, un’idea di sexy giocosa e estiva, lontanissima dalla volgarità: era impossibile farla apparire ordinaria. E poi, Sophia: qui parlo da fan, perché il momento più emozionante della mia vita è stato quando ho conosciuto Sophia Loren. Per me lei è la donna. La mia amica Jo Champa, qui a Los Angeles, quando mi sentì raccontare che la Loren era il mio idolo mi disse che era sua amica, e avrebbe organizzato un incontro, senza problemi. Andai a conoscere Sophia a casa sua, a Roma. Ero molto emozionato. Ho capito, parlandole per tre ore che volarono via, perché mi ha sempre affascinato tanto: è un donna vera, attrice che ti parla del grande cinema, madre che ti parla dei suoi figli. Mi ha detto una cosa bellissima: che a volte le chiedono di firmare una pubblicità di Guess, credendo che la ragazza delle foto sia lei da ragazza, e invece è una nostra modella. Non mi stupisce, le ho spiegato: quando l’ho scelta, stavo pensando a te».
Brigitte, Marilyn, Sophia: davvero per le «sue» modelle non ha mai pensato a nessun’altra attrice del passato? «Soltanto una volta: quando conobbi la cara Anna Nicole. La vidi: altissima, più di un metro e ottanta. Fiera, con quei capelli platino. A suo agio in quel fisico incredibile. Ho subito pensato a Anita Ekberg. La dolce vita, la Fontana di Trevi...».
La campagna anti-stupro
Marciano ama le donne («Tutti pensano che il business di Guess sia per il 90% femminile, non è così, ma non mi dispiace») e crede che coloro i quali hanno ricevuto molto dalla vita abbiano l’obbligo morale di aiutare gli altri: ecco perché la sua attività filantropica con la Guess Foundation lo impegna sempre di più con il passare degli anni, tra istruzione e ricerca medica e un progetto molto civile che il 29 maggio Guess Foundation Europe lancerà nel nostro Paese: il primo «Denim Day» italiano, patrocinato da The Circle Italia a favore dell’associazione Di.Re, Donne in Rete contro la Violenza (il Denim Day americano si terrà il 29 aprile). Nato 15 anni fa grazie all’associazione Peace Over Violence di Los Angeles, il movimento Denim Day è una risposta alla sentenza della Corte di Cassazione italiana che nel 1999 annullò una condanna per stupro con la motivazione che la vittima indossava jeans aderenti che, secondo la Corte, non sarebbe stato possibile sfilare contro la sua volontà. Le donne indossarono jeans per protestare contro il verdetto e, da allora, il Denim Day è diventato una campagna di sensibilizzazione e prevenzione. Partirà sui social media, e dal 16 al 29 maggio presso i punti vendita Guess italiani sarà possibile effettuare l’acquisto di prodotti il cui ricavato sarà devoluto a favore di Guess Foundation Europe per Di.Re. In quel periodo, Guess donerà il 10% del ricavato dalla vendita di tutti i modelli di jeans uomo e donna.
«Ciò che non ha prezzo»
«C’è ancora tanto da fare, verso la vera parità. Forse l’America è un poco più avanti di qualche Paese europeo ma attenzione: la verità ci obbliga a sottolineare come in Asia, in Medio Oriente, ci siano realtà ancora più difficili, per le donne. È un cammino lungo, nel quale tutti gli uomini devono aiutare. La moda può fare qualcosa perché in questo è avanti: quante donne manager in questo settore, da noi a Guess sono più degli uomini. La donna più importante della mia vita è stata mia madre: cresciuta con 13 fratelli e sorelle, nella povertà assoluta e nell’assoluta dignità. Ci ha insegnato a rispettare tutti, a credere in noi stessi e nel destino. Partimmo in quattro fratelli per l’America senza soldi, senza sapere la lingua: lei, che non aveva potuto imparare a leggere e scrivere, era la persona più saggia che ho mai conosciuto. Alle domande più difficili trovava le risposte più semplici. La saggezza viene da dentro di noi. È l’unica cosa davvero senza prezzo, la saggezza».