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 2015  marzo 03 Martedì calendario

Caso De Luca, è già pronta la legge ammazza-Severino. Presentata alla Camera da Bonavitacola, braccio destro dello «Zar di Campania». Elimina l’abuso d’ufficio dalle cause di ineleggibilità

Nei cassetti della Camera è arrivata in tempi non sospetti, subito dopo la condanna di Luigi De Magistris. E lì è rimasta, in attesa che la commissione Affari Costituzionali la prendesse in mano. Ma adesso è arrivato il momento di tirarla fuori, e pure di fretta. In quella proposta di legge c’è la modifica alla legge Severino che può tirare fuori dai guai Vincenzo De Luca, appena proclamato dalle primarie candidato del Pd alla presidenza della Regione Campania.
L’asso nella manica di De Luca porta la firma di un suo fedelissimo, l’avvocato salernitano e deputato del Pd Fulvio Bonavitacola. Se Berlusconi si appella all’Europa contro la retroattività della Severino, se la Consulta deve pronunciarsi sul parere chiesto da de Magistris e da un consigliere regionale pugliese, Bonavitacola ha intuito che c’era un’altra via da percorrere: togliere l’abuso d’ufficio dai reati che determinano la sospensione e la decadenza dalle cariche elettive. Ovvero, eliminare il problema alla radice. È l’abuso d’ufficio quello che ha portato alla condanna di De Magistris (per la verità, per questioni che riguardavano la sua attività di magistrato, non quella di sindaco) ed è l’abuso d’ufficio che pesa su Vincenzo De Luca. “La legge Severino – spiega Bonavitacola – ha una scarsissima tutela per gli amministratori, che possono incorrere facilmente nel reato di abuso di ufficio”. Spiega il deputato Pd che quella fattispecie non era indicata nell’elenco dei reati che già una legge del 2000 prevedeva per l’incandidabilità alle cariche pubbliche locali. E aggiunge che la legge delega con cui il Parlamento affidò al governo Monti il compito di redigere la Severino prevedeva sì l’aggiunta di nuovi reati, ma solo quelli relativi a casi di “grave allarme sociale”. Categoria entro la quale, ragiona, non può rientrare l’abuso d’ufficio.
Sostiene Bonavitacola che da parte di Monti e dei suoi compagni di governo ci fu un eccesso di zelo, dovuto alla “smania” di presentarsi alle elezioni con la patente di “moralizzatori” del Paese. Non è il solo, per la verità, a ricordare come, in quella fine di dicembre del 2012, la stesura della legge avvenne in modi francamente singolari: restò all’esame delle commissioni della Camera solo per 48 ore, al Senato addirittura 24, tre giorni prima che il Parlamento venisse sciolto. “Fermo restando che in quella legge c’è un rigore che ha ridato credibilità al Paese – spiega oggi il deputato Pd Francesco Sanna – andrebbero rivisti molti aspetti, a cominciare dal rapporto con gli uffici anticorruzione”. L’attenzione, in quel frangente, era già rivolta altrove. E nei corridoi del palazzo, perfino i funzionari degli uffici legislativi dei ministeri confessano che, col senno di poi, quella legge non l’avrebbero scritta in quel modo.
Così è cominciata la trafila per smontarla. Per De Luca si tratta di una “battaglia di civiltà giuridica”. E si fa forte delle parole del vicesegretario Pd Debora Serracchiani che, tre giorni fa, aveva chiesto “chiarezza” su una legge che, nella sua attuazione, ha creato situazioni di “incertezza” come quelle di Napoli e Salerno.
Già perché, come noto, in entrambi i casi, alla sentenza di condanna e alla conseguente sospensione dall’incarico, è immediatamente seguito un ricorso e un altrettanto rapido reintegro nelle funzioni di primo cittadino. Difficile immaginare che l’eventuale elezione a governatore campano segua un percorso diverso. “Chiariamoci – spiega ancora Bonavitacola – De Luca è candidabile ed è eleggibile. Verrà proclamato, nominerà la giunta, arriverà la sospensione, si farà immediato ricorso e il Tar sospenderà la sentenza. Sarebbe compito del Parlamento avere nel frattempo sanato questa situazione, senza aspettare il parere della Consulta”. Bonavitacola ha già allertato il presidente della commissione Affari Costituzionali Francesco Paolo Sisto (che fa sapere: “Va a finire che quella legge alla fine si applica solo a Berlusconi”). La modifica va fatta in fretta anche se, assicura il braccio destro di De Luca, “non c’è il patema di maggio”. Ci penserà il Tar, prima. Ma il Parlamento – chiosa la deputata campana Luisa Bossa – “non può vanificare il lavoro fatto in questi mesi: bisogna trovare un modo per sanare il vulnus. I cittadini hanno dato fiducia a De Luca, domenica è stata una bella giornata di democrazia, non facciamoci del male”.