la Repubblica, 3 marzo 2015
«Nessun cordoglio per Boris Nemtsov. Era un filo-ucraino». Questo pensano gli ultranazionalisti, i «patrioti più patrioti di Putin», quelli che difendono i sacri valori religiosi e morali della Grande Russia, che fanno crociate contro i gay e gli immigrati, che bollano come fascista ogni forma di simpatia per l’Occidente e che hanno anche sacro rispetto per la memoria di Adolf Hitler
Non si parla. Basta uno sguardo del colosso barbuto in giacca di cuoio e aquile sul petto per capire che non c’è niente da fare. I «patrioti più patrioti di Putin», quelli che secondo il tamtam di Internet, avrebbero esultato per la fine di Nemtsov, non sono in vena di chiacchiere. Tra ipotesi strampalate e ricostruzioni più o meno fantasiose sull’omicidio ai piedi del Cremlino, le minacce del loro grande capo, rivolte proprio qualche giorno fa alla “Quinta colonna degli oppositori”, hanno evocato allusioni pesanti. Meglio evitare, come fa il gigante apparso per un attimo davanti a questa palazzina in mattoni rossi di via Nizhnie Mnevniki 110, tra le residenze che furono della nomenklatura del Pcus e i grattacieli “Manhattan style” della nuova City degli affari e della grande finanza. Sembra un anonimo garage coin me tanti, ma è il quartier generale dei “Lupi della Notte”, motociclisti d’assalto, molto amati dal presidente che ne è membro onorario e ci ha fatto pure qualche scorribanda insieme su una luccicante Harley Davidson “Black Magic”. Ma anche dal Patriarca Kirill che li ha benedetti in varie occasioni pur rinunciando alla tentazione di un giro in moto.
È l’ala più spettacolare, e forse meno pericolosa, di un mondo misterioso fatto di nazionalismo, integralismo cristiano ortodosso, e pura e semplice voglia di menar le mani. Ma una linea comune: «La Crimea non si tocca, niente accordi sul Donbass. Scongiuriamo proteste di piazza stile Majdan».
Il mondo in cui, secondo gli amici di Nemtsov, rigorosamente anonimi, sarebbe maturato l’omicidio. Per dare un segnale a tutti ma anche allo stesso Putin qualora fosse tentato dal cedere alle pressioni internazionali sulla guerra in Ucraina. Un mondo rimasto per anni ai margini della cronaca e delle analisi sociologiche ma rinvigorito dalla annessione della Crimea, le sanzioni occidentali e il generale senso di amor di Patria che ne è venuto fuori. Non a caso, dicono, le indagini sono state affidate al generale Igor Krasnov molto noto per le sue inchieste, e i suoi arresti, a carico di estremisti del famigerato “Born”, una sigla che vuol dire più o meno “Associazione dei combattenti nazionalisti” che avrebbe compiuto diversi omicidi in questi ultimi anni a carico di giornalisti, avvocati, difensori dei diritti umani. Niente a che vedere con le borchie e le bandane dei “Lupi della notte”. Una vera organizzazione segreta che comunica trasversalmente sui Social network e che ha sempre individuato come suoi nemici tutta quell’area di liberal filo occidentali ex eltsiniani, come l’oligarca Khodorkovskij, esule in Svizzera dopo la grazia concessa da Putin; l’ex ministro Anatolj Cjubais odiatissimo autore delle privatizzazioni selvagge che crearono la generazione degli oligarchi dopo la fine dell’Urss; e negli ultimi tempi Boris Nemtsov, per il suo attivismo “filo ucraino”.
L’ideologia è semplice e anche contraddittoria: difesa assoluta dei sacri valori religiosi e morali della Grande Russia, crociate contro i gay e gli immigrati, contro ogni forma di simpatia per l’Occidente bollato come “fascista”, ma anche sacro rispetto per la memoria di Adolf Hitler.
I gruppi sono tanti e quasi anonimi. Alcuni innalzano alle ma- nifestazioni le bandiere giallo nere degli Zar, altri le croci celtiche e perfino le svastiche che pure sono vietate, molti semplicemente la bandiera nazionale. Tutte insegne che abbiamo visto domenica nella manifestazione di popolo per Nemtsov ma anche alla sfilata di qualche giorno prima denominata “Anti Majdan”. Uno dei tanti leader, Dmitri Sablin, presidente di una tale “Fratellanza dei veterani militari”, la spiegava così: «Vogliamo ribadire che quello che è avvenuto a Kiev è solo un sanguinoso golpe che ha ridotto l’Ucraina a colonia della Nato. Impediremo ogni tentativo di camuffare da proteste liberali una Majdan che voglia destabilizzare la Russia».
Qualcuno intanto si è già specializzato in azioni punitive come i Portatori dello Stendardo che si fregiano di antiche insegne medievali, recitano preghiere di massa e compaiono con i loro randelli quando c’è da disperdere una manifestazione per i dibattiti ritti omosessuali, un raduno delle Pussy Riot, o un semplice meeting di fans di Madonna, la «cantante maledetta».
In questo mondo di media pericolosità sociale si muoverebbero anche personaggi più inquietanti. Sin dalla notte del delitto, il mondo del web si chiede con ansia, per esempio, che fine abbia fatto Igor Girkin, meglio conosciuto come “Strelkov”, cecchino. Moscovita, 45 anni, colonnello dei servizi segreti, era apparso nel Donbass all’inizio di maggio come leader dei ribelli filorussi. Per molti era di fatto il rappresentante militare di Mosca in zona. Appassionato di storia antica, moderatore di raffinati di- sulla guerra napoleonica, ha di fatto coordinato tutte le imprese militari dei ribelli. Nemtsov in persona lo aveva accusato di atrocità umanitarie. Il fatto è che Strelkov, dopo essersi dichiarato pubblicamente contrario ad ogni iniziativa di pace è improvvisamente tornato in Patria in prematura pensione. Proprio mentre altri leader irriducibili della guerriglia venivano eliminati o bruscamente congedati. In tanti hanno letto una voglia del Cremlino di riprendere il controllo di personaggi che non garantivano più totale ubbidienza, assolutamente necessaria per avviare un processo di pace. Di certo, Strelkov, sparito da tutti i radar dei media resta un eroe per tutti i tanto diversi difensori della Patria, in moto, con le croci o le svastiche. I “patrioti più patrioti di Putin” che non mostrano cordoglio per un omicidio che mette nuovamente a rischio i rapporti internazionali.