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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

Dopo la Svizzera, tocca al Liechtenstein. Il ministro Padoan e il premier del principato Hasler hanno firmato l’accordo in materia di scambio di informazioni ai fini fiscali

Dopo la Svizzera, tocca al Liechtenstein. Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, e il primo ministro del principato, Adrian Hasler, hanno firmato ieri l’accordo in materia di scambio di informazioni ai fini fiscali con il principato tradizionale custode di accomandite e trust miliardari. Il modello di intesa è lo stesso di quella siglata nei giorni scorsi con Berna: stop al segreto bancario nel Principato, che entra nelle white list. Sempre ieri è stato firmato anche un protocollo aggiuntivo in materia di “richieste di gruppo” che “consentirà di sviluppare ulteriormente la cooperazione amministrativa tra i due Paesi e quindi rafforzare il contrasto all’evasione fiscale”, spiegano dal Tesoro.
Come per la Svizzera, gli accordi si applicano dopo la ratifica da parte dei Parlamenti dei rispettivi Paesi, a decorrere della firma. Di conseguenza, lo scambio di informazioni potrà riguardare elementi in essere alla data di ieri.
L’obiettivo del governo è dare un colpo d’acceleratore alla voluntary disclosure, la sanatoria per l’emersione dei fondi nascosti all’estero, stimati in 150-200 miliardi, attraverso l’autodenuncia dell’evasore in cambio di uno sconto sulle sanzioni amministrative e penali, ma dietro il pagamento delle imposte. Chi si “autodenuncia” non subirà il raddoppio delle sanzioni e del periodo di accertamento (sulle attività tra il 2005 e il 2009 cadrà la prescrizione).
Lunedì prossimo, 2 marzo, è l’ultima data utile per firmare altri eventuali accordi. A cominciare da quello con il Vaticano, considerato “di fatto” un Paese non collaborativo ai fini fiscali, come è ancora non equivalente per la legislazione antiriciclaggio. Se ci fosse un’intesa, per chi aderisse alla voluntary disclosure i termini di accertamento del fisco italiano si fermerebbero, così come prevede la legge, al 2009, senza risalire al 2005 e le sanzioni sarebbero alleggerite. Intanto, alla fine di dicembre 2014 la Santa Sede ha sottoscritto l’accordo Fatca con gli Stati Uniti.
Si tratta della legge federale che prescrive che i cittadini americani che vivono fuori dei confini dichiarino i conti posseduti all’estero e richiede alle istituzioni finanziarie straniere di riferire all’ Internal Revenue Service (Irs) sui propri clienti statunitensi.
Sul piano dello scambio su richiesta di informazioni fiscali, l’Italia ha anche stipulato e già ratificato accordi con le Isole Cook, Jersey, Gibilterra e Isola di Man. Con le Cayman è in corso di ratifica e con le Bermuda è in attesa. Nessuno risulta però ancora in vigore.