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 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

Il mitico regista Costa-Gavras promuove Tsipras: «È un pragmatico, non un sovversivo. Vuole far uscire la Grecia dalla fame, non dall’Europa»

Dietro al Panthéon, ai margini del quartier latin, a Parigi, tutti sanno che Costa-Gavras, quell’affabile signore di quasi 83 anni (ma ne dimostra molti meno), vive al di là di uno strano portone verde, in fondo nel cortile. Greco naturalizzato francese, è il mitico regista di film come Z-L’orgia del potere e Missing. «Lo scorso maggio me ne stavo a casa – racconta – e ricevetti una telefonata: una piacevole sorpresa». Dall’altra parte del filo, Alexis Tsipras: «Era di passaggio a Parigi. Mi disse che voleva conoscermi». Si ritrovarono al Mavrommatis, ristorante greco ovviamente.
L’incontro al ristorante
«La prima domanda che gli posi fu: vi presentate come sinistra radicale, ma cosa vuol dire per te “radicale”? Lui rispose: significa ritornare alle radici della Grecia, la cultura e la democrazia. Già lì tirai un sospiro di sollievo». Tsipras non è uno sterile sovversivo, né un veterocomunista: Gavras ci tiene a sottolinearlo. «Me lo disse anche quella sera: non vuole uscire dall’Europa, né per forza dall’euro. Il problema è che il debito pubblico della Grecia è enorme: non riusciranno mai a rimborsarlo. E poi la responsabilità di quel debito è dei politici greci che l’hanno contratto ma anche del signor Barroso e della signora Merkel: hanno consentito che gli europei continuassero a vendere di tutto ai greci, anche forniture militari, sempre a credito».
La caduta del ceto medio
In tutti questi anni il regista ha viaggiato spesso nel suo paese di origine. «Ai tempi dell’illusoria crescita economica, se una famiglia voleva partire in vacanza, la banca proponeva subito di prestarle i soldi. Se voleva comprare la Mercedes, uguale. Avevano subìto la povertà, saltarono subito su quella che sembrava una buona occasione. Oggi il ceto medio non ha neanche i soldi per pagare il riscaldamento».
Quella sera di maggio Costantino (il suo vero nome) e Alexis fecero le ore piccole a discutere mentre Andreas, il padrone del Mavrommatis, serviva un piatto dietro l’altro: «Tsipras è simpatico, ascolta molto e fornisce lunghe spiegazioni». Dicono che sia un figlio di borghesi che vuole fare il rivoluzionario... «Anche Lenin era figlio di borghesi. E poi non è il criterio che utilizzo per giudicare una persona». Lunedì si sono sentiti al telefono: «L’ho felicitato», dice Costa-Gavras. Se all’inizio era un po’ diffidente «è perché in Francia Tsipras veniva sempre associato a Jean-Luc Mélenchon, che a me non piace per nulla». Il leader dell’estrema sinistra: lui sì, un po’ vetero... «Mélenchon dice che, se Tsipras ci è riuscito, adesso vincerà anche lui. Non ha capito che la gravità della crisi in Grecia è incomparabile con quella della Francia».
Costa-Gavras è sempre stato un regista impegnato e di sinistra. Ma allergico alle etichette partitiche, costantemente fuori dagli schemi. Condannò il totalitarismo di destra in Grecia in Z-L’orgia del potere, nel 1969, ma l’anno dopo anche quello comunista della Cecoslovacchia in La confessione. Negli anni settanta frequentava Roma, perché lavorò con lo sceneggiatore Franco Solinas. «Conobbi allora un certo Giorgio Napolitano. Io ero abituato ai comunisti qui a Parigi: brave persone, per carità, che difendevano degli ideali. Ma che per l’Urss nutrivano una fede religiosa. Poi vidi Napolitano e mi dissi: vedi che perfino un comunista può essere fedele servitore del suo stato».