la Repubbblica, 6 marzo 2015
L’albergo, la benzina e il caffè. Quando la ripresa si vede nella vita di tutti i giorni. Gli italiani hanno pian piano ricominciato a fare le vacanze in hotel, a mettere il pieno all’auto e a prendere il cappuccino al bar. Lo dicono le tendenze rilevate da Conad e Coop sui cambiamenti nelle abitudini di consumo
Non è l’alfabeto della ripresa, e non potrebbe esserlo: una delle parole chiave che la crisi ha insegnato agli italiani è prudenza. Potrebbe diventare invece un piccolo alfabeto dei segnali di speranza che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Non la luce in fondo al tunnel ma qualche lampadina accesa nel buio, di quelle che molti possono incontrare tutti i giorni.
LE VACANZE
La prima parola dell’alfabeto è albergo. «Gli italiani tornano negli alberghi italiani», segnalano gli analisti dell’associazione di categoria. Non è un ritorno di massa ma «è un incremento costante». Si accompagna alla fine della fascinazione per gli agriturismi. «Il segnale positivo del ritorno dei turisti italiani in Italia – spiegano in Federlaberghi – è importante perché quella era la fascia di utenti più colpita dalla crisi. Sono gli italiani che avevano rinunciato alle vacanze o sceglievano di trascorrerle dai parenti. Ultimamente una parte di loro ha scelto di tornare a trascorrere qualche giorno in una struttura alberghiera».
IL CIBO
Nei giorni scorsi Francesco Pugliese, ceo di Conad, ha raccontato la storia che si nasconde dietro la seconda parola del nostro alfabeto: biscotti. «Pensavamo che il calo delle vendite di biscotti per la prima colazione fosse dovuto alla crisi – ha detto Pugliese – ma abbiamo dovuto ricrederci». Il calo dei dolciumi da prima colazione era segnalato in un’indagine commissionata da Conad alla Nielsen. «In realtà – dicono in Conad – abbiamo visto che almeno una parte dei clienti diminuisce il consumo di prodotti per la prima colazione perché è tornata, anche saltuariamente, a prendere cornetto e cappuccino al bar». Piccoli segnali, non la clamorosa inversione di tendenza, certo. Non dissimile la tendenza che segnala Francesco Cecere, direttore marketing di Coop citando un altro vocabolo del nostro alfabeto, la farina: «Abbiamo notato una diminuzione dell’acquisto di farina e zucchero, soprattutto nelle zone rurali e, in genere, nel Sud». Sono le aree meno ricche ma anche quelle dove è rimasta l’abitudine a cucinare in casa pane e biscotti partendo dalle materie prime, una scelta che in tempi di crisi fa risparmiare qualche soldo. Parallelamente, e lo confermano sia l’indagine della Nielsen sia le analisi della Coop, è in grande espansione il consumo dei «free from», il termine inglese che definisce l’ampio scaffale dei prodotti dietetici, senza zuccheri, senza glutine, senza latte, ecc.: negli ultimi due mesi le vendite sono aumentate del 25 per cento. Insomma, passata la parte più difficile della crisi, si torna ad abbandonare la cucina fai da te poco costosa per acquistare il piatto pret à porter: «I piatti preparati, come zuppe e insalate, stanno crescendo del 10 per cento», dice Cecere. Sull’altro versante del pubblico, quello del consumo di qualità «si torna a vendere bene il parmigiano stagionato 30 mesi mentre ultimamente il pubblico si orientava su quello a stagionatura inferiore».
LA CASA
C’è un altra parola che ci dice invece quanto la crisi non sia completamente superata: detersivo. «Il pubblico – dicono in Coop – continua a ridurre i consumi di detersivi. Prima della crisi avevamo conosciuto un vero e proprio boom dei prodotti per la casa. Dal 2008 gli italiani hanno deciso che quello poteva essere un settore su cui risparmiare senza gravi conseguenze. E continuano su quella strada». Addio superbrillantanti, lustracciai e altri magici ritrovati per cucine splendenti e pavimenti a specchio. La crisi ci lascia case un po’ più opache ma meno costose, almeno nella manutenzione.
Il calo dei prezzi nel settore immobiliare è una delle spiegazioni di un altro fenomeno che sembra dare qualche speranza. La parola chiave è prestito. «Dalla fine del 2013 le domande di mutui per la casa hanno ricominciato a salire», spiega Maurizio Liuti di Crif, leader mondiale nel credito e anche nella non semplice operazione di recuperare crediti scaduti. Nel 2012 le richieste di mutuo erano crollate in Italia del 41 per cento. Una parte della ripresa dei finanziamenti, diventata più consistente nel 2014, è legata alla possibilità di ricontrattare precedenti mutui con tassi di interesse più bassi. Ma quel che colpisce di più è il risveglio della domanda di prestiti da parte delle famiglie. Finanziamenti legati al rinnovo dell’arredamento o dell’auto ma anche a non meglio specificate «esigenze personali»: l’anticipo per lo sfizio è cresciuto nel solo mese di febbraio del 10 per cento.
L’AUTO
Uno dei settori più osservati in macroeconomia è quello dell’automobile. In questo caso però la parola chiave non è auto ma carburante. Perché l’acquisto di vetture nuove è solo la punta dell’iceberg: «I dati dice Gian Primo Quagliano, del Centro Studi Promotor di Bologna – ci dicono che durante la fase più dura della crisi molti italiani hanno rinunciato a fare il pieno lesinando sulla benzina e riducendo gli spostamenti all’essenziale». In gennaio il consumo di carburanti in Italia è salito dello 0,4 per cento, un piccolo segnale di incoraggiamento. Ma il dato microeconomico più incoraggiante viene da chi i poveri li incontra tutti i giorni nei centri di ascolto: «Abbiamo notato – dice Pierluigi Dovis, direttore della Caritas di Torino – che ultimamente la situazione dei tanti che ci chiedono assistenza non è peggiorata. Significa che vivono con grande difficoltà ma, per esempio, hanno ottenuto una proroga del contratto precario». Non c’è, evidentemente da lanciarsi in trionfalismi fuori luogo. Ma forse la fase più grave della crisi è alle spalle.