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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Sequestrato il tesoro di Dell’Utri: 20mila libri antichi che sarebbero stati sottratti illegalmente a chiese e biblioteche. L’ex senatore accusato di ricettazione dalla Biblioteca Girolamini

«Follow the book». Se per tutti gli altri, come insegnava Falcone, la traccia da seguire era quella dei soldi, per Marcello Dell’Utri, da 11 mesi detenuto modello e accanito lettore nel carcere di Parma, è stato il sentiero di incunaboli e cinquecentine a far nascere più di un sospetto ai magistrati.
I quali adesso lo hanno indagato anche per ricettazione ed esportazione illecita di libri preziosi.
È seguendo questa pista infatti che i carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico di Monza, più di un anno fa hanno sequestrato la mitica biblioteca dell’ex senatore di Forza Italia mettendo sotto sigillo più di 20 mila libri, molti dei quali antichissimi e d’inestimabile valore, considerati il vero patrimonio di Dell’Utri che negli anni sui tomi ha investito milioni di euro.
Tutto nasce da una costola dell’inchiesta che nel 2012 accertò il saccheggio della storica biblioteca dei Girolamini di Napoli, dalla quale scomparvero centinaia di libri, molti dei quali preziosissimi, di cui almeno tre finirono nelle mani di Dell’Utri, tra cui una rara copia dell’«Utopia» di Tommaso Moro. Indagando sull’incredibile spoliazione, si scoprì che a far sparire i libri era l’ex direttore della biblioteca, Marino De Caro, già consigliere del ministro per i Beni e le Attività Culturali all’epoca del governo Berlusconi e buon amico dell’allora senatore Dell’Utri. De Caro venne condannato a 7 anni di reclusione per peculato e con lui altre cinque persone. Quando la vicenda venne alla luce, Dell’Utri, dopo essere stato interrogato dai pm di Napoli e aver spiegato di aver ricevuto quei tre libri in regalo dall’amico De Caro, ne riconsegnò due ma il terzo, il più prezioso, disse di non essere riuscito a ritrovarlo perché nel frattempo aveva dovuto smantellare la biblioteca di via Senato per mancanza di fondi, depositando i volumi in un magazzino di via Piranesi a Milano. Durante le intercettazioni emerse però il sospetto che dal magazzino i libri potessero essere trasferiti a Santo Domingo, dove, nei mesi precedenti, Dell’Utri aveva acquistato una gigantesca villa. Il vero segnale di un’eventuale fuga. Partì una segnalazione ai pm di Palermo prima della condanna definitiva per l’ex senatore a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, arrivata nel marzo 2013. Un’altra arrivò ai pm di Milano che, nel gennaio 2013, incaricarono i Carabinieri di Monza di mettere i sigilli al magazzino di via Piranesi, dove da più di un anno stanno catalogando pazientemente tutti i libri scoprendo che tra le migliaia di opere diversi libri provenivano da biblioteche storiche e religiose da cui erano misteriosamente scomparsi. Il pm Luzi esclude però che vi siano altri libri provenienti dalla Girolamini. Dell’Utri deve rispondere anche di altre opere trafugate, alcune delle quali, secondo la testimonianza di un mercante d’arte che aveva venduto all’ex senatore diversi volumi, sarebbero state messe all’asta all’estero senza le necessarie autorizzazioni della Sovrintendenza ai beni artistici che regola il patrimonio nazionale. L’ipotesi di ricettazione per ora è davvero soltanto un’ipotesi. Si tratterà infatti di dover dimostrare l’elemento soggettivo del reato, ovvero se l’ex politico quando ricevette i libri rubati fosse a conoscenza della loro provenienza illecita. Quando il lavoro dei carabinieri sarà terminato e si conoscerà un elenco preciso dei libri «sospetti», non è escluso che Dell’Utri possa essere chiamato in procura per essere interrogato. Sotto indagine sono finiti anche due ex collaboratori di Dell’Utri che curavano per il senatore sia la sala Campanella, al primo piano del quartier generale in via Senato, sia la più esclusiva sala del settimo piano del palazzo, attigua all’abitazione di Dell’Utri, dove erano conservati ben 3000 volumi di sua esclusiva proprietà.