il Fatto Quotidiano, 27 febbraio 2015
Tosi vuole andare con Passera e Alfano? Un nuovo trio scende in campo in Veneto. Salvini intanto insegue CasaPound e gela Forza Italia: «Alleanze? No, siamo diversi»
Tosi più Passera uguale ToPa. È un tripudio di doppi sensi la nuova alchimia politica che potrebbe essere sperimentata nel laboratorio veneto, alle prossime regionali di maggio. Tosi più Passera ma anche più Alfano. Verrebbe fuori uno strano veicolo, più sfigato della Duna: l’Alfa Topa. Tutto dipende dall’esito del colossale scontro tra Flavio Tosi, sindaco di Verona e capo della Liga Veneta, e il governatore uscente Luca Zaia. Entrambi leghisti, entrambi fratelli coltelli. La battaglia va avanti da giorni e potrebbe mettere a rischio il dominio del Carroccio in Veneto. Anche perché il vero duellante di Tosi è l’altro, il dirompente “Matteo” della politica catodica e dei social network, quel Salvini che ha resuscitato la Lega dopo i colpi mortali del cerchio magico bossiano.
Da “Ricostruiamo il Paese” a “Italia Unica”
Com’è noto, Salvini insegue il modello francese di Marine Le Pen, senza disdegnare l’abbraccio con i fascisti del terzo millennio di Casa Pound. E ieri ha dato l’ennesimo uppercut a Berlusconi: “No a intese con Forza Italia, siamo diversi”. Al contrario, Tosi coltiva ambizioni nazionali da leader nel perimetro di un centrodestra liberale se non neodemocristiano. Basta andare sul sito della sua fondazione (eh sì, perché Tosi si è fatta la sua fondazione a mo’ di partito personale) per leggere che è già stata avanzata la candidatura del sindaco di Verona a fantomatiche primarie di centrodestra. La fondazione si chiama “Ricostruiamo il Paese”, ha come colori sociali il giallo e il nero e le varie sedi sparse per l’Italia sono simboleggiate da fari. Per esempio il prossimo 6 marzo, Tosi sarà a Caltanissetta, nella profonda Sicilia, a parlare di “buona politica”. Prima del 6 marzo, però, c’è la marcia nero-verde di Salvini a Roma, domani in piazza del Popolo, e poi il consiglio federale della Lega di lunedì in cui Zaia e Salvini regoleranno i conti con lui. Tutti i pronostici messi in giro dai parlamentari salviniani danno per scontato l’addio di Tosi. L’onere della prova, in quell’occasione, sarà infatti a carico del sindaco di Verona: toccherà a lui ingoiare l’umiliazione di non presentare civiche alle regionali e di rimettersi in riga nell’esercito salviniano. Tertium non datur, al momento. Così riferiscono dalla Lega. Di qui lo scenario di un laboratorio veneto per un centrodestra inedito. L’Alfa Topa, appunto. In questi giorni, Tosi ha parlato con gli alfaniani di Ncd e soprattutto con il redivivo Corrado Passera, l’ex superbanchiere del governo Monti che si è fatto il partitino personale, Italia Unica. Un partitino lanciato con geniale tempismo nel giorno in cui tutta l’Italia scopriva e conosceva il nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella. Non solo. Nel caso Zaia dovesse davvero correre da solo, il solerte Tosi si è premurato pure di contattare Renato Brunetta, il capogruppo azzurro alla Camera che perse in maniera netta alle amministrative di Venezia. E Brunetta avrebbe risposto con calore e entusiasmo: “Meglio con te, che con Zaia”. Ricapitolando: i tosiani, i passeriani, gli alfaniani e quel che resta di Forza Italia dopo lo scandalo del Mose.
La “coerenza padana” alla marcia su Roma
Ora, immaginando l’altissima, vertiginosa concezione che ha di sè Corrado Passera, sembra difficile vederlo accanto al ruspante sindaco di Verona, che un giorno si fece ritrarre con un leone al guinzaglio. Invece no. Ecco un tortuoso Passera del novembre scorso, quindi recentissimo: “Ho stima per Tosi. Mi sono visto varie volte con tante persone come lui che nei vari partiti hanno idee simili o hanno proposte che assomigliano a quelle che facciamo noi come Italia Unica”. Ed ecco Tosi su Passera, sempre un anno fa: “Passera è una persona che stimo, da quando era ministro sia per il modo di pensare sia per il modo di comportarsi. Lui può essere la persona giusta per rifondare il centrodestra, condividiamo le stesse basi di liberismo, trasparenza, efficienza, voglia di riforme. Il centrodestra, per rinascere, d’altra parte, ha bisogno di persone credibili come lo è lui”. L’asse ToPa nasce così e spiega anche perché tutti i santi giorni, l’onnipresente Salvini trovi sempre un secondo o uno spazio per attaccare Passera. Ieri per esempio, chissà perché, ha dedicato due sfottò su Twitter ai due potenziali alleati dell’odiato sindaco di Verona. Il pretesto è la manifestazione di domani a Roma: “Chi sabato può ma non viene è Alfano”. E poi: “Chi sabato può ma non viene è Passera”. E lo stesso Salvini ha dato la sua versione sulla genesi dello scontro con Tosi: “Essere da tre giorni sui giornali con la Lega che litiga fa girare le palle anche a me. Tutto è partito quando Tosi ha cominciato a mettere in discussione Zaia e a dire apriamo a Passera o ad Alfano. Io non voglio avere a che fare con Alfano e Passera, è una questione di coerenza”. Più chiaro di così.
Ma Angelino voleva il Partito della Nazione
Completa il trio veneto, l’invisibile ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il suo partito, Ncd, è alla ricerca dispera-tata di una collocazione per sopravvivere in Parlamento. Primum vivere, con poltrona incorporata. Di qui l’illusione di essere imbarcati da Renzi nel Partito della Nazione. Di qui la successiva e repentina pace con Berlusconi. Di qui, ancora, la cruenta lotta interna. Adesso la nuova sponda alfaniana è l’asse tra Tosi e Passera. Tutti e tre sono convinti di avere una dimensione nazionale da leader. I collegamenti tra il sindaco di Verona e Ncd, raccontano alla Camera, sono tenuti da Gaetano Quagliariello, ex ministro ed ex saggio del Quirinale. La rivelazione è accompagnata da una battuta maligna sull’obiettivo di fondo dell’operazione politica: “Alfano deve trovare un seggio per sé, per la Lorenzin e per Quagliariello”. Manca Schifani, a dire il vero, ma questi sono dettagli. L’Alfa Topa è pronta a uscire scattante e fiammante dalle officine venete del neocentrismo. Forse riusciranno nella titanica impresa di far vincere la sorridente candidata del centrosinistra, Alessandra Moretti. O forse no, e tutto rimarrà un sogno, un’idea platonica rimasta fuori dalla caverna della Terza Repubblica.