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 2015  marzo 27 Venerdì calendario

Lo strano caso di Marco Melandri, il pilota che non vuole più correre tra i grandi. L’Aprilia l’ha spostato in MotoGp, ma lui voleva restare in Superbike. Ieri è arrivato ultimo alle prove libere

Là davanti c’è il ragazzo che ride sempre, Marc Marquez, e ci sono le due Honda che tutti pensavano più umane e invece pronti e via sono e restano extraterrestri. Là davanti, tranne il Vale Rossi che un po’ gli girano perché l’assetto va mica bene, là davanti c’è parecchia gente che sorride e regala smile a piè sospinto. Come Pedrosa a un niente, 71 millesimi, da compagno Marquez, come Aleix Espargaro con la Suzuki al rientro nel motomondo e subito tra i migliori, terzo tempo, a 4 decimi e sono cose belle. Là davanti, in fondo, sta bene anche Jorge Lorenzo, quarto, mezzo secondo più veloce di Vale Rossi solo nono a ribadire quel che già un po’ si era capito: che Jorge non è quello distratto dello scorso anno.
Là davanti sul circuito di Losail, prime libere, è dunque tutto un luccicare di Spagna e bei pensieri, mentre in mezzo al gruppo Vale Rossi ha già capito che ci sarà da sudare anche questa stagione perché «avevamo un po’ di cose da provare, ma rovino subito le gomme dietro, soffro troppo in entrata di curva, mi scivola via la moto, non sono veloce, è dura». Vale con la seconda Yamaha se ne sta a centro gruppo, tre piazze dietro la prima Ducati, quella di Petrucci, due dietro la Rossa ufficiale di Dovizioso, insomma gente d’Italia che non sorride come fanno gli spagnoli.
Questo racconta il primo assaggio di Gran premio in Qatar, ma la storia più bella resta nascosta, quasi volutamente dimenticata perché un po’ imbarazza, per cui finisce relegata in fondo ai pensieri come lo è nella classifica dei tempi. È la storia di Marco Melandri ultimo con l’Aprilia al rientro nel motomondiale. Marco caso unico, forse anche caso umano. Marco il pilota che non vuole e non voleva correre in Motogp, nella classe regina, Marco che da mesi aveva chiesto e chiede di tornare in serie B, in Superbike, dove stava bene, dove vinceva e da dove la casa veneta l’aveva prelevato perché l’uomo simbolo del marchio doveva assolutamente accompagnarla in questa difficile e frettolosa avventura in MotoGp. Marco ieri ultimo a oltre 4 secondi da Marquez, ultimo a 2 secondi dal compagno di squadra Bautista, come a ribadire quanto ripetuto tutto l’inverno e cioè che «io questa moto non la sento, non mi fido in curva, non ha grip e... voglio tornare in Superbike».
Marco storia triste e romantica al tempo stesso perché pilota di talento innegabile e perché una vicenda simile l’aveva già vissuta, anno 2008, moto Ducati, in squadra con Stoner. L’australiano vinceva e lui chiudeva con distacchi abissali. Finì addirittura sul lettino dello psicologo. Forse anche per questo, alle prime avvisaglie dei suoi malumori, l’Aprilia avrebbe dovuto innestare una veloce marcia indietro. Giusto per evitare certi déjà vu e certe frasi. Come quelle dell’altro ieri: «Cosa provo? Non certo la tensione e l’adrenalina che senti quando sai di poter lottare per la vittoria... Se sono sotto pressione? Non penso neanche di poterla mettere agli altri... La situazione? Non ho risposte da darmi e neppure aspettative».