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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

Addio Rondinella, voce di Napoli. È scomparso il cantante che portò al successo “Malafemmena” di Totò. Aveva 91 anni. La sua carriera si divise tra brani classici, come “Luna Rossa” e “Anema e core”, e il cinema. Girò tanti mélo, ma anche film d’autore, da Rossellini a Edoardo, e fu lui a scoprire Virna Lisi

«Femmena/tu si ’a cchiù bella femmena/te voglio bene e t’odio/nun te pozzo scurdà». Sono mille i ricordi legati a Malafemmena, canzone firmata da Totò e, si disse allora, dedicata non del tutto benevolmente a Silvana Pampanini (in realtà era rivolta alla moglie, Diana Rogliani che aveva deciso di lasciarlo). Fra i tanti, c’è un nome che appartiene a un lontano passato, quello in bianco e nero dei ricordi lontani e dei film d’epoca, Giacomo Rondinella, campione della melodia, che quel brano portò al successo, 64 anni fa. Rondinella se ne è andato ieri alla ragguardevole età di 91 anni, ultimo rappresentante di una canzone napoletana che non c’è più e, quando viene ripresa, vedi alla voce neomelodici, diventa retorica impomatata. Detto che non fu il primo a cantare Malafemmena, presentata al concorso di Piedigrotta nel ’51 da Mario Abbate, fu sicuramente lui a portarla al successo, con la sua voce sicura, ferma e impostata, da tenore leggero. Un successo talmente forte da suggerire, quasi un musicarello cinematografico antelitteram, come l’ormai leggendario, esilarante e citatissimo Toto, Peppino e la malafemmena del ’56, dove però la canzone era cantata da Teddy Reno, anche protagonista del film. E l’anno successivo il brano suggerì pure un drammone sentimentale senza sconti (ma privo di un briciolo di ironia), intitolato semplicemente Malafemmena.
ATTORE
Alto, aria da bravo dongiovanni della porta accanto, sicuramente fotogenico e disinvolto, lo stesso Rondinella deve gran parte della sua popolarità al cinema che cominciò a frequentare a partire già dall’immediato Dopoguerra, quando era poco più che ventenne. A un certo punto, arrivò a girare fino a 12 film l’anno come accadde nel ’54 (e nel ’53 ne aveva fatti 9): tutti mélo dalle forti tinte. Eppure nel suo curriculum figurano anche film di prestigio. Uno su tutti, Carosello napoletano, delizioso affresco partenopeo di Ettore Giannini (anno ’53), e ancora Napoli milionaria di Eduardo, e poi Dov’è la libertà di Roberto Rossellini, che, successivamente, gli fece incidere la colonna sonora di Viaggio in Italia (1954), interamente fatta di canzoni napoletane. Il cinema fece di Rondinella una vera star di quei primi e poveri anni 50. Un divo capace anche di imporre alcune sue scoperte come accadde con la giovanissima, aveva 16 anni, Virna Lisi, presentata al produttore Antonio Ferrigno e fatta debuttare nel film ..e Napoli canta (del ’53), in cui Rondinella era il protagonista, e una diciottenne esplosiva Marisa Allasio in Cuore di mamma. Certo, non era un grande attore, sicuramente era assai più a suo agio nei panni del cantante melodico, capace di accarezzare le melodie partenopee. La cosa curiosa è che Giacomo non era nato a Napoli, ma a Messina da genitori che come attori e cantanti si dedicavano al repertorio napoletano. Dopo la guerra, dove era stato arruolato in Marina, nel battaglione San Marco, provò a darsi al pugilato finché non arrivò l’occasione giusta, un concorso per Voci nuove indetto da Radio Napoli all’inizio del ’44, una sorta di talent show d’epoca che lo vide piazzarsi primo. Da quel momento cominciò il suo viaggio nello spettacolo: nella rivista Imputati... alziamoci! di Michele Galdieri, interpreta per la prima volta la canzone Munasterio ’e Santa Chiara, poi lavora in un paio di spettacoli di Garinei e Giovannini, come la rivista Cantachiaro n. 2 dove si trova accanto a Anna Magnani che poi lo prende in compagnia per Sono le dieci e tutto va bene e con la Compagnia Za-Bum.
Fra i suoi cavalli di battaglia musicali, oltre a Malafemmena, ci sono Luna Rossa, incisa in un 78 giri con Anema e core nel retro. Sicuramente la sua carriera musicale si esaurì sia con il successo del reuccio Claudio Villa sia con l’arrivo degli urlatori. A un certo punto decise di trasferirsi in Canada, a Toronto, dove visse gestendo un teatro di rivista. Al ritorno in Italia, ebbe alcune occasioni di revival per far ascoltare ancora la sua voce sicura e partecipò anche a un film, Zampognaro innamorato di Ciro Ippolito (era l’83). Da anni viveva fuori Roma, a Fonte Nuova, facendo progetti: musicava poesie di Totò e Eduardo che poi spediva agli amici, sognava una scuola della canzone partenopea e un nuovo Festival di Napoli. Ma il passato non torna, se non con la memoria.