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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

L’offerta di Mediaset per le torri Ray Way è irricevibile, dice il senatore Pd Massimo Mucchetti. E qui spiega il perché. È una questione di prezzo, di rischio regolatorio e d’interesse del Paese

Caro direttore, la più importante notizia sull’Opa di Mediaset per le torri Rai l’ha data Camillo Rossotto, presidente di Rai Way, la società proprietaria dell’infrastruttura per le trasmissioni televisive, prima del consiglio di amministrazione di ieri. «Gli offerenti – ha rivelato – si sono fatti vivi solo martedì». L’aver informato all’ultimo momento la società bersaglio qualifica come tecnicamente ostile l’Opa che Mediaset lancia per il tramite della sua controllata, Ei Towers. Uno Stato dignitoso, che tramite la Rai detiene il 65% di Rai Way, non può accettare di negoziare alcunché con un soggetto tanto inurbano. Peraltro, la decisione di lasciar cadere la proposta del Biscione può essere motivata anche in base al prezzo, al rischio regolatorio e all’interesse del Paese. E tuttavia, ieri, i consigli della Rai e di Rai Way si sono limitati a prendere atto della novità senza alcuna osservazione, almeno pubblica. Un po’ poco.
In una società per azioni i due livelli partecipativi più rilevanti sono il 50,1%, che dà il controllo di diritto dell’assemblea ordinaria, e il 66,7% che dà il controllo anche della straordinaria, dove si delibera con i due terzi dei voti, ovvero il 33,4% che costituisce la minoranza di blocco, sempre nella straordinaria. A lume di buon senso ci si domanda dove voglia arrivare Mediaset di fronte a una Rai che, in ogni caso, non potrebbe per legge scendere sotto il 51%. La mossa di Silvio Berlusconi rappresenta un unicum nella storia della finanza normale. Gli unici precedenti sono quelli dei vecchi speculatori alla Giribaldi che compravano una minoranza e poi contestavano l’azionista principale per farsela ricomprare a peso d’oro. Escluderei che questo possa essere sic et simpliciter l’obiettivo di Mediaset. E tuttavia, per quanto finora è stato detto dell’Opa, Mediaset si impegna a rilevare tutte le azioni Rai Way che le arrivassero oltre il 66,7%, ma si riserva anche di accontentarsi di quantità inferiori ove ne ravvisi l’utilità. Sarebbe dunque prudente se lo Stato rilevasse un 1,5% di Rai Way così da impedire a Mediaset di costituirsi in minoranza di blocco.
Ben peggio sarebbe se, di fronte a una Mediaset che comunque insiste, la Rai decidesse di scendere dal 65 al 51%. L’incasso di 170 milioni non giustificherebbe la scelta di portarsi in casa un concorrente ingigantendo il conflitto d’interessi che pure questo governo, in perfetta continuità con i precedenti, si rifiuta di affrontare, nonostante ampiamente lo consentano i numeri delle Camere.
Il prezzo dell’offerta dava ieri un premio del 10% sulle quotazioni correnti. Una miseria di fronte alla prospettiva che, con una simile cessione, Mediaset arriverebbe facilmente alla minoranza di blocco. L’insistenza del governo sul vincolo del 51%, anziché la proposizione di un diniego tout court, fanno temere che ci sia dell’altro: che quanto in pubblico appare un atto ostile, in qualche opaco conciliabolo sia stato invece considerato degno di essere accolto in una gestione fatalmente condominiale dell’infrastruttura di rete. Se così fosse, e voglio pensare di sbagliarmi, tutto riacquisterebbe una logica dal punto di vista di Mediaset: sia nel caso Berlusconi punti a proteggere la sua tv legandola ancor più alle sorti della tv pubblica sia, all’opposto, se si voglia preparare a vendere a un prezzo migliore una Ei Towers con le mani in pasta anche in Rai Way quale secondo passo nella liquidazione del suo impero, dopo la cessione dell’8% di Mediaset eccedente il controllo di fatto. Ma che c’azzecca una simile prospettiva con gli interessi del gruppo Rai? E che cosa ci guadagnerebbe il Paese dall’ennesima rappresentazione dell’ormai stanco duopolio Rai-Mediaset, così contrario alla concorrenza? Temo nulla.
(l’autore è senatore del Partito democratico)