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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Le opere scelte di Paul Valery e l’Almanacco Bompiani del 1959. Memorie letterarie, teatrali e mondane di Alberto Arbasino

Giorni fa, discorrendo di Franca Valeri e Paul Valéry, forse non si sottolineava abbastanza il peso che ebbero i suoi Charmes, ovvero Gli incanti, tradotti da Beniamino dal Fabbro e pubblicati da Valentino Bompiani nella Collezione Universale «Corona», nella primavera del 1942. E allora disponibili nelle cartolibrerie. Con quell’indimenticabile avvio del «Cantico delle colonne», un tempo «Douces colonnes, aux / Chapeaux garnis de jour, / Ornés de vrais oiseaux / Qui marchent sur le tour»...
Tradotto allora con «Dolci colonne cinte di / chiarore ai capitelli / che camminando ai margini / ornano veri uccelli» –... E invece adesso: «Dolci colonne, orlate / di luce sui cappelli, / Cinte di veri uccelli / Che vanno tutt’intorno»...
Scrive Bompiani: «Per salvare il salvabile e per poter lavorare ci trasferimmo a Firenze, anzi sopra Firenze a Maiano, nella villa di Marsilio Ficino, ove la sera scendeva con odore di gelsomini».
Ora è appena uscito un eccelso Meridiano di Opere scelte di Paul Valéry, a cura di Maria Teresa Giaveri, con un saggio iniziale su «Una inesausta volontà di autocostruzione». E vi si trova che «nulla è più decisivo del volere di un direttore di rivista... Non amo che il lavoro del lavoro: gli inizi mi infastidiscono, e sospetto perfettibile qualunque cosa venga di getto. Lo spontaneo, anche se eccellente, anche se incantevole, non mi sembra mai abbastanza mio. Non dico di aver ragione: dico che io sono fatto così». (E anche la Franca!).
Ma riprendendo dopo tanti anni l’Almanacco Letterario Bompiani, nel 1959, Valentino ricorda con Zavattini gli scrittori scomparsi nel frattempo: Savinio, Brancati, Alvaro, Borgese, D’Amico, Saba, Pea, Capasso. (Non si auto-cita, però, quale autore e regista di La conchiglia all’orecchio, e altre commedie).
Eccoci qui, allora.
Corsi e ricorsi?
GENNAIO
Ai primi di Gennaio 1958, Salvatore Quasimodo consegna all’Editore Schwarz il dattiloscritto di un’antologia della lirica italiana d’amore. Fred Zinnemann cerca nobildonne disposte a far da comparse in Nun’s Story interpretato da Audrey Hepburn. Marisa Allasio parte per Hollywood per interpretare Ofelia in una nuova versione teatrale dell’Amleto. Livia de Stefani fa tre viaggi a Milano per collocare un nuovo romanzo.
18.1. Luchino Visconti mette in scena al Teatro Eliseo di Roma la nuova commedia di Arthur Miller Uno sguardo dal ponte con la compagnia Morelli-Stoppa. Nello stesso giorno al teatro di via Manzoni a Milano va in scena la novità di Tennessee Williams La gatta sul tetto che scotta interpretata dalla compagnia Cervi-Padovani-Ferzetti, con la regia di Raymond Rouleau e le scene di Piero Tosi.
19.1. Va in scena sul Programma Nazionale della Rai, Hypatia del conte Roffredo Caetani. Ritiratola, dopo la prima rappresentazione all’opera di Stato di Weimar dalle scene, il Caetani per trent’anni ha passato il suo tempo a correggerla.
20.1. Viene ritirato dalle librerie romane Les clefs de St. Pierre di Roger Peyrefitte. (Mino Maccari mi regala un disegno con due porporati che gli sparano nel culo sopra le cupole).
26.1. Premio Bagutta: premiati Lorenzo Montano, Bruno Forti e Corrado Pizzinelli.
FEBBRAIO
1.2. A G. B. Angioletti viene assegnato il primo premio «Tor Margana».
2.2. Beatrice Solinas Donghi, con il racconto L’estate della menzogna, pubblicato da Paragone, vince il premio Il Ceppo.
4.2. All’Eliseo di Roma, Alfonso Gatto parla sul tema «Un poeta nel suo tempo».
13.2. Carlo Bo tiene a San Remo una conferenza sul tema «Dove va la letteratura?».
14.2. Orfeo Tamburi espone all’Obelisco.
22.2. Palma Bucarelli è nominata dall’ambasciatore brasiliano «Official du Cruzero do Sud».
25.2. P. P. Pasolini sta lavorando all’ultimo capitolo di Una vita violenta. Ancora romanesco, benzinari e ragazzi di vita.
26.2. Isa Miranda pubblica da Cappelli una raccolta di poesia intitolata Una formica in ginocchio.
MARZO
1.3. La marchesa Claudia Patrizi di Montoro ha scritto un romanzo. Sarà pubblicato in America con prefazione di Ben Hecht. Titolo: We Did it Smiling.
5.3. Manolo Borromeo, 43 anni, scrittore, pittore, attore, conte, ha finito di scrivere a Zanzibar un ricettario di cucina.
