Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 23 Lunedì calendario

Mezza sigaretta in dieci ore: «È stato un altro miracolo di San Gennaro». Così il cardinale Crescenzio Sepe, abituato ad aprire un paio di pacchetti al giorno, non teme di mischiare sacro e profano in una battuta

Non aveva dormito la notte prima e non gli è riuscito molto nemmeno quella successiva alla visita di papa Francesco. «Recupererò, non è un problema». Passi per il sonno, ma come ha fatto anche a non fumare per più di dieci ore? «Quello è stato un altro miracolo di San Gennaro». 
Abituato ad aprire regolarmente un paio di pacchetti di sigarette al giorno, e in quanto arcivescovo di Napoli depositario del prodigio della liquefazione del sangue del patrono, il cardinale Crescenzio Sepe non teme di mischiare sacro e profano in una battuta che, per quanto lui sia originario della provincia di Caserta, ne esprime tutta la napoletanità. 
Un tratto caratteriale che ha avuto un peso non secondario nella perfetta riuscita della visita pastorale di sabato. Sepe ne è stato protagonista non solo in quanto arcivescovo della città che accoglieva il pontefice, ma anche per il suo modo di gestire gli eventi, pure quelli imprevisti. La storia delle monache di clausura, che il Corriere ha raccontato ieri e che con il video girato in Duomo sta facendo il giro del web, ne è la dimostrazione perfetta e anche più esilarante. Le clarisse e le altre in libera uscita straordinaria che circondano il Papa, e il cardinale che, inascoltato, le richiama in dialetto tra le risate dei presenti in cattedrale. «No, non mi sono arrabbiato, perché le capisco: un sacerdote, una suora, possono avere tante occasioni di vedere un Papa, ma a loro quando ricapiterà? Solo che per abbracciarlo lo stavano facendo cadere. E poi una di loro, la priora di un nostro convento che è incontenibile, non sta mai ferma, presa dall’entusiasmo non si è accorta che stava poggiando il braccio su una candela accesa: sai che succedeva se prendeva fuoco l’abito? Perciò sono intervenuto». 
Ma dopo non le ha riprese. Anzi, ha raccomandato al Papa di fare colazione con i biscotti che le monache gli hanno regalato. «Buonissimi, li fanno loro e li danno sempre pure a me. Io tutte le mattine li metto nel latte». 
Sabato invece è andato avanti a caramelle. «Veramente mezza sigaretta ce l’ho fatta a fumarla, ma solo quella». Certo dal Papa non si è mai allontanato: «E ho visto attimo per attimo quanto fosse entusiasta e commosso». E si è pure lasciato mettere il casco: «Quello però lo sapeva, non è stata una sorpresa. Gli avevo chiesto di partecipare alla campagna della nostra curia sulla sicurezza stradale. Gli avevamo fatto fare pure il casco su misura, solo che è venuto un po’ stretto: per farglielo entrare abbiamo dovuto incasare (spingere, ndr ) un poco».