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 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

L’Europa si blinda contro il terrorismo. O almeno ci prova. La miglior difesa della libera circolazione sta nel rafforzamento delle frontiere esterne. Il trattato di Schengen va modificato, ma ci vorranno almeno un paio d’anni

Gli attentati di Parigi hanno lasciato il segno e ora l’Unione europea vuole “correre” ai ripari contro la minaccia del terrorismo. E per blindarsi contro il pericolo il primo passo sarà quello di irrobustire le sue frontiere. La richiesta in tal senso, è arrivata ieri da Riga dove i ministri dell’Interno della Ue hanno sollecitato «una proposta mirata per emendare il Codice sulle Frontiere Schengen» quale «passo necessario per rafforzare le frontiere esterne». La filosofia alla quale ci si ispira è quella che la miglior difesa della libera circolazione in Europa, caposaldo che nessuno a Bruxelles si sogna di intaccare, è proprio quella del rafforzamento delle frontiere esterne. La modifica del Trattato dovrà garantire un controllo sistematico degli europei che entrano ed escono dallo spazio libero dell’Unione al fine di facilitare l’individuazione di potenziali terroristi che abbiano intenzione di colpire dentro i confini della Ue.

DIMITRIS AVRAMOPOULOS

Ma il cammino verso questo “scudo” è tutt’altro che in discesa. E le parole pronunciate a Riga dal Commissario europeo per gli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, – «l’Europa è più unita che mai di fronte alle sue sfide» – sanno molto di circostanza. Basti pensare all’ormai annosa disputa tra i Paesi della sponda meridionale della Ue, Italia in testa, e gli altri stati partner sulla questione dell’immigrazione per rendersi conto di come la ricerca di un linguaggio comune su certi temi sia impresa faticosa.
Le forze dell’ordine dei 28 stati comunitari – l’area Schengen è composta da 22 stati comunitari e 4 extracomunitari – si coordinano in materia di controlli di ingresso facendo riferimento a norme che non sono sempre uguali. Il che comporta verifiche disomogenee alle frontiere. Sulla carta, il sistema di informazione Schengen imperniato su una database comune a tutte le polizie dei Paesi membri, dovrebbe rendere agevole l’intercettamento di persone sospette ma spesso queste informazioni, a causa di “gelosie” o di mancanza di fiducia tra i vari Servizi segreti, finiscono con il restare nel cassetto di qualcuno, vanificando l’intero sistema di controllo. Un passo importante contro questi “egoismi” che minacciano la sicurezza della Ue è stato compiuto mercoledì scorso dalla Commissione europea che ha approvato una modifica tecnica dei dati Schengen che dovrebbe garantire maggiore rapidità nel ritiro di passaporti a cittadini europei.

DOPPIO BINARIO

Doppio, il binario su cui l’Europa dovrebbe mettersi in moto. Uno, pecorribile da subito, l’altro, quello che dovrebbe appunto portare alla modifica del Trattato di Schengen. Sin dai prossimi giorni potrebbero diventare più sistematici i controlli sui cittadini appartenenti all’area Schengen che viaggiano fuori dalla Ue. Il che starebbe a significare la ridefinizione degli attuali criteri con cui si cerca di individuare elementi pericolosi. Per quel che riguarda invece la modifica del Trattato, i tempi sarebbero molto più lunghi; anche un paio di anni. Se l’obiettivo venisse raggiunto vorrebbe dire controllo al 100% di tutti i cittadini, europei ed extraeuropei. Per capire se gli Stati membri avranno davvero questa intenzione, bisognerà attendere il 12 febbraio quando a Bruxelles si ritroveranno i capi di governo. Nel dossier sicurezza ci sarà anche la questione del “registro dei passeggeri”,strumento che da tempo stagna nel Parlamento europeo a causa dei dubbi che suscita in quanto a diritto di privacy. Se venisse varato le compagnie aeree avranno il dovere di trasmettere alle autorità l’intinerario, la forma di pagamento, il tipo di bagaglio e la frequenza dei viaggi di ogni viaggiatore. E, di importanza anch’essa primaria, la questione della fin troppo libera circolazione delle armi che hanno nei Balcani il grande centro di smistamento.