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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

Ecco quali sono i nove errori giudiziari riconosciuti negli ultimi dieci anni. Troppo pochi, stando al governo che ha portato fino alla meta la battaglia per cambiare la legge Vassalli sulla responsabilità civile dei magistrati. Storie di comune malagiustizia

Nove errori giudiziari riconosciuti negli ultimi dieci anni. Neanche uno all’anno. Troppo pochi, stando al governo che ha portato fino alla meta la battaglia per cambiare la legge Vassalli sulla responsabilità civile dei magistrati. Ma esiste una cifra che si avvicina quanto più possibile agli errori realmente commessi per dolo o colpa grave nei tribunali italiani? Impossibile dirlo, anche se scorrendo i nove casi si scoprono storie di magistrati che non hanno indagato per tempo su prove che avrebbero potuto evitare un omicidio-suicidio, o di terreni pignorati non tenendo conto di atti già acquisiti. Certo è però che il ministero della Giustizia una previsione l’ha fatta lo scorso settembre, dopo aver varato il ddl Orlando poi divenuto un emendamento al testo Buemi già incardinato al Senato, ora legge. Se lo Stato ha sborsato negli ultimi 10 anni circa 54mila euro, l’eliminazione del filtro ai ricorsi presentati dai cittadini contro lo Stato comporterà una spesa dieci volte maggiore: 540mila euro l’anno, perché «in via approssimativa» si mettono in conto circa dieci condanne l’anno. Sarà lo Stato a procedere nei confronti del magistrato. Non più facoltativamente ma per obbligo di legge per una somma non superiore alla metà dell’annualità di stipendio della toga, contro il terzo previsto dalla Vassalli.
I RISARCIMENTI
Se il “quantum” dei futuri ricorsi sarà oggetto di monitoraggio del Csm, resta il dato storico dei nove casi. Che vanno raccontati con una premessa: nessuna azione di rivalsa dello Stato sul magistrato è stata definitiva. Perché anche i procedimenti di responsabilità in sede civile hanno tre gradi di giudizio e una condanna può essere ribaltata. È accaduto ad società srl alla quale un pm e un magistrato di Grosseto avevano sequestrato nel lontano 1998 un’intera tenuta agricola nel parco dell’Uccellina per reati ambientali. Un sequestro «non pertinente» al reato, aveva deciso il Tribunale civile di Genova condannando lo Stato, nel 2005, a risarcire a favore della società circa 500mila euro. Ma la Corte di Appello prima e la Cassazione poi hanno annullato la decisione di primo grado, col risultato che la Presidenza del Consiglio ha intimato agli ex soci della società (che nel frattempo aveva cessato l’attività) di restituire le somme versate. Che dire poi del paradosso del giudice di Fermo la cui compagnia assicuratrice aveva versato 21 mila euro allo Stato a fronte dei 74mila stabiliti per colpa grave? Quel magistrato, stando a una sentenza del 2005 del Tribunale civile di Perugia, nel lontano 1989 emise un provvedimento esecutivo immobiliare non tenendo conto che il creditore aveva rinunciato all’esecuzione. Non fu pertanto possibile vendere all’asta gli immobili pignorati. La Corte di Appello e la Cassazione hanno però escluso che il magistrato in questione abbia agito per colpa grave e la somma (con gli interessi per un totale di 28mila euro) è stata risarcita.
L’OMICIDIO-SUICIDIO
Chissà se accadrà altrettanto in un’azione di rivalsa pendente nei confronti di un magistrato di Termini Imerese che, nel 2002, non tenne in conto di prove una serie di lettere acquisite dai carabinieri che avrebbero potuto evitare un omicidio-suicidio. I familiari della donna uccisa hanno fatto ricorso per responsabilità civile e il Tribunale di Caltanissetta, nel 2009, ha condannato lo Stato al risarcimento di circa 95mila euro.