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 2015  marzo 03 Martedì calendario

Salvini conferma la candidatura di Zaia e commissaria le elezioni in Veneto. Chiusa la polemica con Tosi, si apre una scissione della Lega e il leader del partito se la prende con il sindaco di Verona: «O lascia la sua Fondazione o è fuori. Nessuno può avere due tessere in tasca»

«Lo Statuto è chiaro: un militante può essere iscritto solo alla Lega, non ad altri movimenti. Quindi abbiamo deciso di chiedere a tutti di scegliere, entro una settimana, quale tessera avere in tasca». Così parlò Matteo Salvini ieri in via Bellerio, al termine di un Consiglio federale della Lega cui è stata ricordata una regoletta che tutti fingevano di aver dimenticato. Chi ha in tasca due tessere è Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona ma anche fondatore di Ricostruiamo il Paese, ennesimo movimento di rifondazione del centrodestra.
La decisione del sinedrio leghista chiude la polemica Zaia-Tosi sulle liste per le regionali in Veneto e apre probabilmente una scissione della Lega. Perché è più di un aut aut: è molto difficile credere che Tosi rinuncerà alla tessera del movimento che ha fondato. Il classico ultimatum inaccettabile, insomma. «Ci hanno dato i sette giorni, come alle donne di servizio», chiosava infatti un tosiano di provata fede, e pazienza se il preavviso per le colf era di otto. Il risultato è identico: il licenziamento.
Questo il succo di una riunione lunga (quattro ore e mezzo rispetto alle tre previste) e «non cordiale», parola di Borghezio. La ricandidatura di Luca Zaia a governatore del Veneto è stata approvata all’unanimità. L’ha votata anche Tosi, che in effetti non aveva mai contestato la persona ma molto il metodo. L’ultimatum invece è passato a maggioranza, con alcune astensioni e voti contrari, compreso ovviamente quello del sindaco. L’altra decisione è stata quella di nominare Gianpaolo Dozzo, leghista trevigiano di lunghissimo corso, «commissario per le regionali». Per Salvini dovrà «accompagnare la Lega alle elezioni», «trovare una sintesi fra differenti sensibilità» (qui siamo in puro democristianese) e fare da «mediatore» fra i due litiganti avendo «l’ultima parola» (però si è saputo subito da sponda tosiana che il sindaco e il commissario-mediatore non si amano). «Non è un commissariamento, Tosi resta segretario della Liga e la formazione delle liste spetta ai veneti», giura Salvini. Precisando subito, però, che ogni decisione sulle alleanze resta a lui.
Il resto dei detti di Salvini è pura vaselina. Eccone un florilegio: «Ha vinto il Veneto, non ha vinto Salvini», «Nessuno ha vinto e nessuno ha perso», «La Lega è compatta, quelli che si aspettavano spaccature e sfighe varie sono rimasti male» e perfino (subito dopo da Vespa) «Nella Lega c’è spazio per persone in gamba e Tosi è persona in gamba». Prima era stato più ironico, o forse sfottente. Segretario, che cosa farà Tosi? «Tutti faranno la scelta più saggia». Come vi siete lasciati? «Bene». E Tosi com’era quando è uscito? «Felice».
In realtà, Salvini ha fatto due conti. I sondaggi danno a Zaia un vantaggio dai 15 ai 20 punti sulla sfidante dem Alessandra Moretti, che non convince nemmeno diversi dei suoi. Una lista Tosi è accreditata del 10-12%. Dunque, i margini sarebbero meno larghi, ma Zaia potrebbe vincere anche senza Tosi. Il quale per ora tace, dice di meditare, ma ha già le valigie e magari qualche alleato (per esempio, l’Ncd) pronti. Nelle urne non può vincere, ma può far perdere Zaia.
Infine, il resto della conferenza stampa di Salvini, tutto sulla marcia su Roma di sabato. Per rimbalzare le accuse di sdoganare i fascisti («Fascismo, comunismo, roba da libri di storia»), rivendicare i numerosi «vaffa» («I moderati ormai sono una categoria dello spirito e comunque ne dicono più di me») e annunciare repliche «a Firenze o a Genova». A Verona non è il caso.