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 2015  marzo 03 Martedì calendario

Riforma della scuola, a sorpresa salta il decreto, si riparte con un disegno legge. Renzi spiega: «Non siamo dittatorelli, bisogna passare per il Parlamento, come chiesto dal presidente Mattarella»

Salta il decreto legge sulla riforma della scuola che avrebbe dovuto essere approvato dal Consiglio dei ministri oggi. Ieri, in tarda serata, il colpo di scena su quello che alle opposizioni e ai sindacati già sembrava un decreto extralarge non suffragato dai requisiti di necessità e urgenza previsti per un provvedimento di questo tipo. Oggi il governo si limiterà a varare un disegno di legge, chiedendone l’approvazione in tempi certi, ma rimettendosi di fatto alla volontà del Parlamento.
Lo scopo lo ha spiegato lo stesso Renzi ai suoi collaboratori: dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non che la vigilia all’interno della maggioranza sia stata tranquilla: basti pensare al pressing dei quarantaquattro deputati a favore degli sgravi fiscali per chi manda i figli alla scuola paritaria. Una scelta di campo non gradita alla minoranza interna del Pd.
Renzi però ha cercato di spostare l’attenzione su un’altra questione, quella dei rapporti con l’opposizione. Ai suoi ha detto di essere stufo per l’accusa di guidare un governo di «dittatorelli» mossa dai leghisti e dal capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta. Di qui la brusca frenata, che ha sorpreso perfino qualche ministro, in primis il titolare dell’Istruzione Stefania Giannini, ma è stata subito accolta con soddisfazione da Brunetta. Apprezzamento per le «intenzioni non più muscolose» del premier, è stato manifestato su Twitter da “Il Mattinale”, la nota politica del gruppo di Forza Italia di Montecitorio.
Resta il nodo dei tempi. Il decreto scuola prevedeva infatti un corposo pacchetto di interventi: dagli scatti di merito per gli insegnanti agli sgravi fiscali per chi va alle scuole private, ma soprattutto l’assunzione di 160mila precari entro settembre, quando inizierà il nuovo anno scolastico. E ora non sono pochi, anche all’interno del governo, a temere che sarà ben difficile onorare questa scadenza.
Renzi non dispera: se tutti saranno rispettosi e attenti, ha spiegato ai suoi, se non ci sarà ostruzionismo, allora le ragioni dell’urgenza saranno garantite anche dal normale dibattito parlamentare. Una sfida in positivo, si spiega nell’entourage del premier, sui contenuti e sul metodo. Ma a questo punto, tutto il progetto di riforma rischia un brusco rallentamento rispetto alla tabella di marcia annunciata dal premier non più tardi di una settimana fa quando, in occasione dell’anniversario dell’insediamento del governo, disse che il decreto sarebbe stato approvato nel successivo Consiglio dei ministri.