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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

Una nonna alla Casa Bianca? I baby boomer si avvicinano alla pensione. E vanno a votare più numerosi dei giovani. Nel 2016 potranno fare il tifo per una di loro: Hillary Clinton, che punta sulla sua immagine di granny

“Nonna straricca favorita nel 2016”. Il titolo ammiccante lo ha inventato un blog di destra, Free Beacon. Annuncia una linea d’attacco contro Hillary Clinton alla Casa Bianca. Anzi due: è vecchia, e piena di soldi. Ma sul primo punto la destra rischia di prendere un abbaglio clamoroso. Il 2016 potrebbe segnare il trionfo del “Nonno Power”. Più ancora del femminismo. Un’intera generazione di Pantere Grigie può fare il tifo per “una di loro”. La più popolosa generazione della storia, i baby boomer che furono adolescenti negli anni Sessanta, si avvicina all’età della pensione: e vanno a votare, ben più numerosi dei giovani. Gli stessi ventenni non hanno una percezione negativa dei “nonni”: un po’ imbranati sulle nuove tecnologie ma per altri versi protettivi, generosi, e pieni di buonsenso.
È la scommessa di Hillary, da quando ha cominciato a “investire” nella sua immagine di nonna. Prima ancora di quel fatidico 26 settembre dell’anno scorso, quando la figlia Chelsea ha avuto la piccola Charlotte, l’ex segretario di Stato aveva già cominciato a curare l’immagine della Grandmother in-Chief, la nonna-capo, irradiando felicità per il lieto evento. Dopo la nascita di Charlotte, le uscite “da nonna” sono diventate sistematiche. La più recente è stata a proposito delle vaccinazioni obbligatorie, sulle quali alcune frange della destra hanno montato una campagna di disubbidienza. Diversi politici repubblicani incoraggiano le famiglie a fare obiezione di coscienza contro i tre vaccini obbligatori delle malattie infantili (orecchioni, morbillo, rosolia). L’ideologia anti-Stato vede perfino l’immunizzazione come un’ingerenza del governo nelle libertà individuali. Hillary è partita all’attacco su Twitter con un hashtag intitolato #GrandMothersKnowBest: cioè “le nonne la sanno più lunga”. Uno slogan semplice e divertente, valorizza il buonsenso contro il fanatismo. E insiste sull’essere nonna come un segno più, una qualità per chi aspira a responsabilità di governo.
L’operazione politica che sta dietro a questo investimento nel ruolo di nonna è cruciale per Hillary. Favoritissima in campo democratico, Hillary deve stare attenta a non ripetere gli errori del 2008 quando la sua candidatura apparve così ineluttabile da darle un’immagine di arroganza. C’è da contrastare l’irritazione verso le dinastie familiari – che si chiamino Clinton o Bush. E naturalmente ci sono le riserve più che legittime sul ruolo del denaro. La Fondazione Clinton dalla sua nascita ha raccolto più di due miliardi di dollari di donazioni, dai banchieri di Wall Street ai governi stranieri, c’è di che attaccarla su possibili conflitti d’interessi, collusioni con l’establishment, e così via.
L’unica debolezza che non è tale è l’età. Chi pensa di attaccare Hillary perché avrà 69 anni il giorno dell’elezione presidenziale rischia di commettere un errore madornale. Gli americani ebbero un presidente ben più anziano: Ronald Reagan aveva 74 anni quando iniziò il suo secondo mandato. Gli uomini notoriamente invecchiano prima (e peggio) delle donne. Reagan oggi viene idolatrato dai conservatori, e perfino tra i democratici molti lo considerano un grande presidente. Alla sua seconda campagna elettorale per la Casa Bianca nel 1984, lui rivoltò l’argomento anagrafico contro il suo rivale democratico Walter Mondale con una memorabile battuta: «Io non voglio trasformare l’età in un argomento da campagna elettorale. Non sfrutterò a fini politici la giovinezza e inesperienza del mio oppositore».
Dai tempi di Reagan, l’America è cambiata in una direzione più favorevole alle Pantere Grigie. L’età media nel 1980 era di 30 anni esatti, oggi è salita a 37,6. Gli americani coetanei di Hillary o più anziani, dai 65 anni in su, sono 42 milioni. E 82 milioni hanno fra i 45 e i 64 anni di età, dunque sono in quella fascia che vede dietro l’angolo la terza età. In quanto ai giovani, non esiste in America una narrazione della crisi che li descriva come vittime di una società ingessata e gerontocratica. La disoccupazione giovanile è scesa negli ultimi anni, in coincidenza con il fatto che gli anziani lavorano sempre più a lungo (l’età pensionabile si sta spostando dai 67 ai 70). Nella Silicon Valley, dove si diventa capitani d’industria a vent’anni, nessuno ha mai pensato di “rottamare” gli anziani. Il Partito dei Nonni dà a Hillary altri vantaggi. Li elenca Peter Beinart in un saggio su The Atlantic, dedicato alla Nonna Capa: «Nell’immaginario popolare i nonni sono una figura protettiva e conservatrice. Adorano i loro nipoti e al tempo stesso sono critici di fronte al declino di certi valori tradizionali. Sono favorevoli alla famiglia in un modo che può piacere sia ai progressisti sia ai conservatori».
Il Nonno Power ha un altro vantaggio. La generazione di Hillary e Bill Clinton rievoca gli anni Sessanta: l’ultima Età dell’Oro per il capitalismo americano e occidentale, un periodo di vigorosa crescita, benessere diffuso, pieno impiego, minori diseguaglianze. Una specie di Giardino dell’Eden verso il quale crescono nostalgie di ogni sorta. Non è un caso che l’unica possibile rivale per Hillary – o almeno l’unica che abbia suscitato entusiasmi e mobilitazioni nella sinistra del partito – sia Elizabeth Warren: appartiene alla stessa generazione. Ha solo due anni meno di Hillary e come nonna vince lei: ha già tre nipotini.
Il Nonno Power può rivelarsi decisivo nel voto del novembre 2016. Hillary non ha certo lo stesso appeal di Barack Obama fra le minoranze etniche. Deve compensare su altre fasce di elettorato. Gli anziani sono tradizionalmente il bastione della destra: l’unica sezione della popolazione americana che avrebbe portato Mitt Romney (nonno plurimo) alla Casa Bianca nel 2012. Hillary deve sfruttare al massimo il suo essere donna, e l’affetto per la piccola Charlotte.
Il Partito dei Nonni è già oggi maggioritario nell’altro ramo del potere politico americano, il Congresso. Per un Paese giovanile e giovanilista come l’America, l’età media dei senatori è avanzata: 62 anni. Anche i contraccolpi della crisi giocano a favore delle Pantere Grigie. Benché stiano meglio dei loro coetanei europei, i ventenni americani sono stati chiamati la Generazione Boomerang, perché per la prima volta nella storia c’è un ritorno a casa dei genitori, da parte di chi non guadagna abbastanza per comprarsi casa e sposarsi. E visto che la convivenza sotto lo stesso tetto tra figli ventenni e genitori 40/50enni fa inevitabilmente scintille, cosa c’è di meglio del ruolo mediatore, suadente e amorevole dei nonni?