Libero, 30 gennaio 2015
Si è manifestata di nuovo la «Sindrome Cassano», ovvero la patologia che porta FantAntonio prima o poi a litigare con chi gli ha dato fiducia. Per ogni squadra in carriera, una lite e l’addio. L’ultima a Parma, contro Donadoni, ma dalla Roma in poi se n’è sempre andato sbattendo la porta
Dicesi «Sindrome Cassano» quel qualcosa di non ancora catalogato che porta FantAntonio prima o poi a litigare con chi gli ha dato fiducia. Per ogni squadra in carriera, una lite e l’addio. L’ultima a Parma, ma dalla Roma in poi se n’è sempre andato sbattendo la porta. E spesso prendendosela con chi in società lo ha voluto, coccolato, fatto rialzare e rilanciato. Sensi e Capello a Roma, lo stesso tecnico anche a Madrid, poi Mazzarri, Delneri e Garrone a Genova, Galliani e Stramaccioni a Milano, infine Ghirardi e Donadoni in Emilia. Tutte persone fondamentali per la ripartenza del barese in una nuova squadra ma che alla fine sono arrivati quasi alle mani (qualcuno davvero) con Antonio.
Più d’una volta ha detto di qualcuno «per me è come un padre», anche perché il rapporto con il vero papà (morto nel 2010) è sempre stato tormentato. Di qualcun altro invece non lo ha mai pensato, ma la fiducia nei suoi confronti è sempre stata illimitata: fino all’esplosione.
L’ultima cassanata è social, nel senso che la risposta a Donadoni, che aveva detto «chi scappa dal Parma è senza dignità», arriva via Twitter «Dopo 17 ko parlare di dignità è il colmo! – la replica del giocatore -. Capisco che hai perso l’occasione x andare via prima e capisco anche l’attaccamento ai soldi ma prima o poi qualcuno ti cercherà. Abbi fede Crisantemo!», chiaro riferimento al portasfortuna de L’Allenatore nel Pallone. Rapporto tra Cassano e Donadoni che si chiude nel peggiore dei modi, dopo che l’ex ct lo ha rilanciato prima in Nazionale nel 2006 (dopo essere rimasto fuori dal 2004), poi al Parma con tanto di pass mondiale. E, come detto, non è la prima volta.
Nella Capitale definì «pezzo di merda» Franco Sensi, che lo volle per primo alla Roma. Dopo essersela presa pure con Pradé e Spalletti, Cassano partì per Madrid, dove ritrovò Capello, che lo portò al Real nonostante le cassanate e al quale gridò «sei un uomo di merda, falso come i soldi del Monopoli», rimandendo fuori rosa 5 mesi anche dopo le imitazioni del tecnico.
In Italia lo riporta Garrone che lo vuole per la Samp di Mazzarri, che dà subito il suo ok. In Liguria torna ad essere il Cassano già visto ma va allo scontro prima con il toscano, poi con Delneri (lo lasciò fuori 6 partite di fila), infine con lo stesso Garrone, un «vecchio di merda». Dalla Samp al Milan il passo è breve, dopo il problema al cuore se la prende con Galliani per il mancato rinnovo. Salta all’Inter e viene alle mani con Stramaccioni, le pregresse liti con Mazzarri gli costarono la seconda stagione nerazzurra, da qui il Parma, con gli ultimi sviluppi e la stoccata di Carlo Pallavicino, agente di Donadoni: «Sciacquati la bocca, hai solo da imparare». Ora è senza squadra, dai tifosi del Bari è partito un appello mentre il patron Paparesta ha detto: «Cassano è un sogno». I precedenti, all’ex arbitro, li abbiamo appena ricordati.