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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Per D’Alimonte il premio alla lista renderà il sistema elettorale italiano migliore di quello francese. Non c’è il rischio che una delle forze in campo risulti sottorappresentata

Al primo turno delle elezioni dipartimentali francesi il Front National di Marine Le Pen ha ottenuto il 25,2% e 5.141.897 voti. Primo partito di Francia. Aveva vinto 4 cantoni. Era in testa in 43 dipartimenti su 98 e in 343 cantoni su 1.905 andati al ballottaggio. Un suo candidato era in corsa al secondo turno in 1.088 cantoni. Dopo il voto di domenica si è ritrovato senza aver vinto in nessun dipartimento e con soli 31 cantoni al suo attivo. Il grande vincitore di queste elezioni è stato invece il blocco di destra che ora governa in 67 dipartimenti su 101. L’esito di queste elezioni ci consente di fare il punto sulla differenza tra un sistema maggioritario di collegio, come quello usato a Parigi, e un sistema maggioritario di lista, come l’Italicum.
Tra domenica 22 marzo e domenica scorsa i francesi hanno eletto 4.108 consiglieri dipartimentali divisi in 2.054 cantoni. Il sistema elettorale usato non è molto diverso da quello con cui si eleggono i membri dell’Assemblea nazionale. In entrambi i casi si tratta di un sistema maggioritario a due turni imperniato su collegi. I 2.054 cantoni sono a tutti gli effetti dei collegi uninominali. La differenza maggiore è che nei 2.054 cantoni delle dipartimentali si elegge non un candidato ma una coppia di candidati, un uomo e una donna. È un modo sbrigativo per assicurare che la metà degli eletti siano donne. Nei 577 collegi delle legislative si elegge un solo candidato. Quanto al resto i due sistemi sono molto simili. Si vince al primo turno con la maggioranza assoluta dei voti validi, a condizione che questa percentuale corrisponda almeno al 25% degli elettori. Si passa al secondo turno con il 12,5% dei voti, calcolati sugli elettori e non sui voti validi.
Un sistema maggioritario del genere funziona bene quando il formato della competizione politica è tendenzialmente bipolare, vale a dire quando i poli che hanno reali possibilità di vittoria sono due, quello di destra e quello di sinistra. In Francia per molto tempo è stato così. Il polo di sinistra era imperniato sul partito socialista, quello di destra sull’Ump. Il terzo polo rappresentato dal Front National era un fattore di disturbo ma nulla più. Adesso non è più così. Alle ultime elezioni europee il Fn è arrivato primo con il 24,9% e oltre 4,7 milioni di voti. Stessa cosa in queste dipartimentali.
Cosa succederà alle prossime legislative del 2017 se il Fn manterrà questa forza elettorale? Quali risultati produrrà il sistema di voto? Sono molti in Francia, e non solo, a porsi queste domande. Certo, in politica due anni sono una enormità. Soprattutto di questi tempi. Il quadro politico può cambiare drasticamente. Ma se non cambiasse? Ebbene, se il quadro delle legislative del 2017 fosse simile a quello delle dipartimentali del 2015, l’esito del voto metterebbe in crisi il sistema politico francese perché si manifesterebbero in tutta evidenza i limiti del maggioritario di collegio in una situazione chiaramente tripolare.
In realtà questo scenario si è già verificato. Chi non ricorda la grande vittoria di Chirac contro Le Pen padre nelle presidenziali del 2002? Quello che invece non tutti ricordano è che sulla scia di quella vittoria il partito di Chirac conquistò da solo il 62% dei seggi nell’Assemblea nazionale avendo ottenuto solo il 33% dei voti al primo turno. Fu l’effetto del “fronte repubblicano” che, formatosi per impedire la vittoria di Le Pen alle presidenziali, servì a far convergere i voti su Chirac e a beneficiare l’Ump anche alle legislative. Allora il Fn prese al primo turno delle legislative poco più dell’11% dei voti e nessun seggio.
Nel 2017 potrebbe verificarsi uno scenario simile. Il rischio è che vadano al ballottaggio un candidato dell’Ump (Sarkozy?) e Marine Le Pen. Immaginiamo che, come nel 2002, il fronte repubblicano porti alla vittoria il candidato della destra contro quello della estrema destra. Fin qui nessun problema. Il problema sta invece nel possibile esito delle legislative che si terranno immediatamente dopo le presidenziali. Se il Fn avrà il 25% dei voti, e non l’11% delle legislative del 2002, la grande maggioranza dei suoi candidati andrà al secondo turno. In questo modo ci saranno molte competizioni triangolari che vedranno in pista oltre al candidato del Fn anche quelli del blocco di destra e del blocco di sinistra. Se destra e sinistra si mettono d’accordo per fermare il Fn in nome della difesa dei principi repubblicani l’esito sarà che i candidati del Fn saranno sistematicamente battuti e il partito di Marine Le Pen si ritroverà con il 25% dei voti e solo una manciata di seggi.
A complicare le cose, si potrebbe realizzare anche un secondo scenario. Se il Partito socialista andasse male al primo turno e cioè non riuscisse a piazzare i suoi candidati al secondo per via della soglia oppure i suoi candidati finissero al terzo posto dopo i candidati del Fn e del blocco di destra, anche esso potrebbe finire fortemente sottorappresentato a favore dell’Ump. In conclusione, i collegi uninominali sono una bella cosa ma possono riservare spiacevoli sorprese.
E adesso veniamo all’Italicum. Anche in Italia, come in Francia, non si può più parlare di bipolarismo. Da noi il terzo polo è il M5s. Ma da noi quello che potrebbe verificarsi in Francia nel 2017 non può succedere. Quello che i critici dell’Italicum non vedono, o non vogliono vedere, è che con questo sistema elettorale la disproporzionalità è sempre e comunque limitata. Chi vince avrà sempre e comunque 340 seggi. Chi perde ne avrà sempre e comunque 277, da spartirsi tra tutti i partiti che avranno superato la soglia del 3% e sulla base dei loro risultati al primo turno. È tutto molto semplice. Dove è il problema?