Libero, 3 marzo 2015
Basta austerity, ora Berlusconi ha deciso di spendere. Era dal gennaio 2012 che il Cavaliere rispettava il “patto del fagiolino” stretto con la Pascale
Silvio Berlusconi deve avere sviluppato da gennaio di quest’anno una particolare allergia ai patti, di qualsiasi natura essi siano. Nel giro di poche settimane – di chiunque sia la responsabilità – ne sono saltati in aria ben tre: il patto del Nazareno con Matteo Renzi, il patto degli spinaci con Matteo Salvini, e alla fine perfino il patto del fagiolino.
Meno noto e politico degli altri due, è quello che il leader di Forza Italia aveva stretto fin dal Natale del 2011- data del fidanzamento ufficiale – con la nuova compagna Francesca Pascale. Aveva un solo contenuto: risparmiare, e non scialare più perché il periodo lo sconsigliava anche a un milionario come Berlusconi. Appena arrivata ad Arcore, la Pascale aveva scoperto che grazie a quel flusso di denaro continuo e poco controllato in casa Berlusconi, l’amministrazione di casa pagava i fagiolini anche dieci volte il loro prezzo di mercato. Non solo, ma gli anni che avevano preceduto quel Natale 2011 erano sotto gli occhi di tutti: cene eleganti, regalìe a decine di ragazze (le Olgettine), feste in villa, salvadanaio sempre rotto. Basta: con il patto del fagiolino, è iniziata l’era del risparmio per Berlusconi. Che è durata da gennaio 2012 fino al gennaio 2015, quando dopo quattro anni di cinghia più o meno tirata per ascoltare i consigli della fidanzata, Berlusconi è tornato ai bei vecchi tempi. E si è messo in tasca prelevandoli dalle riserve straordinarie dei suoi forzieri ben 52,6 milioni di euro per le spese di questo 2015. Una svolta, perchè fin qui il patto del fagiolino aveva davvero resistito a qualsiasi tentazione.
Tanto per fare due cifre, che rendono bene l’idea. Nel gennaio 2009 Berlusconi aveva prelevato dalle sue holding che controllano Fininvest ben 159,3 milioni per le spese personali dell’anno. Nel gennaio 2010 l’allora Cavaliere si era messo in tasca un argent de poche di 135,8 milioni di euro da spendersi durante l’anno. E anche nel gennaio 2011 il prelievo di Berlusconi per le spese ordinarie e voluttuarie era stato consistente: 127,5 milioni di euro. Poi è arrivata la Pascale, con il patto del fagiolino e la richiesta di risparmiare un po’ di più. E Berlusconi ha onorato l’intesa.
A gennaio 2012 la cifra prelevata è stata ridotta di dieci volte: 13, 4 milioni di euro, poco più di un milione al mese da spendere. Troppo? E allora cifra buona per un biennio: a gennaio 2013 dalle holding che controllano Fininvest non è stato preso nemmeno un centesimo: zero assoluto. Forse esagerato anche quello. Però il patto del fagiolino ha tenuto anche nel 2014. A gennaio dell’anno scorso per esempio grazie ai dividendi Fininvest le quattro holding controllate da Berlusconi (prima, seconda, terza e ottava) avevano fatto registrare 59,86 milioni di euro di utile. Lui li ha guardati pensando ai vecchi tempi, ha stretto i denti e ne ha accantonati per il futuro 56,34. In tasca si è messo per l’intero 2014 un assegno da 3,5 milioni di euro. Ma nel 2015 il salvadanaio non ha più tenuto.
I bilanci delle holding di Berlusconi vengono ogni anno approvati fra la metà e la fine del mese di gennaio, distribuendo in quella occasione i dividendi relativi al bilancio che si è chiuso il 30 settembre dell’anno precedente. Quest’ano le quattro holding erano sostanzialmente tutte in perdita, e quindi c’era da attendersi un rispetto forzoso del patto del fagiolino stretto con la Pascale. E invece a ciascuno dei 4 cda l’azionista delle holding (Berlusconi) ha chiesto e ottenuto la distribuzione di un dividendo extra preso dalle riserve straordinarie (dal fieno messo in cascina per lustri). Più di 18 milioni dalla holding ottava, altri 14,9 milioni dalla holding prima, e ancora 13 milioni dalla holding seconda. Infine 6,6 milioni dalla holding terza. In tutto fanno 52 milioni, 653mila 936 euro e 32 centesimi. Prelevare dalle riserve straordinarie delle sue società non è usuale per il fondatore del gruppo Fininvest.
E in effetti quest’anno un motivo particolare per il ritorno a spendere c’era. Pochi giorni dopo (e Berlusconi lo sapeva) la Fininvest avrebbe distribuito anche alle 4 holding del suo principale azionista un dividendo extra che veniva dalla vendita del 7,79% di Mediaset sul mercato per 377 milioni di euro (il titolo è salito molto nell’anno del patto con Renzi, e quella cifra è stata ribattezzata il dividendo del Nazareno). Nelle casse di Berlusconi appena spogliate si sono poi riversati 50,9 milioni di euro, meno di quelli prelevati a gennaio (la differenza è di 1.725.141,5 euro), ma in grado di ristabilire le riserve delle società e continuare a guardare il futuro seduto su un bel pacco di milioni. Infatti oggi dopo il prelievo e il successivo dividendo straordinario restano in cassa immediatamente distribuibili ancora 351 milioni, 516 mila 54 euro e 48 centesimi in grado di sfamare generazioni con i famosi fagiolini...