la Repubblica, 3 marzo 2015
Pagate per tacere. A sentire Imane Fadil, la modella marocchina spesso ospite alle cene eleganti di Arcore, un presunto emissario di Berlusconi avrebbe offerto denari in cambio del silenzio. Un invito che però non ha accettato, costituendosi al processo e dettagliando i rapporti sessuali che si consumavano regolarmente nella dimora dell’ex Cavaliere
Riscontri dai versamenti dei conti bancari, ma anche tracce informatiche. Più di un elemento che spinge la procura e gli investigatori milanesi a manifestare un mascherato, ma sicuro ottimismo. A due settimane dalle perquisizioni a carico di venti ospiti del bunga bunga arcoriano, in Procura si respirano sensazioni positive sugli sviluppi della nuova indagine per corruzione in atti giudiziari che coinvolge anche l’ex premier, Silvio Berlusconi.
Serviranno ancora alcune settimane ai periti nominati dai pubblici ministeri Tiziana Siciliano e Luca Gaglio per completare ufficialmente il lavoro di analisi della documentazione sequestrata. Ma qualche dato sembra essere già stato estrapolato e in vista di una chiusura indagini che non dovrebbe spingersi oltre aprile, l’accusa è convinta di essere riuscita a delineare meglio i contorni dell’intera storia.
Per questo ieri pomeriggio per un secondo interrogatorio è stata convocata come testimone la modella marocchina Imane Fadil. Altre quattro ore e mezzo per spiegare meglio precedenti dichiarazioni, ma anche per specificare elementi emersi anche dalle perquisizioni di due settimane fa. Fadil è stata un’ospite delle “cene eleganti” di Berlusconi. Con le sue parole, ha contribuito a definire il quadro delle indagini, a spiegare le reali motivazioni che spingevano decine di aspirante soubrette ad accettare gli inviti dell’allora presidente del Consiglio nella sua residenza brianzola.
È stata sempre la giovane marocchina a raccontare delle feste, dei video girati ad Arcore, ma soprattutto di un tentativo di metterla a tacere da parte di un misterioso cittadino siriano, presunto emissario di Berlusconi. «Se parli ci saranno conseguenze», aveva detto a Fadil, spiegando che in cambio del suo silenzio, sarebbe stata ben ricompensata. Un invito che la ragazza non ha però accettato, costituendosi al processo a carico di Mora, Fede e Minetti, dettagliando con l’aiuto del suo legale Danila De Domenico, i rapporti sessuali che si consumavano regolarmente nella dimora dell’ex Cavaliere. E la ricostruzione di Fadil – un elemento forte in mano alla procura – è stata ritenuta credibile dai giudici che l’hanno ascoltata in aula.
È intanto partita ufficialmente l’annunciata rogatoria con le autorità messicane. Un tentativo per cercare di ricostruire con quali capitali sulla costa messicana di Playa del Carmen, siano state acquistate diverse proprietà riconducibili a Ruby “Rubacuori”. Come il ristorante “Casa Sofia” con annesso pastificio, gestito dall’ex compagno di Ruby, Luca Risso – anche lui indagato –, e un paio di palazzine con appartamenti da affittare.
Otto ragazze perquisite quindici giorni fa, infine, attraverso i loro legali hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame, per riottenere almeno parte del materiale sequestrato (soprattutto i telefonini e i personal computer).