la Repubblica, 26 febbraio 2015
Tutti pazzi per le torri di Ray Way. Quelle antenne fanno gola perché trasportano i segnali radio di televisioni e telefonini
Tutti pazzi per le torri. Da Mediaset, che tramite Ei Towers vuole quelle della Rai, agli spagnoli di Abertis, che stanno trattando per rilevare quelle del gruppo delle telefonia Wind. Ma cosa sono queste torri e perché sono così interessanti? Si tratta, in sostanza, delle reti di comunicazione, vale a dire i siti e i rispettivi tralicci che vengono utilizzati per trasportare i segnali radio di televisioni e telefonini. Più o meno l’attività di cui, nella seconda metà degli anni Settanta, si occupava Adriano Galliani con la sua società Elettronica Industriale, poi confluita nel gruppo Fininvest in virtù del sodalizio stretto dall’attuale numero uno del Milan con l’ex premier Silvio Berlusconi. Ed è proprio dall’unione delle torri di Mediaset, che rappresentano l’evoluzione dell’Elettronica Industriale di Galliani, con quella della ex Dmt di Alessandro Falciai che è nata Ei Towers, che oggi gestisce un parco di 3.200 infrastrutture per la diffusione e la trasmissione del segnale. Nel caso di Rai Way, quando si parla di torri, si fa riferimento a oltre 2.300 siti che, con i loro ponti radio, satelliti, fibre ottiche e antenne rediotelevisive, sono dislocati su tutto il territorio nazionale, offrendo così un presidio capillare nelle reti di comunicazione. Un eventuale matrimonio tra Ei Towers e Rai Way condurrebbe alla nascita del colosso italiano del settore, che in prospettiva potrebbe poi aprire sempre di più la propria infrastruttura ai vari operatori di rete. Se l’operazione andasse in porto, alla postazione di controllo del nuovo gruppo non ci sarebbe più lo Stato (ora azionista di riferimento di Ray Way attraverso la Rai) ma la famiglia Berlusconi. Un po’ quello che accade in Francia, dove Tdf, la società che gestisce i ponti radio della tv d’oltralpe, non è in mano all’azionista pubblico ma è controllata da un nucleo di investitori canadesi guidati dal fondo attivo nelle infrastrutture Brookfield. Quest’ultimo, lo scorso novembre, ha raccolto il testimone da alcuni operatori di private equity e dalla banca statale Bpifrance.
Anche Telecom Italia ha appena deciso di cavalcare l’onda lunga dell’interesse verso il settore delle torri di trasmissione quotando le proprie. La società di telecomunicazioni con base in Italia, come confermato la settimana scorsa dall’amministratore delegato Marco Patuano, intende collocare in Borsa con un’Ipo prima dell’estate meno del 50% del veicolo dove ha appena fatto confluire le infrastrutture (restando così al controllo). Un’operazione che consentirebbe a Telecom di fare cassa e ridurre il debito da 27 miliardi.