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 2015  aprile 01 Mercoledì calendario

Dai reattori dello Scià alle centrifughe segrete: ecco i nodi del negoziato sulle centrali di Teheran. Sul tavolo di Losanna la questione cruciale: come impedire che gli ayatollah si avvicinino all’atomica dopo l’accordo. Le difficoltà dei controlli internazionali e il pericolo delle scorte di uranio

COM’È NATO IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO?
È stato il presidente americano Eisenhower nel 1953 a spingere Teheran nella “nuova era atomica”. I rapporti fra gli Usa e lo scià erano all’apice. Nel 1967 Washington gli fornisce reattori e uranio altamente arricchito. Nuovi ingegneri nucleari vengono formati al MIT americano. Lo Scià aderisce al Trattato di non proliferazione; vuole dotarsi di 23 stazioni nucleari entro l’anno 2000.
COS’È CAMBIATO CON LA RIVOLUZIONE DI KHOMEINI?
Nel 1979 finisce la collaborazione ufficiale con l’America e l’Europa. Khomeini blocca un programma clandestino per la costruzione di armi nucleari, dichiarandolo immorale secondo l’Islam. Il programma riprende (a scopo civile, secondo l’Iran) con l’aiuto di Cina, Pakistan, Russia e Argentina. Nel 2012 l’Intelligence americana conclude che l’Iran ha abbandonato ogni progetto di arma atomica dal 2003, e benché conduca ricerche potenzialmente utili a produrre ordigni, non è quello il suo scopo. L’Aiea però sospetta che l’Iran abbia nascosto per 18 anni un piano clandestino per arricchire l’uranio.
QUANTI E QUALI SONO GLI IMPIANTI NUCLEARI IN IRAN?
Ci sono almeno 7 impianti nucleari sottoposti all’ispezione dell’Aiea: Natanz è il principale sito di arricchimento dell’uranio. Tre edifici sotterranei possono ospitare fino a 50 mila centrifughe, in grado di alimentare impianti a scopo civile, ma anche a produrre armi. Fordow, costruito nel segreto e blindato sotto una montagna, arricchisce uranio dal 2011. Secondo Teheran, serve alla produzione di isotopi medici. Ma per l’Aiea può sostituire Natanz.
Arak ha un reattore che produce acqua pesante. Il combustibile esaurito contiene plutonio, potenzialmente utile nella costruzione di una bomba nucleare. Gachin, una miniera d’uranio, fornisce un concentrato uranifero che, secondo l’Aiea, può servire a fini militari. Isfahan trasforma il “yellow cake” in gas, ossido o metallo usati nell’arricchimento dell’uranio, in certi combustibili e nelle bombe nucleari.
QUANTE SONO LE CENTRIFUGHE IN GRADO DI ARRICCHIRE L’URANIO?
L’Iran ha circa 19 mila centrifughe in grado di estrarre l’isotopo fissile uranio – 235. La produzione di un ordigno richiede uranio arricchito al 90 %. Teheran sostiene che Natanz, il sito più controverso, produca uranio con una concentrazione di U-235 limitata al 3-4%. Il dato è confermato dall’Aiea. Fordow produce uranio al 20%. Tuttavia una concentrazione al 20% può essere portata al 90%, cioè alla soglia del “weapons-grade”, dell’uso militare. Dopo l’accordo del 2013, l’Iran ha limitato a Fordow la concentrazione al 5%. Ferme anche molte centrifughe, con l’eccezione di 6000.
COS’È IL “BREAKOUT TIME” E PERCHÉ È CENTRALE ALL’INTESA?
La quantità di centrifughe è strettamente legata al “breakout time”, cioè al tempo indispensabile all’Iran per accumulare uranio arricchito necessario per una singola arma atomica, se Teheran infrangesse l’accordo. Il “breakout time” dovrebbe essere di un anno, e il numero di centrifughe operative limitato. Secondo alcuni esperti Aiea, 6500 centrifughe permetterebbero in 9 mesi all’Iran di accumulare uranio arricchito sufficiente a una bomba.
QUAL È IL REGIME DI ISPEZIONI NECESSARIO A UN ACCORDO?
Per garantire la solidità di un’intesa, l’Aiea dovrebbe ispezionare i siti nucleari in ogni tempo e luogo. Un team di ispettori dovrebbe risiedere in Iran. Questo, secondo l’Intelligence Usa, permetterà all’America di garantire agli alleati che ogni tentativo iraniano di sviluppare in segreto un programma di armi nucleari verrà sventato. I “falchi” chiedono che il regime di ispezioni sia imposto per oltre 15 anni.
QUANTO PESANO LE SANZIONI E COME ELIMINARLE?
Dal 2002, l’Iran è sottoposto a sanzioni da parte degli Usa, l’Onu, la Ue, che hanno colpito il settore finanziario ed energetico, piegando l’economia del Paese. Soltanto l’embargo petrolifero è costato a Teheran 26 miliardi di dollari dal 2012, pari a metà della spesa pubblica. L’isolamento dal sistema bancario ha fatto crollare la valuta: il rial ha perso 2/3 del valore contro il dollaro. L’inflazione ha superato il 40 %. l’Iran chiede l’immediata eliminazione dell’embargo. Ma il compito sarà complesso poiché le sanzioni si sono stratificate nei decenni, imposte da una quantità di organismi internazionali.
CHI GUADAGNA E CHI PERDE DALLA FINE DELL’ISOLAMENTO DELL’IRAN?
Le ricchezze dell’Iran fanno gola a molti. Innanzitutto le risorse petrolifere, che hanno segnato la storia del Paese. L’Iran ha il 10 % delle riserve mondiali, al quarto posto dopo Venezuela, Arabia Saudita e Canada, e quasi il 20 % delle riserve di gas. In prima linea ci sono BP, Shell, Eni e Total, con la Cina e l’America in coda. L’Italia è fra i primi partner commerciali. Fra i Paesi avversi all’intesa ci sono il Qatar, che perderebbe il primato del gas, l’Arabia Saudita che vedrebbe il rafforzamento politico ed economico di Teheran, e Israele che considera l’Iran una minaccia alla propria sicurezza.