8.3. Vittorio Gassman mette in scena al Quirino di Roma tre atti unici di attori italiani: Terron, Zardi, Salce.
19.3. A. Benedetti e G. G. Vicari si associano per lanciare il premio letterario Caffè-Espresso. 25.3. G. C. Castello pubblica un libro sul divismo cinematografico. P. Bianchi, una storia del cinema. Luigi Chiarini, un panorama del cinema contemporaneo. (Al «Viareggio», vincerà Marotta).
26.3. Giuseppe Berto lascia la redazione di Rotosei.
APRILE
2.4 Il pranzo organizzato da Franco Gorgone all’Open Gate apre a Roma un mese di manifestazioni mondane. 5.4. Otto Pellegrini, aiuto-regista, sta preparando un copione sulla chiusura delle case di tolleranza.
6.4. Alberto Moravia dichiara di essere soddisfattissimo della giovane interprete (Gabriella Andreini) della sua Beatrice Cenci.
Eccetera...
Fra gli scomparsi dell’annata, Charles Morgan, attualmente dimenticato ma di cui si narrava che una dama letteraria milanese, non avendo capito il cognome, si era lanciata da uno scalone per fargli dedicare una copia prediletta della Fontana... E poi, Giulio Caprin, Vito Fazio Allmayer, P. P. Trompeo, M. M. Zoscenko, Roger Martin du Gard, C. G. Viola, Maurice de Vlaminck... Ed ecco la laurea con pergamena «honoris causa» a T. S. Eliot nell’Università di Roma, la Callas rifiuta di proseguire la Norma benché alla presenza del Capo dello Stato, Ungaretti per cui «Auguro che a questa cara figliola venga presto restituito il padre, nella cui innocenza ho sempre creduto». Caso Graziosi. Maria Luisa Astaldi: «Sono sicura che i giudici avranno accordato alla tuttofare di via Reno la provocazione grave». Ed Elsa Morante: «Confesso che questa nuova istituzione mi spaventa. Per conto mio, preferirei trovarmi alle prese con un intero squadrone di gendarmi armati, che con una sola donna-poliziotto, magari disarmata».
...Stasera niente di nuovo?... Luce nelle tenebre?... Stasera mi butto?... Stato di grazia?... Stasera ho vinto anch’io?... Ma l’amore no?... Stanotte e ogni notte?... Roma, non fa’ la stupida stasera?...
Peggio di ieri: il cibo, l’educazione, il silenzio. Meglio di ieri: la paura della guerra, gli elettrodomestici, i gatti siamesi. (Cesare Brandi). Meglio l’architettura, il partito socialista italiano e Albert Schweitzer. Peggio: il cinema, la circolazione stradale e (manco a dirlo) il Corriere della sera. (Carlo L. Ragghianti). Un’unica cosa, che riassume tutte le altre o quasi, nel campo artistico e sociale. La speranza di ieri, dell’immediato dopoguerra, non è più quella di oggi. Molti di noi avevano allora una prospettiva, e un entusiasmo, che oggi si sono fatti meno sicuri. È subentrata, con l’andar degli anni, la perplessità quando non addirittura l’ambiguità e la resa. (Guido Aristarco).
Valèry: Quella tua specie di materialismo verbale. Puoi considerare dall’alto romanzieri, filosofi, e tutti quelli che sono assoggettati dalla credulità alla parola, quanti devono credere che il loro discorso sia reale per il suo contenuto e significhi qualcosa di reale. Ma tu sai che la realtà di un discorso sono soltanto le parole, e le forme.
LETTERATURA.
Quel che è forme, per chiunque è fond, cioè «contenuto, per me».
...La concezione della poesia pura è quella di un tipo inaccessibile, di un limite ideale dei desideri, degli sforzi e delle capacità del poeta...
Quanto all’interpretazione della lettera, non si insisterà mai abbastanza: non esiste il vero senso di un testo. Nessuna autorità dell’autore. Qualunque cosa abbia voluto dire, ha scritto quel che ha scritto. Una volta pubblicato, un testo è come uno strumento di cui ognuno si può servire a suo modo...
C’è più civismo nella ferocia di Swift e di Shaw che nei cento raccontini domenicali nei quali s’incoraggiano i giovani ad essere cittadini esemplari e ubbidienti in uno Stato che soffoca gli impulsi più vivi col terrore della polizia, sperpera il pubblico denaro e prepara guerre di conquista. (Sandro De Feo).
Bisognerebbe ricordarsi, quando si parla di crisi, di indicare sempre un punto di riferimento. (Enzo Paci).
Doppiogioco. È una parola che solo in tempi a noi vicini è diventata di larghissimo uso. (Alessandro Galante Garrone).
Felicità. Anch’io vorrei essere stata Alessandro, perché era bello. Ma a quest’ora, anche la bellezza mi sembra una felicità troppo faticosa. È venuta l’ora in cui mi trovo d’accordo col mio poeta vecchio: «Io vivere vorrei addormentato /entro il dolce romore della vita». (Elsa Morante).
Propaganda. A Roma, non a caso, via di Propaganda sta all’angolo di via della Mercede. (Giancarlo Vigorelli).
Zoofilia. «Và sto lazzarone qua», esclamò uno dei più boia, «và sto qua che ha voglia di ridere!». E i due uomini sghignazzano di gusto. Gli uomini! Notoriamente fatti a somiglianza di Dio. (Dino Buzzati).