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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

Nel 1898 il deputato socialista Felice Cavallotti fu ucciso in duello dal giornalista Ferruccio Macola. In quei tempi la pratica del duello per motivi d’onore o altro era legale? Risponde Sergio Romano

Nel 1898 il deputato socialista Felice Cavallotti fu ucciso in duello dal giornalista Ferruccio Macola. Volevo chiederle: in quei tempi la pratica del duello per motivi d’onore o altro era legale? E se non era legale, Macola ebbe a patire conseguenze penali per il suo gesto?
Mario Alaggi
giuli.cerri@yahoo.it

Caro Alaggi,
Il duello in cui Felice Cavallotti perse la vita, all’età di 56 anni, era il 33° della sua lunga e battagliera carriera di volontario garibaldino, poeta, giornalista, deputato radicale, nemico parlamentare di Francesco Crispi, fustigatore dei vizi della politica italiana, personaggio amato, ma anche criticato per la sua insopprimibile tendenza alla provocazione. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il duello, minuziosamente regolato dal codice cavalleresco, era ancora il tribunale dell’onore, il mezzo a cui si ricorreva per rintuzzare un’offesa o lavare un insulto. Esistevano in tutti i Paesi europei campagne di opinione che ne chiedevano il divieto e vi erano sovrani che cercavano di mettere fine a questa pratica, un tempo molto diffusa fra gli ufficiali delle loro forze armate. Ma nel clima surriscaldato della politica italiana il duello continuava ad avere i suoi partigiani. Piaceva alle teste calde, faceva chiacchierare i salotti, riempiva le pagine dei giornali.
Nella maggior parte dei casi (quello di Cavallotti fu una tragica eccezione), il sangue scorreva piuttosto raramente e bastava spesso un graffio perché il direttore dello scontro invitasse i duellanti a riconciliarsi. Vi sono norme nel codice penale italiano che risalgono al 1898 (l’anno della morte di Cavallotti) e che furono ulteriormente precisate da alcuni articoli del 1930. Si discusse a lungo sulla responsabilità penale nei casi in cui uno dei duellanti fosse stato ucciso o gravemente ferito. Molti sostennero che ciascuno dei due avversari aveva liberamente scelto di rischiare la propria vita e che non sarebbe stato giusto, quindi, trattare il vincitore alla stregua di un criminale. Altri sostenevano invece che nessuno potesse disporre della propria vita in tale modo.
Tutte queste disquisizioni divennero presto, fortunatamente, accademiche. Il duello non scomparve perché proibito dal codice penale. Scomparve perché non rispondeva più al concetto della vita umana e al nuovo senso dell’onore di una borghesia che preferiva risolvere questi problemi con un risarcimento in denaro piuttosto che con il sangue.