Corriere della Sera, 3 marzo 2015
Di fronte all’offerta pubblica di acquisto lanciata da Mediaset sulle torri tv Rai Way, la Rai ha fatto sapere ufficialmente che non può scendere sotto il 51% della controllata. Ma la partita non sembra chiusa così
La Rai mette le mani avanti: di fronte all’offerta pubblica di acquisto e scambio (opas) lanciata Ei Towers (Mediaset) sulla società delle torri tv Rai Way, Viale Mazzini specifica che non può scendere sotto il 51% della controllata. Ma, seppure attesa viste le dichiarazioni dei giorni scorsi del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la posizione non sembra chiudere la partita.
I mercati ieri hanno continuato a scommettere sugli sviluppi successivi dell’opas: il titolo Rai Way è salito ancora dello 0,25% e quello di Mediaset del +0,15% mentre Ei Towers ha ripiegato a -1,86%. Il ragionamento degli operatori è che dopo la quotazione di novembre alla Rai è rimasto in mano il 65% di Rai Way e di conseguenza ci sarebbe il 14% disponibile.
Ieri alla Consob il consiglio della Rai presieduto da Anna Maria Tarantola ha risposto che «anche alla luce delle posizioni espresse pubblicamente dai competenti organi istituzionali, l’attuale quadro normativo e provvedimentale di riferimento, a cui Rai deve necessariamente attenersi e rispetto al quale non ha margini di autonomia per discostarsene, prevede il mantenimento in capo alla stessa del 51% del capitale sociale di Rai Way».
Dal fronte del gruppo della famiglia Berlusconi vedono però il bicchiere mezzo pieno. Ei Towers «ribadisce che l’offerta è pienamente valida e legittima» e che «non esiste alcuna norma di legge che imponga il mantenimento del 51%». Per di più – è la lettura ufficiosa – la nota Rai non contesterebbe la legittimità dell’offerta ma rimanderebbe la partita nel campo della politica. E, guardando al governo, a Cologno Monzese vengono lette come una prima apertura le dichiarazioni del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, secondo il quale nel settore delle torri di tlc si stanno imponendo nei Paesi occidentali due modelli: «l’operatore puro» o «un soggetto in cui il controllo pubblico assicuri questa stessa funzione» e in entrambi i casi la separazione della società dei contenuti da quella dell’infrastruttura è «una condizione per un mercato realmente aperto, competitivo ed equo». Ma nel governo «non c’è una discussione sul modello» da seguire.
Si vedrà nei prossimi giorni se le diplomazie troveranno un compromesso. Mediaset tecnicamente può modificare l’offerta, magari accettando una quota inferiore nella futura Rai Way-Ei Towers. Il settore delle infrastrutture tlc è in fermento: ieri Wind ha venduto 7.377 torri alla spagnola Abertis Telecom (assistita da Mediobanca), che ha pagato 693 milioni per il 90% del veicolo Galata. Intanto il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, ha detto che l’ipotesi di un polo con Ei Towers e Rai Way «non è un’operazione sul tavolo».