Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 05 Giovedì calendario

Calcio, musica, ragazze, qualche spinello: Jihadi John, un adolescente come tanti altri, cresciuto tra le strade alberate di North Kensington, Maida Vale e St John’s Wood. Scuole statali, tanti amici, un amore: Ahlam Ajjot, compagna di liceo

Calcio, musica, ragazze, qualche spinello: un adolescente come tanti altri, cresciuto tra le strade alberate di North Kensington, Maida Vale e St John’s Wood. Scuole statali, tanti amici, un amore: Ahlam Ajjot, compagna di liceo. «Aveva perso la testa, la seguiva dappertutto», racconta chi lo ricorda con la divisa bianca e grigia della Quintin Kynaston Academy. Nessuna laude accademica, scarsi anche i problemi sociali. Niente che indicasse cosa celava il futuro.
Il Mohammed Emwazi «tranquillo e silenzioso» che ricorda la preside Jo Shuter oggi è il terrorista spiato, disumano che decapita gli ostaggi dell’Isis, Jihadi John – il soprannome deriva dall’accento inglese – ricercato numero uno al mondo. «Tuttora quando sento il suo nome per radio, in televisione, mi vengono i brividi», sottolinea Shuter, incredula. «Era un ragazzo serio, che si applicava nello studio». Il motto della Quintin Kynaston, nel quartiere di St John’s Wood, è «non tolleriamo l’intolleranza». «Gli studenti all’epoca – ricorda Shuter – erano al 70% musulmani, io sono ebrea, ma non è mai stato un problema: il clima era di dialogo e di rispetto per la cultura altrui».
La scuola è stata nel 2006 una delle accademie di Blair, un istituto portato ad esempio dall’allora primo ministro per come si era modernizzato, come aveva affrontato i suoi problemi sociali, trasformandosi in un liceo tecnico con studenti determinati a conseguire ottimi risultati. Shuter veniva citata come la preside preferita di Blair. Ma non era tutto oro: gli allievi di QK ogni tanto pestavano gli studenti della scuola di fronte, l’American School, la scuola – ironia della sorte – più cara di Londra. La stessa Shuter era stata costretta a dimettersi nel 2013 per uso improprio dei fondi del suo liceo.
Detto ciò, Emwazi è cresciuto nel melting pot londinese grazie a sussidi e agevolazioni govarnativi. Nato in Kuwait, arrivò nel Regno Unito nel 1993 con i genitori e i fratelli, apoli di, accolti come profughi e sistemati nel centro della capitale. Il Daily Mail, tabloid filoconservatore che non nasconde la sua antipatia per gli emigrati, ha ricostruito il filo finanziario che ha permesso alla famiglia di vivere in zone relativamente affluenti. Un primo appartamento a Kensington, successivamente il trasloco a Maida Vale, poi a Queen’s Park. L’ultimo affitto – di 450 sterline a settimana – secondo il giornale viene ancora pagato dallo stato, nonostante la legge preveda la sospensione di ogni contributo 13 settimane dopo il trasferimento. La famiglia Emwazi ha lasciato il Regno Unito per il Kuwait 5 anni fa, ma sembra che per un periodo il padre, Jassem, sia tornato regolarmente a Londra. Stando al Daily Mail la famiglia sarebbe costata al contribuente sul mezzo milione di sterline. Possibile che l’affitto sia ancora attivo? Il comune di Westminster non commenta.
A parte la madre Ghaneya, gli Emwazi hanno passaporto britannico e il governo di Londra potrebbe chiedere l’estradizione. Jassem si dice sconvolto: girano voci false, fa sapere attraverso il suo legale a Kuwait City. Non è vero che lui e la moglie abbiano riconosciuto il figlio in un video dell’Isis già sei mesi fa. Non è per niente certo che Jihadi John sia il loro Mohammed. Sui giornali si inseguono le spiegazioni della sua trasformazione. «A 11 anni è andato a sbattere contro un palo mentre giocava calcio, si è fatto male, quando è tornato non era più lo stesso», racconta un compagno delle elementari. «È stato vittima del bullismo», dice chi lo conosceva a Quintin Kynaston. «Con le ragazze temeva che gli puzzasse l’alito. A 16 anni era finito in un gruppo di fondamentalisti».
I servizi segreti britannici lo avevano cercato di reclutarlo. La loro diffidenza lo ha spinto a imboccare la strada del terrorismo, sostiene l’organizzazione Cage, che difende le comunità toccate dalla guerra contro il terrore. Il sindaco di Londra Boris Johnson non ci crede: «Qui è stato trattato bene. La responsabilità è solo sua».