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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Per difendere l’Expo saranno impiegati droni, soldati e telecamere. C’è il rischio antagonisti e attacchi terroristici: la sicurezza costerà 7,2 milioni di euro. Previsti sistemi anti hacker, mura alte tre metri e 108 apparecchiature a raggi X

I «no Expo» lo stanno ripetendo in tutte le salse: «Non vogliamo fare la guerra civile». Polizia, carabinieri, esercito, servizi segreti e la struttura di sicurezza di Expo – «Expo command & control centre», il nome che fa tanto Baghdad – gli credono meno di zero. E si preparano alla cinque giorni di mobilitazione a cavallo dell’inaugurazione di Expo 2015. Dal 29 aprile quando ci sarà la prima manifestazione antifascista nell’anniversario della morte di Sergio Ramelli all’assemblea del 3 maggio al «Campeggio internazionale» nell’area di Rho-Pero, passando per il primo maggio, inaugurazione con Matteo Renzi e contromanifestazione degli «arrabbiati», D-day dell’evento.
Telecamere e rete blindata
Se poi ci mettiamo pure il rischio fondamentalismo islamico – «Expo e Giubileo sono due obiettivi», dicono gli uomini della security – si capisce perché nella periferica via Drago da mesi si stanno lucidando i monitor collegati alle 500 telecamere puntate sul sito. Per non parlare delle altre 2000 telecamere accese in città, da quelle della metropolitana a quelle dei varchi per l’area C, tutte collegate con la palazzina blindata come Fort Knox e con sistemi anti hackeraggio dove i tecnici di Selex, Cisco, Accenture, Telecom, Samsung e Came compiono gli ultimi controlli. A capo della struttura c’è Ottorino Panariello, un ex manager Telecom arruolato in Expo con l’incarico di direttore generale Division Business Planning & Control con il compito di coordinare la sicurezza nel sito grande come 170 campi da calcio, assistere anche sotto il versante sanitario i 300 mila visitatori al giorno e fornire assistenza logistica ai 145 Paesi partecipanti. Sotto di lui un ex militare dell’Arma ma la sicurezza sarà coordinata da Prefettura, Questura e Carabinieri.
Mura di tre metri
Con una telecamera attiva ogni 40 metri, Milano sarà sotto l’occhio perenne di un Grande Fratello. Il sito sarà circondato da mura e reti alte 3 metri e 15 centimetri. Gli accessi pedonali per i visitatori sono 4 con 162 tornelli e 108 apparecchiature a raggi X con rilevamento antiesplosivo per controllare le borse, più di quante ce ne sono complessivamente a Malpensa, Linate e Fiumicino. Per radiografare i passeggeri ci saranno altri 450 archetti elettronici.
Duemilaseicento uomini
La sicurezza passiva sarà garantita da droni. Ma il lavoro più grande sarà quello degli uomini in servizio per la sicurezza. Il sito è stato diviso in 84 quartieri. Ogni padiglione avrà un responsabile della sicurezza. Gli accessi saranno controllati da guardie giurate, da 52 a 719 in base agli orari. Si vogliono evitare intromissioni. Come quelle degli antagonisti che un paio di mesi fa hanno scritto su un muro «No Expo», a un passo dai padiglioni di Coca-Cola e McDonald’s, le multinazionali ritenute il simbolo di quello che non dovrebbe essere l’esposizione dedicata al nutrimento del pianeta. Ma il grosso sarà garantito da 1300 poliziotti, 700 tra carabinieri e finanzieri e 600 soldati. Mobilitati 24 ore al giorno fino alla fine di ottobre. Costo del piano a bilancio di Expo: 7 milioni e 200 mila euro.