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 2015  marzo 27 Venerdì calendario

Che fine ha fatto Anna Duritskaya? Si sono perse le tracce della fidanzata di Nemtsov, l’oppositore russo ucciso a Mosca un mese fa. E il dubbio rimane: è una spia o solo una testimone dell’omicidio?

Dov’è Anna? «Dove volete voi, ma qui non c’è mai stata...». Settimo piano, appartamento 86 di Ulitsa Dekabristov: la via dei Decabristi, quelli che combattevano lo Zar. Dicevano che i corpi speciali sorvegliano la casa: non la guardano nemmeno i vicini, cinque porte sul pianerottolo buio, chiuse e mute. Raccontavano che qualche sera fa era suonato il telefono, insulti e minacce nel bilocale, e subito era scattato il programma di protezione: la luce è staccata, polvere di mesi, il silenzio dell’abbandono. Le scale odorano di cavolo, in questa storia che puzza di bruciato. Una ragazza in accappatoio apre l’uscio di fianco: «È un indirizzo falso – risponde pettinandosi —. L’ho letto sui giornali, ma io sono qui da cinque anni e lei non ci ha mai abitato. Fino a qualche mese fa, veniva a dormirci ogni tanto un militare, non so chi fosse...». Una risatina: «Di sicuro, non era una modella!...».
Dov’è finita Anna? Spaurita, sparita. A rifarsi una vita, perché i lineamenti sarebbe un peccato. È trascorso un mese dalla sera sul ponte Bolshoi Moskvoretski, i quattro colpi di pistola alle spalle di Boris Nemtsov mentre passeggiava con la sua giovanissima fidanzata, e «solo quattro persone in Ucraina sanno dove diavolo si sia nascosta Anna Duritskaya», dicono i reporter del Kyiv Post : «Il presidente Poroshenko, il premier, il ministro dell’Interno e il capo dei servizi segreti Sbu». Anche mamma Inna ha consegnato un certificato di malattia all’ospedale numero 2, dov’è infermiera, e nessuno l’ha vista più. Il fratello Bogdan ha detto addio a tutti, un’altra scuola in un’altra città, dopo una telefonata dal ministero dell’Istruzione al suo ginnasio: «Gli ho consegnato il materiale scolastico – dice il preside, Volodimir Tkatchenko – e gli ho augurato buona fortuna. Ne ha bisogno soprattutto sua sorella: impossibile che un oppositore di Putin venga ammazzato senza il permesso del potere...».
Testimone di nulla o forse di troppo. Spia per scelta o fidanzata per caso. Anna ha cancellato le tracce senza risolvere l’enigma: perché quella sera fu risparmiata? E perché i russi si fidarono della sua versione – «non ho visto niente» —, lasciandola partire subito e per sempre? Non si sa dov’è, si sa poco chi è. «Altezza: 1,77. Seno: 84. Vita: 63. Fianchi: 90. Scarpe: 38. Capelli: castani. Occhi: blu». Nata l’anno dell’indipendenza ucraina, 1991, in questa cittadina di betulle e trebbiatrici a 80 chilometri da Kiev. Papà muratore a 250 euro al mese, buone scuole nonostante il reddito: la National Economical University, duemila euro l’anno. S’è dichiarata fotomodella e attrice, ma sulle passerelle nessuno la conosce e nel cinema neppure. Non si stupisce la sua professoressa, Larisa Anatoliivna Nikolenko, che le ha fatto da relatrice per la tesi di laurea – titolo: «Amministrazione e controllo dei capitali privati nelle società» – e non ha mai creduto a quel che Anna raccontava: «Una studentessa molto brillante. Un giorno, mi dice che suoi compagni di corso l’hanno iscritta per gioco a un concorso di bellezza: uno sponsor l’ha notata e indirizzata a un agente di modelle, insomma se ne va... Quand’è tornata da Mosca la prima volta, non la riconoscevo. Elegante, ben truccata. Lei che è sempre stata una timida, un po’ anonima. Non ho mai osato chiederle che cosa facesse là, esattamente...». Amodels, Kiev Casting, Grand Models: non sono famose le scuderie di bellezza ucraine che hanno ingaggiato Anna. Qualche catalogo commerciale, hostess a un convegno turistico. Un breve impiego in banca. Fino alla Peter Listerman, che ogni ragazza di Mosca sa che scorciatoia sia: serate eleganti con ricchi signori. È lì, dicono, che Anna conosce Nemtsov. È più vecchio di 32 anni, mamma Inna è contraria, ma lei ci si fidanza. Un rapporto pesante: lui ha mille amiche, quattro figli da tre donne diverse. Modi spicci, non esattamente un gentleman: «Che si fotta! – il politico è intercettato un giorno al telefono, mentre urla d’una giornalista che l’ha attaccato —. La p... è lei! Solo perché non l’ho sc...ata, lei mi sbatte sul giornale!...». Quando Anna resta incinta, lui la porta ad abortire in una clinica svizzera e caso vuole sia la stessa, scrive un sito, dove nascerà l’ultima figlia di Putin. Le donne, un (mica tanto) cavaliere, le armi, gli amori. Facile buttare lì, come ha fatto il Cremlino, che l’oppositore sia stato ucciso per una banale storia di femmine. «Anna è in uno stato mentale pessimo e l’unica protezione che ha chiesto è dai giornalisti», spiega il suo avvocato, Vadim Prokhorov, ma una cosa l’avrebbe detta: la gelosia non c’entra. A Mosca hanno arrestato i musulmani ceceni: la prova che prova poco, 85 mila dollari nelle tasche dei sicari; il fragile movente, le parole in difesa di Charlie Hebdo. A Kiev non ci crede nessuno: Nemtsov incolpava Putin d’essersi imboscato i soldi delle Olimpiadi di Sochi e di mentire sui parà in Ucraina. Soprattutto «faceva da ponte fra la Russia, noi e l’Occidente», ricorda il presidente Poroshenko: aveva fornito la lista nera delle persone e delle società da colpire con le sanzioni, scrive il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine, e toccato il patrimonio dello zar Vladimir. Queste cose le sapeva anche Anna?