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 2015  marzo 03 Martedì calendario

«La battaglia contro la Severino è una battaglia di civiltà». Dopo aver vinto le primarie campane parla Vincenzo De Luca. L’ex sindaco di Salerno afferma di essere stato condannato in primo grado solo «perché invece di project manager dovevo scrivere “collaboratore” nel processo sui lavori del termovalorizzatore»

«Sarà una rivoluzione democratica. È cambiata un’epoca. Ed è finita anche quell’enorme quantità di imbecillità e luoghi comuni o di apocalittiche sentenze che si esercitano quando si parla di sud». Applausi, abbracci, gente che lo saluta. Vincenzo De Luca, sindaco ormai destituito di Salerno, tribuno del Palazzo di città per oltre venti anni, due volte parlamentare ed ex viceministro del governo Letta (mentre conservava anche il posto di primo cittadino, in violazione della legge) ce l’ha fatta. Supera con il 52 per cento le tormentatissime primarie della Campania da cui persino i vertici nazionali gli avevano chiesto di astenersi. Ma le cose cambiano in fretta, dalle parti della vittoria: ora anche Lorenzo Guerini plaude al risultato.
«Chiamatemi non sindaco, ma emerito», scherza lui.
Salerno era e resta ai suoi piedi (12mila voti contro i 400 di Cozzolino). La guida della Campania, stavolta, dopo la sconfitta di cinque anni fa, sempre contro Caldoro, potrebbe essere per lui a portata di mano. Sempre che qualcuno risolva il problema della legge Severino che vieta all’ex sindaco, se eletto, di insediarsi in Regione perché condannato in primo grado.
De Luca, partiamo da questo nodo. Non le crea imbarazzo avere un divieto che pesa sulla sua corsa come governatore? Lei può candidarsi. Ma resta ineleggibile.
«Io? L’imbarazzo è dei gruppi parlamentari. Risolvano loro i nodi che pone alcuni passaggi demenziali della legge. Devo rilevare che per la prima volta il vicesegretario Debora Serracchiani ha riconosciuto che c’è un problema e che va risolto. Bene. Mi auguro che non perdano un minuto di più per ripristinare il diritto e il rispetto per il voto dei cittadini».
Le leggi si rispettano: è un tema etico, della politica; e dell’applicazione delle norme, da parte dei politici.
«Io le regole le rispetto, e ho massima considerazione del lavoro dei magistrati. Qui stiamo discutendo di altro. Se una legge è fatta male, il problema non può essere il mio. Se c’è un groviglio, o una mostruosità giuridica, il problema lo risolva il legislatore. Quando, in seguito alla condanna di primo grado, che io ho avuto solo per una questione linguistica, perché invece di project manager dovevo scrivere “collaboratore” nel processo sui lavori del termovalorizzatore, io sono stato sospeso da sindaco, per effetto della legge Severino. Bene, ho fatto ricorso al Tar, com’è noto. E sa quanto tempo ci hanno messo i giudici amministrativi per reintegrarmi? Tre ore».
Ma immaginiamo che venisse eletto come governatore e un attimo dopo la giustizia le notificasse una sospensione, che cosa farebbe?
«Un minuto dopo ci sarà ricorso al Tar. Lo ribadisco a testa alta come sempre ho fatto contro tutti i tentativi di mummificare la vita politica e amministrativa dentro regole che hanno in sé evidenti violazioni costituzionali, o paradossi: e la battaglia contro la Severino è una battaglia di civiltà».
La Severino non può andar male se deve salvare De Luca e bene se condanna Berlusconi, anche se parliamo di situazioni processuali assolutamente diverse tra loro. Condivide?
«Non mi piace l’accostamento. Rispetto tutti. Ma Berlusconi è stato condannato per un reato fiscale in via definitiva. De Luca è stato condannato in primo grado per questione linguistica. Se Berlusconi ha da rivendicare una persecuzione politica, lo faccia. Ma non confondiamo le acque. Parliamo delle nostre vicende, e di questo bellissimo risultato di partecipazione ordinata e civile. E poi mi lasci ringraziare la segreteria nazionale».
La segreteria nazionale? Quella che ha cercato vanamente di chiederle un passo indietro?
«No. Mi hanno chiesto di riflettere perché la mia posizione poteva essere strumentalizzata. Ma ho garantito che potevo andare avanti. Perciò voglio ringraziarli, ora, per aver dato la parola ai cittadini, anziché tenere le scelte rinchiuse nei gruppi. Hanno compiuto un atto di coraggio e di fiducia, verso il sud e la Campania».
Lo scrittore Saviano ha notato che sia lei sia Cozzolino apparteniate alla storia degli ultimi venti anni di una Campania disastrata. Cosa risponde?
«Il mio più grande leader spirituale indossa una veste bianca e dice parole limpide all’umanità, è Papa Francesco. Ho molto rispetto per Saviano, per i suoi atti di denuncia. Ma vengo da una scuola di pensiero e politica che non pensava solo al racconto apocalittico del male, che c’è, ed è tanto; ma che indicava e coltivava anche le risorse per combattere e vincere. Questo, prima che arrivassero sulla scena altri protagonisti».