La Stampa, 26 febbraio 2015
È attesa come fosse un concerto rock l’Aida con il tenore-divo Jonas Kaufmann. L’opera in forma di recital a Santa Cecilia per una sola sera, sul podio Antonio Pappano
C’è chi mette mano al portafoglio. «Mio amico venuto da Qatar. Hai biglietto per lui?». Biglietti? Esauriti da mesi. Ma chi può spendere non si rassegna e, attraverso i portieri degli alberghi del centro, chiede di essere messo in contatto con la rete dei bagarini. E c’è chi, non potendo spendere, implora di poter assistere a una prova: «Vuoi entrà alla prova? Ma manco se me lo chiede Obama!», risponde l’addetto alla sicurezza.
Ogni tanto succede. A Roma di questi giorni il frizzichìo mondano ti si appiccica addosso, tra il centro città chiuso al traffico dal tramonto all’alba per consentire le riprese più spericolate dell’ultimo film di James Bond e l’attesa che cresce per l’Aida – one shot di domani sera all’Accademia di Santa Cecilia.
Bagarini scatenati
Una sola recita, «un momento internazionale, un concerto-galà che abbiamo voluto offrire al pubblico, con questo strepitoso cast di cantanti», dice il direttore Antonio Pappano. Il tenore Jonas Kaufmann, che debutta nel ruolo di Radames; il soprano Anja Harteros come Aida, e anche per lei sarà la prima volta; il mezzosoprano Ekaterina Semenchuk, come Amneris, e il baritono Ludovic Tézier nel ruolo di Amonasro. Difficile riuscire a mettere insieme oggi una compagnia vocale di altrettanto peso e di così brillante immagine: bravi, belli e tutto sommato anche giovani.
C’è riuscita la casa discografica Warner Classics che si è fatta carico della produzione di un nuovo cd dell’opera di Verdi realizzato non durante le recite di uno spettacolo, ma in studio; un lusso, per i tempi che corrono, perché dischi se ne vendono pochi e bloccare interpreti che non abbiano già un contratto con un teatro è costoso. Ma oggi sono proprio queste le operazioni che si chiudono meglio: più costano, più promettono di essere redditizie. Così va, anche, il mondo della musica. Per l’Accademia di Santa Cecilia, questa produzione rappresenta un’occasione significativa di ulteriore credibilità internazionale, molto cresciuta negli ultimi anni, grazie alle relazioni e all’impegno del maestro Pappano, e alla qualità di orchestra e coro, non più discutibili. Con loro, per questa occasione, anche la Banda Musicale della Polizia di Stato, impegnata nella scena del trionfo.
Niente scene né costumi
La recita sarà in forma di concerto: niente scene, niente costumi, solo la forza della musica e del canto di Verdi. Ormai abbiamo fatto l’abitudine a vedere l’opera nuda e non è detto sia un limite: valga la modestia della messa in scena dell’Aida in questi giorni alla Scala. «Opera grandiosa e intima: il mondo musicale di Aida è unico, Verdi è riuscito nel miracolo di fondere assieme gli aspetti più spettacolari e quelli più segreti, scendendo nella profondità dell’animo umano», dice ancora Pappano, che promette di attenersi strettamente alle indicazioni della partitura: «Lo posso fare perché ho a disposizione un’orchestra e dei cantanti di una sensibilità rara».
Ad accogliere i 2800 spettatori ammessi al rito, ci sarà il nuovo Presidente dell’Accademia di Santa Cecilia: Michele Dall’Ongaro, 58 anni, apprezzato compositore, attuale sovrintendente dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e dirigente di Rai-Radio Tre. Eletto dagli Accademici al termine di quattro votazioni, succede a Bruno Cagli, che lascia dopo dodici anni di buon governo la più importante istituzione sinfonica italiana.